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Tra bevute e speranze

Creato il 29 luglio 2013 da Annalife @Annalisa
in versione ebook

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Racconta la storia (che si sospetta vera, all’inizio, e tale si rivela poco a poco) dell’autore, oppresso, chissà perché, da un nome che non gli piace e che è quello del padre latitante (non in senso letterale, ma nella vita sua e, per fortuna, in quella della madre). Alla ricerca di un sostituto degno, JR (scritto così, senza punti) ne troverà una manciata nel bar dove lavora lo zio Charlie, detto Chas. E visto che il bar, inizialmente, gli è precluso per la giovane età, anche quel luogo diventa da subito il padre per eccellenza, un luogo mitico, e non perde di smalto nemmeno quando il protagonista potrà essere presente a tutti gli effetti e quello diventerà una specie di seconda casa, rifugio, nido, banco di prova, dispensatore di consigli e di alcol, oh, quanto alcol. Sullo sfondo, gli Stati Uniti degli anni Settanta-Novanta, prima delle Torri, che talvolta (con sottile malizia, perfidia e bel gioco di scrittura) JR (l’autore) ci mostra nello skyline della città, come per caso.
Una storia bella, a volte ripetitiva come è ripetitiva la vita di un ragazzo qualunque, un po’ speranzoso, un po’ piagnucoloso; una storia ben scritta, con un linguaggio che pare semplice ed è sicuro e netto, come semplice ma spesso tranciante è la realtà che ci tocca affrontare; la storia di the old bar

the old bar

una vita che, tra molti e quotidiani problemi (i soldi, lo studio, le ragazze, i parenti buoni e quelli cattivi, le malattie, le speranze, gli insuccessi e di nuovo l’alcol, oh, quanto alcol), si dipana apparentemente senza grandi picchi di tragedia o di bellezza, ma nelle paludi quotidiane di ciò che non va o che ci illude. Che poi, qualche accenno di tragedia c’è, ma sono quei drammi che chiunque, prima o poi, si trova ad affrontare. Insomma, la vita di Un uomo tranquillo [cit], che diventa declamatorio o battagliero o brillante quando varca la soglia del Bar, ma che poi torna ai soliti problemi dei soliti giorni.
Eppure, sono pagine che si leggono tutte di seguito, arrivando a perdonare a JR le ingenuità, le malinconie, le scelte sciocche, le tristezze, gli sbagli e le bevute.
Certo, se uno si aspetta l’autobiografia di un eroe, magari un po’ (o molto) scazzato o sulla strada della delinquenza o pronto a precipitare nel tunnel dell’alcol o della droga, cose così, qui non ce le trova. Trova una buona storia, con un buon impianto narrativo (a me l’idea del bar come finestra su mondi e caratteri è piaciuta, così come la nascita del romanzo che è narrata mentre si fa strada nella testa dell’autore) e una scrittura sicura (magari solo penalizzata da una traduzione che anche senza
L'autore proprio come te lo immagini

L’autore proprio come te lo immagini

aver letto l’originale sembra a volte tirata via).
Che poi, se anche alla fine lui ce la fa e diventa un grande giornalista (e ora un romanziere conosciuto), ci mettiamo a rimproverarlo perché la sua storia ha un finale tutto sommmato lieto? Ci mettiamo a sindacare sul percorso di vita tipicamente da “sogno americano”? Immagino che il tizio che nel bar si è spaccato l’osso del collo o quello travolto dal crollo di Wall Street non abbiano avuto modo e tempo di scriverci su un romanzo. Se JR l’ha fatto, è proprio perché a lui è andata bene. Sarà mica una colpa!

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