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Tra folklore e simbolismi religiosi, all’insegna di un provincialismo “universale”: intervista a Marino Neri

Creato il 10 aprile 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Marino Neri è nato Modena nel 1979. Pittore, illustratore e fumettista nel 2006 vince il primo premio Arena nel Fumetto 2006, a cui faranno seguito altri riconoscimenti come il secondo premio al festival Fumetto 2006 di Lucerna, ed il primo premio ex-equo a Komikazen – Festival del fumetto di realtà 2007 con “Il Re dei Fiumi” uscito l’anno successivo per Kappa Edizioni e pubblicato anche in Francia e Corea. Tra folklore e simbolismi religiosi, all’insegna di un provincialismo “universale”: intervista a Marino Neri> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="277" width="253" alt="Tra folklore e simbolismi religiosi, allinsegna di un provincialismo universale: intervista a Marino Neri >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-48055" />Ha pubblicato su “Nonzi”, “Monipodio”, “Hamelin”, “Arkitip”, “Rolling Stone” e per Schiaffo Edizioni, suoi i disegni della Zero Guide dedicata a Torino. Nel 2011 è uscito per Canicola “La coda del Lupo” (qui la recensione), un romanzo di formazione dai toni fiabeschi, ambientato in un piccolo paesino dell’Appennino tosco-emiliano ai primi del ’900

La prima cosa che mi ha colpito del tuo racconto è la sua densità, molti spunti in un numero tutto sommato esiguo di pagine. Il racconto è ispirato ad un racconto della Yourcenar ed è ricco di riferimenti culturali precisi, è stato facile condensare tutti questi elementi?
La densità del racconto è data, penso, dal mio metodo di lavoro. Se è vero che ne “La coda del lupo” mi sembra di poter dire di aver lavorato per sottrazione (asciugando al limite la struttura narrativa), il punto di partenza per ogni mia storia e sempre costituito da una serie di elementi, temi, spunti e citazioni, molto vari. Alla fine penso di poter sostenere che il lavoro che faccio sulla narrazione si limiti a cercare di condensare questi elementi. Non è un procedere molto metodico e spesso impiego molto tempo per strutturare una storia che mi soddisfi.

Che rapporto hai con la religione?

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Nessuno, nel senso che non ho alcun legame “serio e rituale” con nessuna religione. Diciamo solo che trovo affascinante  il modo in cui esprimono, attraverso simboli e miti, una spiegazione del mondo.

Il tuo libro è ricco di simbolismi: il rosso della copertina anticipa la “trasformazione” di Elga, Fucsio, la sessualità, persino la miniera di Rame. C’è una chiave di lettura univoca che coinvolge questi temi?
Si, il rosso era il colore della storia, anche se è una storia in bianco e nero. I molti temi da cui sono partito per scrivere e disegnare questa storia, la sessualità su tutti, penso esigessero un colore. Gli altri elementi quindi vengono di conseguenza e alcuni sono stati scelti proprio in base alla loro evocazione, anche a dispetto della coerenza storica: ad esempio non ho la benché minima idea se ci fossero o meno delle miniere di rame in Appennino.

Tra folklore e simbolismi religiosi, all’insegna di un provincialismo “universale”: intervista a Marino Neri> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="283" width="203" alt="Tra folklore e simbolismi religiosi, allinsegna di un provincialismo universale: intervista a Marino Neri >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-48046" />Molto probabilmente erano semplici miniere di zolfo. Ma ho optato per il rame perché volevo che il lettore potesse immaginare una roccia di colore rosso.

Perché una fiaba?
Non so bene perché. Forse è il mio modo di raccontare che in un certo senso si avvicina alla fiaba. Effettivamente nella fiaba c’è spesso tutto quello che mi piace: elementi fantastici, un forte valore simbolico, il superamento di una prova e un certo tipo di indeterminatezza.

Oltre a Petrucci (Metauro,  Il brigante Grossi e la sua miserabile banda) e Matteoni (Stria) fatico a ricordare altri nomi di autori che, come te in questo libro, si siano rifatti alla proprio tradizione, nonostante l’imponente patrimonio folkloristico del nostro paese. Perché secondo te?
Non saprei e me lo sono chiesto spesso anche io. La spiegazione che mi sono dato è che generalmente si tende a rifuggire ciò che è “tradizione” e folklore per non sembrare troppo provinciali. Però se penso a quello che ci viene proposto da altri paesi,

Tra folklore e simbolismi religiosi, all’insegna di un provincialismo “universale”: intervista a Marino Neri> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="300" width="212" alt="Tra folklore e simbolismi religiosi, allinsegna di un provincialismo universale: intervista a Marino Neri >> LoSpazioBianco" class="size-medium wp-image-48051 alignright" />a come facilmente accettiamo e entriamo senza fatica in altre culture, penso ad esempio a Gegege No Kitaro di Shigeru Mizuki, o su un piano più letterario, al lavoro che fanno spesso alcuni scrittori statunitensi, sempre intenti a rivisitare i miti americani, è evidente come sia importante il senso di dialogo tra la narrazione e la tradizione di una data cultura e come sia interessante riproporla e se vuoi anche stravolgerla.

L’impaginazione che hai scelto è particolare: il disegno occupa tutta la tavola tanto che sembra quasi voler allargare le dimensioni della pagina. Una scelta determinata dal formato del volume?
Si è stata sopratutto una scelta “grafica”. Il formato era molto piccolo e ho optato per una impaginazione più funzionale al formato. In più questa scelta è diventata anche il corrispondente stilistico della storia: con vignette molto grandi la storia rallenta e questo mi sembrava il ritmo ideale per il tipo di narrazione che volevo affrontare.

Una delle tematiche del tuo libro è il rapporto con l’immagine ed il suo grande potere di persuasione e suggestione; vuoi forse suggerire che non siamo cambiati molto,

Tra folklore e simbolismi religiosi, all’insegna di un provincialismo “universale”: intervista a Marino Neri> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="256" width="234" alt="Tra folklore e simbolismi religiosi, allinsegna di un provincialismo universale: intervista a Marino Neri >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-48058" />in termini di consapevolezza, rispetto ai nostri bisnonni?
In un certo senso penso possa essere una chiave di lettura. Comunque sia il potere delle immagini ha sempre a che fare con qualcosa di magico. Per quanto possiamo sostenere di essere una società basata su una tecnologia raziocinante e sullo sviluppo, il nostro rapporto con le immagini rimane “irrazionale”. Siamo costantemente stimolati e suggestionati dal fascino delle immagini e dell’aspetto esteriore con cui si manifestano le cose. In un certo senso nella contemporaneità, con l’innovazione tecnica, questo potere viene moltiplicato. La caratteristica principale delle immagini è che pur essendo persuasive e sensuali rimangono sempre ambigue. Una immagine sacra, una icona, il dipinto di una santa, ha un forte potere di suggestione. Ma essendo immagine ha anche un forte carattere ambiguo. E allora l’icona di Sant’Agnese può sovrapporsi a l’immagine di una donna “reietta” (la donna lupo). In questo penso stia il potere “incontrollabile” delle immagini.

Hai detto che per raccontare l’adolescenza di una bambina ti sei voluto documentare leggendo alcuni libri con protagoniste femminili,

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Ho letto diversi libri con protagoniste femminili, ma sopratutto libri scritti da donne, su tutti: di Marosia Castoldi “Dentro le mie mani le tue. Tetralogia di Nightwater”  e di Goliarda Sapienza “L’arte della gioia”. Due libri molto diversi ma entrambi molto utili per trovare quella “voce femminile” che cercavo per la mia protagonista.

E’ uscito a Marzo La coda del Lupo in versione francofona; hai avuto altri riscontri sul libro fuori dall’Italia?
Il libro esce a Marzo e quindi non so quale riscontro avrà. Nella introduzione dell’editore si pone molto l’accento sulla ricostruzione della vita d’inizio secolo scorso, e questo mi fa piacere perché, al di là dei riferimenti alla fiaba, ho cercato di lavorare su elementi anche molto “realistici”.

Sei già al lavoro su di un nuovo progetto?
Si, sono in fase di scrittura e studio dei personaggi. Ma dato che spesso le mie idee di partenza si tramutano di molto, preferisco aspettare per parlarne!

 

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Riferimenti:
marinoneri.com/blog
marinoneri.com

 

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