Secondo uno studio del Centre for Economic and Business Research, il Regno Unito sorpasserà nel 2030 le economie di Giappone e Germania, diventando la terza potenza mondiale dopo Cina e Usa. Malissimo l’Italia, 15esima economia del globo.
Lo rende noto il CEBR, autorevole istituto britannico. La previsione riguarda l’anno 2030. In quella data, secondo i calcoli della ricerca, il mondo avrà un nuovo ordine dominato da tre giganti: Cina, Stati Uniti e Regno Unito. In particolare, il network prevede la divisione in due blocchi del pianeta. Da una parte l’Asia con le sue potenze ormai affermate Cina e India, dall’altra l’occidente dominato in ex aequo da UK e USA.
La Gran Bretagna diventerebbe quindi il nuovo dominus dell’Europa, stando fuori dall’Euro. La Germania invece vedrebbe il fallimento delle sue politiche di rigore, e – perché no – della stessa moneta unica. Conseguentemente quei Paesi, che stanno subendo oggi le bordate della crisi economica, perderebbero terreno in modo irreversibile. Italia e Francia, scivoleranno in acque pericolose, impoverendosi oltremodo. In particolare il Belpaese scenderà dall’ottava alla quindicesima posizione nella classifica delle potenze economiche, per colpa di austerity e immobilismo politico. Viceversa, le motivazioni del successo britannico si devono attribuire alla spinta demografica legata all’immigrazione.
Cosa ci suggerisce il report? Sicuramente il Regno Unito ha fatto bene a rifiutare la moneta di cui la BCE è proprietaria. Sicuramente i politici inglesi hanno dimostrato lungimiranza in questa scelta. Sicuramente il moralismo economico tedesco non porterà i frutti sperati (perlomeno secondo il CEBR). Sicuramente l’impero vittoriano ritornerà sotto le mentite spoglie del colonialismo finanziario.
Tuttavia, è giusto ricordare una cosa: le politiche purgative imposte dalla Merkel in risposta alla crisi dei debiti sovrani sono un dogma errato e ricordano – come scrive Federico Rampini in Banchieri – gli “errori prekeynesiani commessi da Hoover”. Il presidente americano della grande depressione del ’29, cercò di governare la crisi attraverso provvedimenti punitivi del sistema economico. Chiuse i rubinetti invocando capacità autoregolatrici del mercato. Risultato? Condizioni del malato aggravate e recessione economia. Al contrario Roosevelt risollevò l’America pompando denaro nel circuito economico. Un po’ come ha fatto Obama nel 2011. Quale altra soluzione è più vincente?
Certo il costo è elevatissimo – diranno i critici – ma “quando l’economia torna a generare lavoro, il risanamento dei conti pubblici è più facile” (Rampini, 2013).
In ogni caso, godranno i britannici. Uno schiaffone alla Merkel.
Paolo Fassino