Tra Harmony, Playboy e Noir
mi sparo una sega anch’io
di Iannozzi Giuseppe
Io sono stufo, arcistufo: cioè sono stufo proprio, veramente. Gli Harmony costano poco, ma a prenderci il vizio è terribile, peggio d’esser un tabagista, al limite pure con due piedi nella fossa – quella che gl’hanno scavata di fresco, alla nascita, ma non all’ombra d’un salice piangente. Comunque è vero: non si può fare a meno di leggere libelli così, perché con quello che l’editoria spaccia in giro, uno se proprio vuol leggere si deve dar da fare di mano, con un Harmony o con l’ultimo numero di PlayBoy. Io cerco di alternare, per non prendere il callo né per l’uno né per l’altro. Poi ci sono i romanzetti rosa che però sono dei noir, dei thriller, dei gialli – e solo dio sa cos’altro – e che costano l’ira di dio (difatti neanche dio li prende se non a calci in culo – però ci stanno quattro angeli custodi riottosi che comprano e comprano purché si senta l’odor del sangue in stile hollywood od holy-wood); in questo genere rosa (con qualche colpo di pistola, un po’ di sangue, due o tre drag queen, il solito che ha fatto la IIa guerra mondiale – solitamente trattasi d’un fascista o d’un partigiano -, il detective supermacho che c’ha problemi con la tipa che non se lo caga più mentre il capo c’ha invece un’attenzione morbosa per chi con la pistola bella grossa… personaggi così… ma senza dimenticare tratte di eunuchi, di donne e anche di pitoni in alcuni casi…) immancabilmente c’è la povera sfigata – sì, perché è una povera sfigata, inutile girarci attorno – che deve far la parte della donna del detective portandosi sul gobbo pure quella di brava madre di famiglia solo leggermente puttana, anche se, ad onor del vero, a ben guardare spesso trattasi d’una Pretty Woman in carriera.
Ecco, capite da Voi che siamo nel rosa più puro, rosa confetto che finisce col tingersi di sangue. E che palle! La povera sfigata legge, ovviamente, “Il Diario di Bridget Jones” soprattutto durante le ore crepuscolari, quand’è già sotto alle lenzuola aspettando indarno che un uomo, uno qualsiasi, faccia irruzione in casa sua e la violenti come dio comanda: lei prega, la poverella prega, invano sempre e per sempre, perché a violentarla viene soltanto la noia che di sé lascia giusto un bossolo usato – altro non ha da offrire la noia alla povera sfigata. I love shopping in New York? La poverella è già tanto quando le riesce d’andare al mercato ortofrutticolo sotto casa senza incontrare le facce sorridenti delle amiche-serpenti. New York è per lei una Mela col Verme dentro, per giunta un verme molto piccolo, altrimenti la poverella potrebbe prenderselo come amante al posto del marito – o del fidanzato – che nel talamo non c’è mai (quella gran testa di cazzo). La poverella sogna e legge Liala e sogna uno come Gabriele D’Annunzio, uno che la penna la sappia usare veramente. Certo non è che il D’Annunzio proprio il massimo: farebbe sì la sua bella figura, però solo con delle Vergini rocciose. In ogni modo, chi si contenta gode. Il problema è che qui non c’è niente, ma proprio niente, di cui una povera crista si possa accontentare. Ogni tanto la poverella fa pure un giro in rete, tra i blog, in cerca d’un po’ di sesso, e si becca le solite drag queen e trans ben dotate che si spacciano per Marlon Brando o per Marilyn Monroe anche. Direi decisamente che siamo messi male, molto male: anche il verme dentro la Grande Mela è piccolo, molto piccolo, piccolissimo, in pratica lo schiacci facilmente col tacco della scarpa senza neanche aver bisogno d’un proiettile un minimo serio rubato dal fucile di Hemingway.