Abbiamo già criticato “Tra i Leoni” quando pubblicò un accorato articolo per un personaggio come Berlinguer, condito con la solita retorica della “brava persona” e della nostalgia dei bei tempi andati. Abbiamo spiegato qui quali sono gli errori storici e politici di queste ricostruzioni.
Oggi, invece, iLbocconianoLiberaLe si concentra sul nuovo numero di Tra i Leoni appena uscito.
In particolare vorrei parlare rapidamente di due articoli: il primo intitolato “Il Quarto Stato”, il secondo “N cose che…ti fanno leggere un articolo”.
Il primo articolo ha subito attirato la mia attenzione perché ho sentito puzza di stronzata non appena ho letto il sottotitolo “dal proletariato marxista al proletariato capitalista” (mi scuso per la scurrilità, ma iLbocconianoLiberaLe deve farsi leggere perchè vive sul mercato).
In 2 punti riassumo dove questo articolo mi è piaciuto di meno al di là dell’inconsistenza generale:
1- Ancora una volta si scrive sulla rivoluzione industriale e su come la nuova rampante classe borghese sfruttava i lavoratori come i servi della gleba all’inizio dell’800. Questo tipo di argomentazione è entrata nell’immaginario comune a partire dal libro di Engels “La situazione della classe operaia in Inghilterra” che, tuttavia, è stato oggi pesantemente ridimensionato e contestualizzato alla luce del confronto tra le condizioni degli operai dell’epoca con quelle dei contadini degli anni precedenti alla rivoluzione industriale.
E ora un paio di domande: siamo così sicuri che i bambini prima non lavorassero e che le persone non si spaccassero la schiena nelle miniere o nei campi? Le condizioni dei lavoratori dell’epoca (certamente peggiori di quelle attuali) sono un prodotto del capitalismo cattivo o piuttosto dipendevano dal livello di sviluppo tecnologico?
E se non bastasse: siamo sicuri che la rivoluzione industriale sarebbe avvenuta con l’attuale legislazione sul lavoro? Probabilmente no e molti ritengono che la legislazione di oggi sia sostenibile (non sempre) solo perché lo sviluppo tecnologico ha consentito un incremento di produttività senza precedenti (sull’importanza dello sviluppo tecnologico vedi qui ) Inoltre, spesso le legislazioni statali dell’800 si adattavano a quelle che erano già le condizioni del mercato del lavoro dell’epoca o introducevano innovazioni marginali che si sarebbero verosimilmente ottenute anche senza l’intervento dello Stato.
2- Secondo l’autrice, “gerarchia” e “ordine sociale”, parole che ben descrivono la società capitalista, sono assimilabili a “casta”. Per risolvere il problema di questa affermazione è sufficiente prendere in mano un buon vocabolario della lingua italiana: il termine casta è utilizzato per descrivere un sistema sociale in cui è impossibile o quasi emergere e/o decadere dal proprio status. Gerarchia e ordine sociale non sono parole che descrivono il livello di mobilità sociale all’interno di un gruppo.
Inoltre non ho capito l’affermazione successiva che accomuna capitalismo e comunismo nell’aspirazione all’uguaglianza: a me risulta che il sistema capitalista e liberale aspiri a concedere la massima libertà possibile agli individui e non l’uguaglianza. O meglio, non si propone di creare l’uguaglianza sostanziale tra gli individui che è, invece, l’obiettivo proprio del comunismo.
Aggiungiamo poi la meraviglia nello scoprire le categorie di “mondo dirigente” contrapposto a “mondo proletario” e il gioco è fatto: la società occidentale ha prodotto un nuovo proletariato che non ha nemmeno le possibilità di quello di inizio ottocento. Ancora una volta le considerazioni sulla mobilità sociale, sulla qualità di vita e sullo sviluppo tecnologico lasciano spazio a quelle semplicistiche di chi nega la realtà pur di rivendicare il valore di alcune argomentazioni stantie. Senza contare il fatto che le situazioni di bassa mobilità sociale si verificano sopratutto nei paesi con un mercato del lavoro rigido e dove lo Stato interviene pesantemente nell’economia (il nostro, per esempio).
Per quanto riguarda il secondo articolo la mia domanda all’autrice è questa: ma è davvero così negativo che la regione Umbria non finanzi più il Festival Internazionale di giornalismo?
Qui potete trovare la posizione di Studenti Bocconiani Liberali sui fondi statali, regionali e comunali all’editoria, al cinema e a tutto quello che viene definito kultura.
Nicolò Bragazza