Come ogni castello che si rispetti, anche il Castello di Fumone ha la sua buona dose di fantasmi e leggende macabre.
Adibito dallo Stato della Chiesa a prigione, era tristemente conosciuto per le condizioni disumane e per le torture che venivano praticate ai prigionieri tanto che essere condannati a scontare la propria pena a Fumone equivaleva spesso ad una condanna a morte. Ancora oggi, saltuariamente dai sotterranei si udirebbero le urla e i gemiti degli spettri dei prigionieri dei sotterranei, la cui anima, dopo la tormentata esperienza terrena, non trovò mai riposo.
Tra gli illustri prigionieri che qui finirono i propri giorni va ricordato l’ “antipapa” Gregorio VIII il cui corpo non è stato più ritrovato, si ritiene che i suoi resti siano stati occultati in qualche intercapedine del castello.
A Fumone papa Celestino V, per ordine del suo successore Bonifacio VIII, fu rinchiuso e vi morì il 19 maggio 1296.
Secondo alcuni venne assassinato in quanto il suo teschio presenta un foro come se un chiodo l’avesse trapassato e ciò è stato confermato da uno studio radiologico del 1988 che ha evidenziato la perforazione cranica attribuibile proprio ad un oggetto appuntito. Da allora si dice che di tanto in tanto si sentano battere colpi misteriosi alle pareti.
Nel castello di Fumone è ancora visibile il cosiddetto “Pozzo delle Vergini”, un pozzo dove venivano gettate le donne appena sposate che non giungevano vergini al letto del proprietario del castello. Secondo l’antica pratica del “jus primae noctis” le ragazze dovevano passare la loro prima notte di nozze nel letto del signore del luogo e se costui non ne constatava la purezza le gettava nel pozzo dove le poverette trovavano una morte atroce accompagnata dalle urla strazianti che risuonavano per tutto il borgo.
Una delle vicende, probabilmente la più triste, ma anche la più nota, è la storia del “marchesino” che ci riporta indietro nel tempo a quando il castello era abitato dalla nobile famiglia Longhi.
Si narra che Emilia Caetani Longhi avesse messo alla luce il suo ottavo figlio, Francesco, unico maschio che da grande avrebbe ereditato tutte le fortune di famiglia e sarebbe diventato marchese. Tuttavia le sorelle invidiose non erano intenzionate a rinunciare all’eredità e quindi misero in atto un tremendo piano : quotidianamente mettevano pezzetti di vetro nel cibo del bambino che ben presto, tra atroci dolori, morì all’età di soli 5 anni.
La madre, folle per il dolore, fece imbalsamare con la cera la salma del piccolo Francesco e fece ridipingere tutti i ritratti presenti nelle stanze per togliere qualsiasi immagine gioiosa e serena. Il corpicino del marchesino può essere visto ancora oggi, conservate nel castello ad eterna memoria. Tuttora non è chiaro il metodo usato per la mummificazione: il dottore morì subito dopo il lavoro in circostanze oscure.
Secondo una leggenda nota agli abitanti di Fumone, il Castello sarebbe infestato dal fantasma di Emilia Caetani Longhi e sembra che ogni notte , con passo inquieto percorre i corridoi del castello per recarsi a trovare il figlioletto, lo prende tra le braccia ed inizia a cullarlo tra singhiozzi e lamenti. Sembra che anche lo stesso “marchesino” non abbia abbandonato il castello, e che il suo spirito dispettoso si diletti a nascondere o spostare piccoli oggetti.