Come ben sappiamo, la Cattedrale – Duomo di Santa Maria Assunta a Napoli è un luogo dalle mille bellezze. Nel tempo, il suo aspetto è stato variamente rimaneggiato, fino a raggiungere quella stratificazione che la rende tanto peculiare oggi.
Abbiamo già sbirciato tra i suoi segreti e passeggiato tra le sue tre navate, col naso in su ad osservare lo splendido soffitto cassettonato intervallato da vivide scene devozionali, che sovrasta anche l’ ineguagliabile transetto. Creato obliterando la precedente Basilica Stefania, è posto ad una altezza maggiore rispetto a quella della navata centrale. Dopo i restauri del XIX secolo sfoggia oggi una mise neogotico – barocca di tutto rispetto. La luce si riflette sulle dorature dei cassettoni, creando piccole onde che si tuffano nei colori e nelle architetture delle sette cappelle, tutte accuratamente realizzate e decorate, tra cui la Cappella Galeota o del Santissimo Sacramento, la Cappella di Sant’Aspreno, la gotica Cappella dei Capece Minutolo, la Cappella dell’Annunziata e la Cappella della Maddalena.
Sul braccio sinistro del transetto, le porte dei due organi barocchi di Giorgio Vasari e Luca Giordano (conservati oggi nella Chiesa di Santa Maria la Nova) celebrano temi significativi della devozione: l’Annunciazione, la Natività e le raffigurazioni dei Santi Patroni vecchi e nuovi. In fondo, la splendida sacrestia, nata come cappella dedicata a San Ludovico e adibita a nuovo uso a partire dal 1581. I restauri del XVIII secolo, opera di Filippo Buonocore, la reinterpretarono in chiave barocca conferendole quella magnifica pienezza che sazia lo sguardo: la navata unica, coperta da volta a padiglione, lascia trionfare il dipinto di Santolo Cirillo: San Gennaro prega la Trinità. Le pareti, invece, sono decorate da stucchi e dai tondi affrescati che raffigurano gli arcivescovi di Napoli, opera di Alessandro Viola. In una teca è custodito un Crocifisso in avorio del Seicento. La potenza espressiva barocca trova perfetta rappresentazione nelle tele di Aniello Falcone e Giovanni Balducci.
Sul braccio destro del transetto spicca la Pala dell’ Assunzione di Perugino, originariamente posta sull’altare maggiore. Fu commissionata dal cardinale Oliviero Carafa che vi è ritratto in atteggiamento di orante. Il suo equilibrio pare quasi classicistico: quei colori tenui e la figura della Vergine che campeggia tra i Cherubini dissetano l’occhio, beatamente sfinito dai fieri elementi barocchi ovunque presenti.
In questo continuo fiorire di bellezze diverse, l’attenzione si riunisce nella zona dell’ abside. Due lunghe finestre per lato incorniciano la scultura dell’ Assunta, opera di Pietro Bracci, pregevolissima mano che lavorò anche alla Fontana di Trevi. Poggiato sull’altare maggiore, il Crocifisso romanico del primo Duecento. Nel retro dell’ altare sono custodite le reliquie dei Santi Agrippino, Acuzio ed Eutiche. Lungo tutto il perimetro interno dell’abside sono disposti gli stalli lignei del coro, di Marcantonio Ferraro. Al di sopra, gli oculi ellittici proiettano la luce nella cupola, trasmettendo il moto al Coro degli Angeli di Stefano Pozzi.
Eppure tanta luce, tante forme e colori vivi che si intrecciano tuffandosi gli uni negli altri, non riescono a camuffare quei veli del tempo. Vogliono raccontarci della vecchia struttura gotica e di come fu trasformata tra Cinquecento e Settecento, abbassando la volta ed allungando il presbiterio fino ad occupare parte del transetto, alzando il livello del pavimento e sostituendo lo stesso altare. Come un bambino, anche l’abside della Cattedrale è stato condotto fino a noi in una lenta ma continua evoluzione di forme e di racconti.
Al di sotto della zona absidale, accessibile mediante due rampe di scale, la cappella del Succorpo è un esempio di architettura rinascimentale realizzata tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento dallo scultore lombardo Tommaso Malvito. Colonne marmoree suddividono l’ambiente in tre navate: al centro, la scultura che ritrae Oliviero Carafa orante. Il soffitto cassettonato, anch’esso in marmo, è impreziosito da bassorilievi ritraenti i busti di santi napoletani, dei dottori della Chiesa, dei quattro Evangelisti e della Madonna col bambino.
Arrivati a questo punto, potreste pensare che sia impossibile pretendere ulteriore magnificenza da un solo luogo. Ma come vi dicevo, la Cattedrale – Duomo di Napoli è un luogo unico al mondo, ed al suo interno ospita ancora altre perle: alla storia, al culto, all’arte aggiungeremo infatti il miracolo e l’archeologia.
Foto Francesca Perna