I dinosauri di “Russia Unita” [1]
Dopo Jurij Lužkov di “Russia Unita” è rimasto deluso un altro dei suoi fondatori – Mintimer Šajmiev [2]
“Russia Unita” crolla fino ai fondatori. Di tre eminenti figli della Patria diventati nel 2001 padri fondatori del partito, già due hanno dichiarato di esserne rimasti delusi. Inizialmente, com'è noto, si espresse in questo senso Jurij Lužkov e adesso anche Mintimer Šajmiev, che ha avuto tempo e modo di pensare a cos'avevano fatto. Solo Sergej Šojgu [3], troppo carico di lavoro, non si è finora distratto con i problemi del partito. Forse anch'egli sente che il partito trema leggermente, ma ritiene che le crepe sulla sua facciata si possano ancora coprire di manifesti.
E in generale ci sono arrivati. Lužkov e Šajmiev si sono messi a raccontarci francamente cos'è “Russia Unita”. E senza di loro non l'avremmo indovinato. Eppure dopo le elezioni di turno queste persone versavano champagne e si tiravano l'un l'altro baciandosi dopo aver sentito che il partito del potere aveva di nuovo raccolto percentuali folli. Eppure tutta la popolazione del Tatarstan alzava il volume del televisore quando Mintimer Šaripovič faceva notare per l'ennesima volta come gli elettori credono al partito, come questo si approccia costruttivamente alla soluzione dei problemi. Ma questo non si approccia, si avvicina con la scorta e le sirene, per cui i problemi si fanno temporaneamente da parte.
Per casuale coincidenza, per l'appunto sabato scorso, quando le agenzie di stampa diffondevano le dichiarazioni critiche di Šajmiev all'indirizzo del partito nativo, a Iževsk [4] si svolgeva un'azione di protesta di massa (circa 1500 persone) con uno slogan mai visto: “Proibire “Russia Unita”!” Gli iniziatori, i partiti “Jabloko” [5] e “Patrioti della Russia” [6] e anche gli attivisti della società civile ritengono che elezioni libere e corrette nel paese sono possibili solo senza la partecipazione ad esse di “Russia Unita”. Questi hanno sintetizzato un'enorme quantità di fatti su quando il partito del potere, violando la legge, ha trasformato scuole e perfino asili in propri quartier generali elettorali. Ci sono materiali video convincenti: insegnanti, medici, educatori di istituzioni prescolari coinvolti nella propaganda di “Russia Unita”. Le maternità con ostetriche e neonati spariscono da questo organizzato sistema, ma, pare, presto le spingeranno pure a diffondere robaccia di propaganda.
Nei materiali della manifestazione si dice che “Russia Unita” “è diventata uno strumento per conservare al potere funzionari macchiatisi di corruzione e imprenditori legati a loro, che sono costretti a comprare posti nelle liste del partito per non uscire dalle fila”. Gli attivisti di Iževsk sperano che la loro azione darà il via a una campagna panrussa per fermare l'attività di “Russia Unita”. E su questo sfondo non appare già più netta la protesta di Šajmiev e l'intenzione da lui espressa di uscire dal consiglio supremo del partito. Inoltre poi si può anche spiegare che le sue parole sono state tradotte dal tataro in modo impreciso e che questi come prima ritenga “Russia Unita” la mente, l'onore e la coscienza di quest'epoca.
Che abbiano tradotto precisamente o imprecisamente l'intervista di Mintimer Šajmiev al giornale “Vatanym Tatarstan” [7], è chiaro che il politico che per 20 anni ha governato la repubblica non può essere soddisfatto che l'autonomia della regione sia stata conseguentemente limitata. Ma non è stato lui a condurre la situazione al punto che tranne “Russia Unita” non ci sia altra forza politica nella repubblica? Come qui non c'è neanche un'influenza della società sul potere, ma ci sono oggetti decorativi sotto forma di mezzi di comunicazione di massa statali senza vita e una Camera Sociale [8] cortigiana.
Qualcosa di ciò che è stato espresso da Šajmiev è giusto. Anche la cancellazione della componente nazionale e regionale dagli standard dell'istruzione, certamente, testimonia dell'incomprensione dei problemi dei popoli non russi da parte dei leader del paese. Ma dell'abolizione delle elezioni dei capi delle repubbliche deve lamentarsi non Mintimer Šaripovič, ma qualcun altro. Infatti sei anni fa concordò senza protestare sulle nuove condizioni politiche, per primo tra i leader regionali chiese la fiducia a Vladimir Putin (un anno prima della scadenza del mandato datogli dal popolo!) e si fece il primo presidente al mondo ad essere designato da un altro presidente.
E' evidente che qualche processo non previsto dal potere sia già cominciato nel paese. Pare che il periodo senza rivolte per “Russia Unita” stia finendo. La stanno stringendo dal basso e compromettendo dall'alto. A dire il vero, fra l'altro la massa principale del popolo non ha niente a che fare con essa. Nelle conversazioni di tutti i giorni alla domanda: “Ma cosa pensi del nostro principale partito?” – rispondono all'incirca così: “A un primo sguardo “Russia Unita” è non si sa cosa. Ma non si ha voglia di buttarci un secondo sguardo”.
Boris Bronštejn
nostro corrispondente
20.03.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/029/17.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Il titolo originale Edinozavry è un intraducibile gioco di parole tra edinye, “uniti” (dal nome del partito “Russia Unita”) e dinozavry, “dinosauri”. I membri del partito sono detti edinorossy, qualcosa come “russuniti”.
[2] Mintimer Šaripovič Šajmiev, ex presidente del Tatarstan, repubblica autonoma tatara della Russia centro-orientale.
[3] Sergej Kužugetovič Šojgu, capo del ministero per le Situazioni di Emergenza, che svolge funzioni di Protezione Civile.
[4] Capitale della Repubblica Autonoma di Udmurtia, confinante con il Tatarstan.
[5] Partito di orientamento liberale. Jabloko significa “mela”, ma il nome prende spunto dai cognomi dei fondatori: Georgij Alekseevič Javlinskij, Jurij Jur'evič Boldyrev e Vladimir Petrovič Lukin.
[6] Partito nazionalista “di sinistra” fondato da un transfuga del Partito Comunista della Federazione Russa.
[7] “Il Nativo Tatarstan”, sorta di “giornale ufficiale” del Tatarstan.
[8] Istituzione intermedia (e decorativa in tutta la Russia) tra il potere e la società civile.