Il ruolo che in qualche modo ha consacrato George Clooney sebbene parte della critica abbia criticato la sua interpretazione fin troppo naturale. Perché Ryan è in fondo il George che tutti si immaginano, cinico, metodico e gigione con le donne, allergico all’amore ma in fondo con un cuore d’oro. Il lavoro perfetto per questo tipo d’uomo è girare il Paese, ingaggiato da grandi e medie aziende per licenziare i dipendenti in tempo di crisi. La sua routine, fatta di voli, viaggi e colloqui che non lo toccano viene scombussolata dall’incontro con due donne: Alex, bella e pragmatica quanto lui, che gli si concede e fa breccia nel suo cuore e Natalie, collega inesperta ma determinata con l’idea discutibile di sfruttare internet per evitare così i dispendiosi viaggi lavorativi. La speranza come al solito è l’ultima a morire e lo spazio per la redenzione c’è sempre, così il finale pur non essendo uno scontato happy end soddisfa le aspettative.
Il regista vincente Jason Reitman torna a fare centro dopo il successo di Juno con questo film che abbandona il mondo indipendente abbracciando il mainstream in modo comunque originale. Nonostante i grossi nome che compongono il cast (oltre a George anche Vera Farmiga e Anna Kendrick), Tra le nuvole si compone infatti come un film fresco e lontano dai cliché, affrontando di petto la dura realtà economica dell’America e la scelta è stata premiata con un’incetta di nomination agli Oscar e ai Golden Globe tra cui quello per miglior film.
Una nota a margine va fatta per la strepitosa colonna sonora affidata a Relf Kent fatta di brani storici (come This land is your land di Sharon Jones & The Dap-Kings che accompagna i titoli d’apertura in modo sorprendente) e nuovi che creano la giusta atmosfera calda e avvolgente che si equilibra all’iniziale freddezza di Ryan. Un film quindi decisamente piacevole, sia allo sguardo che all’ascolto.
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