Tra le nuvole è un film che parla soprattutto di apparenza. E', apparentemente, una commedia, salvo poi scoprire che ha un retrogusto amarissimo. E', apparentemente, un film sulla società moderna, cinica e spietata, salvo poi scoprire che si occupa soprattutto di rapporti umani. E', apparentemente, la biografia di un uomo felice e in carriera, salvo poi scoprire che dietro quel sorriso di plastica si nasconde una profonda tristezza... L'uomo in questione è Ryan Bingham (uno stra-or-di-na-rio George Clooney - bisogna proprio dirlo!), di professione "tagliatore di teste", un "sicario" figlio dei nostri tempi che gira in lungo e in largo l'America per licenziare il personale in esubero di aziende in piena crisi economica. Cinismo, freddezza e tanto pelo sullo stomaco: questi i "requisiti" che servono per svolgere un mestiere del genere, e Ryan è pienamente convinto di averne in dosi massicce: svolge il suo lavoro con professionalità e diligenza, saltando da un aereo all'altro, di check-in in check-in, senza fermarsi mai e senza MAI stringere legami affettivi con nessuno, andandone assolutamente fiero.
Per certi versi, Tra le nuvole è un film che assomiglia molto alla pellicola che dà il nome a questo blog: il protagonista vive in un mondo irreale, totalmente privo di rapporti umani, ignorando cosa significhi dare o ricevere affetto, beandosi della sua tremenda solitudine. Ma quando la vita, inesorabilmente, gli chiede il conto (sotto forma di due bellissime donne: una matura e quasi più cinica di lui, l'altra giovane, arrivista ma terribilmente ingenua) le sue certezze cominciano a vacillare, costringendolo a fare i conti con un'umanità di cui si era convinto, invano, di aver rimosso ogni traccia... E allora, come in Solaris, il protagonista capirà che non è scappando che si risolvono i problemi, che le proprie paure non si possono scacciare semplicemente mettendo due cose in valigia e un piede in aeroporto.
Tra le nuvole è un film che i nostri registi in erba dovrebbero prendere come esempio. Non è un capolavoro, ma un bellissimo esempio di quel "cinema medio" che in Italia ormai non si riesce più a fare. Da noi una storia del genere sarebbe sfociata nel dramma, nella disperazione più pura, ne sarebbe venuto fuori un pamphlet pesantissimo contro il "sistema"... invece la pellicola di Jason Reitman è un delicatissima e riuscita commedia dolceamara, brillante, ironica e riflessiva. Assolutamente da non perdere. VOTO: * * * *