di Leonardo Agate
Le cose tragiche a volte hanno un risvolto comico. Nel filone cinematografico della commedia all'italiana, ci starebbe bene il caso della soppressione della sede staccata di Castelvetrano del Tribunale di Marsala. Sembra che la sua eliminazione sia giunta all'epilogo, con la dichiarazione del ministro Cancellieri di non voler tornare indietro. Il 14 ottobre sarà l'ultimo giorno di sua esistenza.
Contro la soppressione oltre un anno fa, a tempo debito, si era opposto con forza Sandro Sacco, allora consigliere provinciale del PDL e sindacalista. Scrisse una lettera anche al presidente della Repubblica, nella quale esplicita: «Il mantenimento del Tribunale di Castelvetrano rappresenta un forte segnale di presenza di legalità nel territorio e di lotta alla mafia, motivo per il quale è stato salvato il Tribunale di Sciacca. La soppressione di questo importante presidio di legalità lancia alla criminalità organizzata un segnale di debolezza da parte dello Stato e potrebbe favorire il potere mafioso da tempo consolidato a Castelvetrano».
Non é passato molto tempo da quella missiva, che il mittente, nel dicembre dell'anno scorso, é’ stato arrestato nell’ambito dell’operazione antimafia “Mandamento”. Santo Sacco sarebbe stato a disposizione della mafia, consentendo a Matteo Messina Denaro di controllare e gestire numerose iniziative imprenditoriali per la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici, ma anche sostenendo le famiglie dei mafiosi in carcere, attraverso le fittizie intestazioni dei beni ( da marsala.it)
Alberto Sordi avrebbe interpretato splendidamente questa macchietta.
Un altro caso drammatico e comico, di mia conoscenza, riguarda un sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, che fino a qualche anno fa ha partecipato a tutte le manifestazioni antimafia, stando in prima fila e facendosi notare per l'impegno che ci metteva. Spesso, si presentava in fascia tricolore a tracolla della spalla destra, come prescritto, e si faceva accompagnare dai vigili con il labaro. Nel suo gabinetto, al Comune, teneva in bella vista le foto di Falcone e Borsellino, tra la bandiera nazionale e il calendario dei Carabinieri. La legalità era il suo cavallo di battaglia. Grande fu il mio stupore quando appresi una mattina che era stato arrestato per associazione di stampo mafioso. Tra le altre cose più negativamente rilevanti, appalti e contratti sospetti, si preoccupava anche de minimis: per esempio, di dare un contributo spese ai parenti dei mafiosi in carcere, per raggiungere i propri cari.
Questi episodi mi confermano nella convinzione che bisogna diffidare di coloro che ostentano la loro trasparenza e legalità.