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Tra morti e ritorni

Creato il 05 agosto 2013 da Annalife @Annalisa
Magari anche ultima lettura di Alex Cross

Magari anche ultima lettura di Alex Cross

Questa non è una recensione: è un articolo con spoilerone incorporato.
Sono al decimo libro di Alex Cross. Credo di non poterne più, ho quasi il rigetto. Ma, soprattutto, non capisco.
C’è questo delinquente, che per intenderci chiameremo Lupo, e che si trascina da un altro libro o due. Patterson si è preso questo incarico, di farci trepidare intorno a un disgraziato killer o serial killer e alla fine, quando viene catturato e c’è la nostra catarsi e noi ci sentiamo bene perché il mondo è tornato in ordine, il serial killer torna. Risuscita, aveva fatto finta di morire, scappa, non era lui ma un altro. Insomma, ritorna.
In questo libro il delinquente, che chiameremo Lupo, e che arriva da un libro precedente, viene scoperto almeno quattro volte: invasione di villa, cattura, sghignazzata: «Non sono io il Lupo, io son solo uno pagato per fare il Lupo»; vabbè, andiamo avanti: inseguimento, cattura, morte, e il moribondo esclama: «ah, ah, aaaah… Non sono io il Lupo» (sono sempre Stanislao Moulinski in uno dei suoi più riusciti travestimenti): vabbè, ricominciamo e cerchiamolo ancora. Alla fine, “il Lupo atterrò col suo aereo privato all’aeroporto di Teterboro”. E cosa fa? Va a Manhattan a farsi rifare la faccia da una dottoressa che lo opera senza anestesia. E uno finalmente capisce: ah, ecco perché il Lupo non lo conosce nessuno. Ogni volta si fa rifare la faccia!
Ma là, sotto il palazzo della dottoressa privata che operava senza anestesia (e che ora non opera più, essendo cadavere, così non può rivelare che faccia nuova ha fatto al Lupo), là sotto c’è il nostro Alex Cross che ha saputo che il Lupo era lì, con un bel microchip impiantato sotto la scapola, lo insegue, lo bracca, lo fa salire su un grattacielo e poi quello cerca di saltare su un altro tetto ma scivola, lo impiombano, cade, si spiaccica, amen, il Lupo è morto, con tutti i suoi bendaggi e le cicatrici dell’operazione appena fatta nel capitolo che inizia con “il Lupo atterrò col suo aereo privato all’aeroporto di Teterboro”.
Questo per dire che il Lupo è atterrato e va a farsi la faccia nuova non me lo sono sognato io, me lo ha detto Patterson.
Solo che dopo rapiscono i figli di Alex, e arriva una lettera da una donna che dice: ora le restituisco i suoi figli ma non mi cerchi più, firmato il Lupo. Oh, santo cielo, ecco perché nessuno lo scopriva mai! Il Lupo era una donna. A meno che il Lupo sia un uomo che ora fa finta di essere una donna.
Ma come? E “il Lupo atterrò col suo aereo privato all’aeroporto di Teterboro”? e quello del microchip? E quello che si è spiaccicato dopo la chirurgia plastica e l’uccisione della dottoressa così non poteva rivelare la nuova faccia del Lupo? Mah!
Fatto sta che Alex si arrabbia per via del rapimento e anche della restituzione dei figli, perché pensa: eh, me li ha rapiti una volta, me li può rapire sempre, così va a chiedere informazioni alla mafia russa, e lo mandano via senza dire niente, ma lui vede una guardia del corpo dei mafiosi russi che fa una cosa che lui sa che è tipica del Lupo (il Lupo morto? Il Lupo donna? Il Lupo vero? Mah), perciò lo insegue, sale in auto, lo mena e questo, che fa? Siccome è il vero Lupo, rompe la fialetta di veleno e muore. Sotto gli occhi di Alex, fine della storia.
Ho quasi paura a cominciare il prossimo romanzo.

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