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tra mutui e buduar

Da Zdora

ebbene. sembra che ci sia una nuova data in vista. forse fra poco tornerò nel vortice dell’organizzazione delle nozze. speriamo. chi lo sa. in ogni caso no, non volevo parlare di questo, bensì del nuovo sport degli zdori. ovvero: cercare casa. dato che il contratto coi padroni di casa scade tra due anni, abbiamo deciso di fare con calma, cercare la nostra casetta per bene e valutare innumerevoli proposte. risultato: andando in giro per un paesino che ci ispirava un sacco troviamo una casona con un bel “vendesi” appeso davanti, e ce ne innamoriamo. non parliamo poi di quando siamo andati a visitarla dentro: sembravamo due scemi. io che trattenevo il sorriso a stento, lo zdoro che si guardava attorno strabiliato. lo zdoro ha anche rischiato la pelle quando ha azzardato un “beh, si potrebbe ampliare la camera eliminando la cabina armadio” (sguardo assassino della sottoscritta) (in realtà volevo dirvi con nonscialans che la casa ha una cabina armadio, ecco). insomma. presi subito all’amo. e quindi via! per banche, giù! a studiare mutui (bavetta di guduria dello zdoro-lui adora tutto ciò che è scartabellamento di cavilli, risolvimento di problemi contorti e studio dettagliato di libretti d’istruzioni). certo, non potevamo fermarci a quella casa (sebbene vada molto vicino a tutti i nostri desideri), quindi stiamo girando tutti i siti di annunci e stiamo andandone a visitare un pochine. ieri la migliore in assoluto.

con la tizia dell’agenzia, andiamo piuttosto presto perchè il padrone di casa aveva da fare. suoniamo. ci apre il tipico, ma proprio come conformazione e tutto, insomma tipicissimo…intortatore romagnolo. accento marcatamente del ravennate, fare tutto piacione da ligabue de nosotros mischiato a loris batacchi. ci accoglie, appunto, piacione. saliamo le scale e facciamo la conoscenza del suo cane che si chiama (su su, indovinate un po’?) papete. pa.pe.te. ecco, adesso sapete che tipo ci si parava davanti. papete. ma tant’è. mi inizio a guardare attorno. no, la smetto. i miei occhi necessitano urgentemente di qualcosa di puro ed illibato. ovunque io volga lo sguardo noto statuine, dipinti e quant’altro, tutti esplicitamente sull’erotico andante. la musica che ha messo in sottofondo è rilassante e molto trendi (pa! pe! teee!), sul divano adagiata un abottiglia vuota di un qualche alcolico. “la cucina la potete tenere, ci mettiamo d’accordo, sapete…è fatta su misura!” (io. lì. non. ci. cucino. nulla.) (bruttissima) “ora vi faccio vedere il resto della casa” (oh no) “ecco la camera” (malignamente mi viene da dire allo zdoro “vedrai che c’ha di sicuro na roba piena zeppa di specchi“, ma aimè, siam troppo vicini agli altri). oVVoVe. sopra il letto un enorme, ingombrante, imbarazzantissimo specchione quadrato. trattengo a stento la risatina di compiacimento per l’azzeccata diagnosi. non guardo il consorte.  “…e poi questo è il bagno…” (nonvogliovederenonvogliovederenonvogliovedere)…e, tutto tronfio “guardate, c’è anche l’idromassaggio!” (ma vaaa?!?!) (che schifo, questa vasca si cambia). salire in mansarda è il momento topico: stanza della figlia e lui che fa “eh, non sta più da me, ormai sta sempre in quell’altro paese…” (o quello o gran tappi per le orecchie). “poi i vicini sono persone anziane, gente tranquilla” (e ti credo, se fanno casino ti trombi pure loro!). al momento di salutarci ci fa capire quanto gli dispiaccia lasciare quel gioiellino di bord…hem…casa, ma lavorare a ravenna (eccolo lì, lo sapevo) diventa impegnativo. cerco di essere particolarmente cortese per riuscire a farmi dire che lavoro fa. non ci riesco, anche se non stento a credere che abbia un qualche locale in qualche spiaggia.  in macchina, i miei commenti e quelli dello zdoro quasi sincroni. le lacrime dal ridere.

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