Tra Pisapia e De Magistris

Creato il 01 giugno 2011 da Silvanascricci @silvanascricci

Passata un po’ la sbornia di queste elezioni “amministrative”, lette tutte le mail degli amici milanesi, ascoltati i commenti dei napoletani che vivono a Bologna mi accingerei a tentare un’analisi.

Mi rendo conto dell’impresa e della pochezza che dimostrerò, ma ci provo lo stesso.

Hanno vinto, a Milano e Napoli, due esponenti della sinistra, ma qui, secondo me, cominciano i distinguo che separano e caratterizzano i due neo sindaci.

Sono entrambi rappresentanti della coalizione che definiamo “centro sinistra”, in una aggregazione un poco forzata dalla sciagura, tutta italiana, che si chiama Berlusconi, rappresentante non tanto della destra quanto di un populismo, sostanzialmente apartitico, che utilizza lo stato per interesse proprietario e personale; ma De Magistris è in un partito l’IDV di Di Pietro, e di Pietro stesso, che non possono convintamente e sinceramente essere denominati di sinistra.

Pisapia, invece, è stato parlamentare per rifondazione comunista, milita tra le file si sinistra-libertà-ecologia, in gioventù faceva parte dell’autonomia, ha, insomma, una storia politica completamente e coerentemente di sinistra, senza alcun ripudio ipocrita del comunismo, della falce e del martello.

Differenti sono, pure, le motivazioni che hanno portato alle due elezioni, a Milano ho notato una maggiore esigenza di cambiamento dal berlusconismo, dalla politica propietaria, volgare e sguaiata per volgersi ad una politica condivisa, ironica, garbata e gentile; a Napoli l’elettorato di De Magistris ha cercato un cambiamento pù che altro da se stesso e dai propri luoghi comuni verso la legalità e la civiltà; hanno cercato di allontanarsi il più possibile dalla politica affaristica della camorra e del bassolinismo.

E’ per queste ragioni che vedo in maniera molto differenti i due mandati, sono molto più ottimista che possa governare bene e tranquillamente Pisapia, nonostante tutte le pseudo minacce profferite dalla Lega e dal PDL, anche nella scia della grande tradizione della borghesia illuminata di Milano, di quanto non lo sia per De Magistris che, per quanto onesto e volenteroso, si trova ad affrontare problemi che sono connessi al tessuto sociale stesso di Napoli e della Campania.

Dovrà lacerare la melma sottile e resistente della commistione tra vita civile e illegalità che non è presente solo nei grandi affari, ma anche, e soprattutto, nelle piccolissime cose e nei piccolissimi diritti che i partenopei non considerano neppure più tali quanto come piccoli favori da richiedersi a questo o a quello.

Ed è proprio per queste ragioni che i napoletani dovranno iniziare ad aiutarsi un poco da sè per poter aiutare, davvero, il loro nuovo sindaco.

Alla fine di questo pistolotto, a dirvi proprio la verità, sto comunque godendo come un riccio per Milano, Napoli e l’Italia.



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