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Tra poco arriva Rocco e non l’ho mai visto

Creato il 08 agosto 2012 da Irenecampinoti

Ebbene sì, anzi, ebbene no, da brava samminiatese de Le Colline, cioè Dappartediqua, non sono mai stata al Palio di San Rocco e me lo sono sempre immaginata come una festicciola mesta e buia per pochi intimi. Insomma, uno che si chiama Rocco, non mi sembrava che potesse attrarre molto (ehm!)… sì, però adesso non fate battutacce di dubbio gusto, mi raccomando!
E poi quand’ero bambina ero al mare in quei giorni, e per di più la spaccatura fra Dappartediqua (il nostro mondo) e Dappartedilà (il loro mondo… persone strane, sconosciute, misteriose… che molto probabilmente pranzavano alle 20 e cenavano alle 9… e forse vivevano al buio e mandavano i bambini a giocare al ricovero…) era ancora più evidente, più sentita: c’era San Miniato Centro (con i samminiatesi doc), poi c’era Dappartedilà e poi c’erano Le Colline, il mio paese.
Quando sono cresciuta ho continuato ad andare al mare in quel periodo e poi, quando non sono andata al mare, sono andata all’ospedale a San Miniato, un giorno intero (tanto per cominciare) proprio il 15 d’agosto, ma non ho visto il Palio, perché avevo da pensare a partorire una figliola, Viola. E poi, appunto, quella figliola dai geni per metà samminiatesi e per metà portoazzurrini, il 15 di agosto è sempre stata buona norma portarla a fare il compleanno dai nonni elbani… e San Rocco ho continuato a non vederlo. Ma quest’anno finalmente siamo a casa (che fortuna, con quest’afa!) e anche se non vedrò proprio il palio, almeno potrò partecipare a qualche serata del festival del Pensiero Popolare, tanto decantato (ricordo che la prima volta che me ne parlò ero ancora incinta di Libero e c’era la festa degli aquiloni) da Lapo Ciari.
Insomma, io questo Rocco non l’ho mai visto… e forse il mio destino è di non vederlo mai, anche se pagherei per assistere al maestoso dondolio del buttafumo gigante che Andrea Mancini mi ha mostrato in tutte le salse con i vari video di YouTube quando dovevo creare il filmato-spot per i 115 giorni al festival. E sarei anche stracuriosa di conoscere il metodo, penso poco scientifico e parecchio di fortuna, che permette di rompere un cocomero con il sedere. Ma l’altra sera mentre attaccavamo il 6×3 sotto i chiostri, ho avuto l’onore di conoscere il tanto mentovato (nella brochure del festival) Marco Cavallo. «Ma chi sarà questo artista?» Continuavo a domandarmi, sicura che se l’avessi chiesto, avrei fatto una figuretta. E certo che l’avrei fatta! Marco Cavallo non è altro che un cavallo blu dalle lunghe zampe (che qualcuno ha belle preso per una giraffa, ma a San Miniato non siamo mica tutti acculturati! E il nostro bello è anche questo… tanto poi siamo sempre tutti pronti a imparare qualcosa di nuovo e qualcosa di più, di più lontano dalla punta del nostro naso!)
E quindi, anche se tra poco arriva Rocco e non l’ho mai visto, questo fatto non mi ha impedito di farmelo raccontare, di questo Rocco Pellegrino, protettore dei pellegrini, e anche di venire a sapere che molta della gente che passa a piedi per San Miniato nel periodo estivo, non è gente straniera (e per questo strana) che non avendo la patente gira il mondo a piedi, ma veri e propri pellegrini (ebbene sì, il pellegrino è una figura ancora attuale!) che lungo i chilometri della via Francigena, un po’ per gioia (come ho sentito affermare da Giovanni Corrieri durante la foto), un po’ per tradizione, un po’ per religione e un po’, forse, perché a un certo punto della vita abbiamo tutti un po’ bisogno di fare i pellegrini, ci raggiungono, noi, San Miniato.
E insomma, alla fine di questo racconto che si è snodato attraverso i mesi della primavera e dell’estate, una mattina ho preso Libero e ho raggiunto Aurelio Cupelli e Francesco Sgherri sulla via per Calenzano, in un punto in cui la terra è gialla, le piante sono spine e il cielo azzurro azzurro sfuma sulle colline, e in fondo, piccina picciò si vede la Rocca, bella come sempre e inconfondibile come nessun’altra (ora capisco perché i pellegrini ci raggiungono sempre… come farebbero a perdersi con quel faro lì?). In questo posto, con un caldo bestiale alle otto e mezzo di mattina, Lapo Ciari e Andrea Mancini tutti vestiti a festa hanno inscenato una storia al limite dell’assurdo insieme a due pellegrini: Giovanni Corrieri e Maresco Martini che non sono stati da meno, presi, sicuramente, dall’entusiasmo degli spiriti indomiti di attori che sono immediatamente usciti fuori da Andrea e da Lapo.
La scena, alla fine, era questa. Due pellegrini arrivano vicino a San Miniato su questo vecchio tratto della Francigena e incontrano un signore strano su una vespa elettrica, Lapo vestito da paggetto con le espadrillas, calzature tipicamente medievali, e pongono la domanda solita, quella che molti di noi si sono sentiti chiedere più di una volta nella vita: «Scusi, per San Miniato?» A quel punto Lapo, con la sua espressione più intelligente, indica San Miniato con la mano e Andrea, abbigliato, appunto, da San Miniato, pare ridestarsi dal torpore tipico delle antiche cittadine che sorgono sui cucuzzoli delle colline e, anche se sul 6×3 non c’è ancora l’audio, sembra dica: «Chi? Io?»
E a questo punto, anche se forse Rocco non lo conoscerò mai (salutatemelo, anche quest’anno!), vorrei rispondere a questo San Miniato che pare improvvisamente ridestarsi dal suo torpore: «Sì, proprio te San Miniato, proprio assolutamente te!»

Tra poco arriva Rocco e non l’ho mai visto


Filed under: Cantastorie, Creative Collaborazioni, Lavori Tagged: Andrea Mancini, aurelio cupelli, Calenzano, festival del pensiero popolare, francesco sgherri, Giovanni Corrieri, Irene Campinoti, Lapo Ciari, palio san rocco, pellegrinaggio, pellegrini, San Miniato, Territorio Teatro, via francigena, YouTube

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