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Tra tutto e meno di tutto

Creato il 16 novembre 2012 da Molipier @pier78

Giornate di sangue sputato per condurre un’esistenza dignitosa, simile a tante altre con la speranza che ogni sforzo la renda sempre un po’ diversa. Per non essere monotono, omologato, con un disordine mentale che letto in una determinata maniera allora diventa ordine.

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Ci sono i silenzi che includono tante cose, cose taciute a tutti, alle persone, ai fogli di carta e anche alla coscienza pensando che col tempo si possano malinconicamente calcificare. Le gioie incredibili che partono dallo stomaco, fanno tremare le gambe e arrossano le guance, con lo stesso effetto delle grandi paure. Scuotono l’anima e appena le vivi ti chiedi quanto dureranno perché la vita, a parte qualche rara eccezione, nel bene o nel male, regali non ne fa.

Ci sono gesti inaspettati, in bene e in male, a portare respiri, sospiri o a mozzare il fiato. Le insicurezze, migliaia e stupide, ma importanti. Quelle che nascono con la vita e che nessuno si preoccupa di eliminare una volta cresciuti, fomentate da storie reali, irreali o surreali. Una patina sui colori. Ci sono sempre cose semplici dietro a quelle complesse. Pianure dietro le montagne. Con il coraggio di superarle, cambiando, con piccoli sacrifici che non si raccontano.

Ci sono viaggi. Intrapresi, compiuti per sfuggire, inseguire o inseguirsi. Lunghe camminate senza meta per ricacciare un principio di lacrime che diventerebbe torrente restando fermo su una sedia.

Ci sono mozziconi di sigaretta che rispecchiano lo stato d’animo. Spenti e piegati per soffocare una mancanza, per coprire un silenzio. Un silenzio che fa male. Con la puzza del vuoto. Un rifugio per rallentare i battiti, una fragile pellicola di protezione verso l’esterno. Una forma di sicurezza che dimostra tutta l’incertezza.

La ricerca di rassicurazioni, perenne, sentirsi importanti per qualcuno. Ci sono gli interessi, le passioni, le abitudini, i caffè sempre alla stessa ora. Ecco, io sono qua. Tra tutto e meno di tutto. Tra quel che c’è, quel che cambia, quello che si evolve. Con le spalle strette davanti alle vetrine che mettono in mostra idee, sogni, speranze. Con le mani a tenere salda la corda della volontà, lungo qualsiasi strada, per non perdermi.

E ci sei tu, come una valanga, che porti tutte le cose che sono. Che vegli, che osservi, che cogli. Come una valle io accolgo tutto quello che puoi. Il cielo potrà bagnarmi, il freddo rimpicciolirmi, la stanchezza battere forte sulla tempie. Ostinato io resto dove sono, per prendermi la tua anima o quella parte che mi merito, con gli occhi pieni dell’entusiasmo di un bambino, la spregiudicatezza di un ragazzo, la responsabilità di un uomo che non è ancora adulto.

Braccia che si vogliono prendere cura delle nostre sere, ciglia che si accarezzano. Il letto che diventa l’universo in cui tu sei l’unica stella. Bella. Che viene voglia di lasciarsi morire tra i respiri caldi che sanno di Noi, di ballare una musica che suona nella testa. Di abbandonare i pensieri fuori dalla porta e prendere il mondo insieme, a quattro mani.

Ad essere una cosa sola ci si accorge che il cuore ce l’hanno fatto di pareti elastiche, che si allargano per donare e si stringono per smorzare le pressioni. Ci si accorge che si resta appesi alle labbra perché, oltre ai baci, raccontano le storie dell’anima. Ci sono i dove e i come, spazi e tempi in cui abbandonare quello che non ci riguarda. C’è la passione nei gesti, la dedizione nei piccoli pensieri, la cura nel pettinare la pelle per tutti i versi, resistendo a quel che ci è avverso. Perché Noi siamo qui, tra tutto e meno di tutto. Tra quel che c’è, quel che cambia, quello che si evolve per viverci. Con amore.

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