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Tracce #22 | Ascesi

Creato il 30 giugno 2014 da Frankviso
Tracce #22 | AscesiFrancesco Cazzin
Italia, 2014
18 minuti
A un caro amico, con profonda stima.... e con la giusta discrezione, spero, nell'esporre due impressioni in merito al suo ultimo cortometraggio.
"Conosco i luoghi che attraverso. Alberi e pietre sono lì, come prima, nella loro solitudine, le foglie frusciano sotto i miei piedi. Quel monotono mormorio, e le pietre e gli alberi familiari sono troppo per me, mi sento colmare di uno strano senso di gratitudine, tutto mi è vicino, si fonde con me, io amo tutto."
(Knut Hamsun, PAN)

Non esistono confini in Ascesi; lavoro che a tutt'ora, reputo il più significativo dopo il sorprendente ODE (recensito qui), nel fresco operato di Francesco Cazzin.

Semmai esistono svincoli direzionali, dove il crocevia non può che risiedere in quell'albero solitario immortalato allo zenit delle sue ramificazioni. Ma non c'è un'effettiva ultimazione per il semplice fatto che, sia l'evolversi ascensionale della prima parte dell'opera (una Torino ritratta nel suo "flusso" semi-urbano e, successivamente, avvolta nella foschia dalle alture di Superga), sia quello transitivo della seconda (l'incursione nel bosco), mettono in luce una condizione che l'autore aveva già intimamente espresso nel monologo Eco #1. Ovvero, la insita necessità di riprendere ogni istante della vita e del suo fluire temporale, sperimentando, e permettendole così di proseguire il suo studio analitico su quel "cinema dell'immanenza" a lungo esplorato, anche da una nuova prospettiva come può esserla quella di porsi direttamente all'altro lato del mezzo cinematografico. Che tale necessità poi, in Ascesi, venga esperita attraverso un'elevazione dalla terra al cielo (fino a rasentarne tutta l'universalità nella succitata sequenza dell'albero) o un'osservazione dell'uomo fino alla sua compenetrazione con una Natura che, fuor di un gusto estetico brillante (riflessivo di tutta la cinefilia dell'autore), nella sua raffigurazione velata di poeticità (le parole di Hamsun, credo si sposino perfettamente con questo segmento) manifesta intenti certamente più profondi e intimistici, è rilevante, ma non fondamentale. Ciò che a mio avviso conta, soprattutto, è il concetto progettuale di Francesco contemplato nel suo insieme; la sua autogestione in (quasi) totale economia (e visto i risultati, appare impensabile) nonchè la passione, la sensibilità e la costanza, con la quale procede nella sua ammirevole esplorazione filmica. A conti fatti, trovo quindi giusto considerare Ascesi come un fratello minore di ODE, in quanto tali, non possono che evidenziarsi come tasselli destinati a comporre un mosaico che andrà sicuramente ad arricchirsi con il prossimo lavoro, Osservazioni, e del quale questo intenso cortometraggio, ne rivela già alcuni scorci. Un percorso autoriale, che spero vivamente possa protrarsi a lungo, attraverso spazi e tempi inestinguibili, sconfinati, come nella miglior tradizione del cinema contemplativo...
A Francesco dunque, non resta che rendere grazie per queste sue, "osservazioni". In bocca al lupo!
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