DevelopMed incontra il Segretario generale dell’Osservatorio per la cooperazione economica del Mar Nero”, Victor Tvircun, a pochi giorni dalla fine del semestre di presidenza turco.
Il 31 dicembre si è concluso il semestre di presidenza turco dell’Organizzazione per la cooperazione economica del Mar Nero, ma il passaggio di consegne all’Ucraina – in carica dal 1° gennaio al 30 giugno 2013 – era già avvenuto due settimane prima, in occasione del vertice conclusivo di Istanbul dei ministri degli esteri, utile soprattutto per fare un bilancio di quanto prodotto negli ultimi sei mesi sotto l’impulso della diplomazia di Ankara. Il Segretario generale Victor Tvircun, diplomatico di carriera ed ex ministro dell’istruzione della Moldavia, nel suo studio in riva al Bosforo ha espresso istituzionale soddisfazione: “ogni presidenza contribuisce in modo positivo al lavoro dell’organizzazione e a migliorarne la visibilità”. E’ poi entrato nel merito della presidenza turca, di cui ha soprattutto apprezzato – nel 20° anniversario della creazione – gli sforzi per portare all’approvazione della nuova agenda economica che indica una serie di priorità e del relativo “piano d’azione” con obiettivi immediatamente perseguibili.
La Bsec
La Bsec (nell’acronimo inglese), è nata proprio a Istanbul nel 1992, come antidoto alla destabilizzazione regionale provocata dalla disgregazione dell’Impero sovietico. Conta 12 membri a pieno titolo (Albania, Armenia, Azerbaigian, Bulgaria, Georgia, Grecia, Moldavia, Romania, Russia, Serbia, Turchia, Ucraina), oltre a 16 osservatori (tra cui l’Italia) e a 17 “partner di dialogo”. Dispone, oltre al segretariato permanente, di quattro “corpi specializzati”: l’assemblea parlamentare, la banca per il commercio e lo sviluppo (con sede a Salonicco), il centro studi sul Mar Nero (ad Atene), il consiglio con i rappresentanti del mondo degli affari (a Istanbul).
17 gli obiettivi dell’agenda economica
L’agenda economica, “verso una partnership rafforzata”, fissa 17 obiettivi strutturali tra cui l’incremento del commercio e degli investimenti tra i membri, la protezione dell’ambiente, l’uso efficiente dell’energia, la protezione e la valorizzazione del patrimonio culturale, la lotta al terrorismo internazionale e ai traffici di ogni tipo, lo sviluppo delle piccole e medie imprese, una rete regionale di trasporti. Nel presentare le priorità della propria presidenza, a fine gennaio, il rappresentante dell’Ucraina ha spinto persino oltre le ambizioni, ipotizzando la creazione di una vera e propria area di libero scambio.
E’ comunque il network multimodale attorno e attraverso il Mar Nero – autostrada, ferrovia, ro-ro – il progetto caratterizzante, attualmente allo stadio di più concreta realizzazione: Turchia, Bulgaria, Romania, Ucraina, Russia, Georgia, di nuovo Turchia (e tutti i porti principali). Come ci ha spiegato l’ambasciatore Tvircun, “i benefici saranno molteplici, diretti e indiretti. Crescerà la velocità dei trasporti, si abbasseranno di conseguenza i costi, aumenteranno scambi, investimenti e occupazione”. Non solo, perché ai miglioramenti dell’infrastruttura fisica dovrà corrispondere un ripensamento delle pratiche burocratiche, in via di armonizzazione, “così da evitare che le dogane – attraverso controlli e permessi vari – rimangano un ostacolo”. In più, “la connettività regionale sarà collegata al più ampio progetto di reti trans-europee, così da fare del Mar Nero una zona privilegiata di transito dall’Asia all’Europea e viceversa”.
Tuttavia, questo grande progetto soffre di un difetto d’origine: “i lavori e i relativi appalti sono lasciati all’iniziativa dei singoli stati – spiega Tvircun -, con al momento grosse disparità in termini di avanzamento. Anche i fondi a disposizione sono nazionali, con l’aggiunta però di donatori internazionali”. Inoltre, a causa di dispute politiche (ad esempio, tra la Russia e la Georgia), ancora non esiste un percorso definitivamente stabilito, neanche sulla carta. Di conseguenza, non esistono tempi certi sul completamente del duplice anello autostradale e ferroviario, né sull’entrata a pieno regime dei collegamenti marittimi.
La dimensione culturale
In compenso, il Segretario generale della Bsec – s’intuisce anche dal suo sorriso – è entusiasta per il rinnovato vigore della dimensione culturale e identitaria: progetti di cooperazione regionale, ricerca di visibilità per l’organizzazione, una nuova strategia di comunicazione. “Fino a oggi l’Organizzazione per la cooperazione economica del Mar Nero è stata percepita come un’istituzione di natura tecnica. D’ora in avanti ci rivolgeremo direttamente alle opinioni pubbliche”. In campo culturale, “l’obiettivo è di mettere in evidenza tutto quello che gli stati membri hanno in comune”. Ad esempio, una sua personale proposta riguarda il tema dell’ospitalità nelle tradizioni dei paesi della regione, con ricadute attese anche nella promozione turistica. Un progetto che si inserisce in quello più ampio – ancora in fase di progettazione – delle “strade della cultura” (coinvolgono solo alcuni membri, come al solito su base volontaria), dedicate alla coltivazione della rosa, alla produzione del vino, agli imperatori romani, alla numismatica, agli Argonauti a caccia del Vello d’oro, alla Via della seta.
Soprattutto, l’Unione europea – con lo status di osservatore dal 2007 – “ha proposto la creazione di un’università del Mar Nero, verso la cui istituzione sono già iniziati i lavori preparatori in seno a un apposito gruppo di lavoro”; non sono stati ancora stabiliti né la sede, né gli ambiti di insegnamento, sarà però un’università con corsi completi e favorirà – secondo Victor Tvircun – “occasioni di conoscenza reciproca e solidarietà regionale” (già dal 1998, invece, esiste un network di università del Mar Nero che promuove scambi e forme di cooperazione).
Le PMI e gli strumenti a loro supporto
Altro settore di estrema importanza è quello delle piccole e medie imprese, il cui sviluppo è stato tra gli obiettivi primari della fondazione, un modo per offrire un’alternativa ai paesi usciti dall’esperienza comunista. Gli strumenti a disposizione sono due: il gruppo di lavoro, che coinvolge pubblico – gli stati membri – e privato; il “business council”, riservato agli imprenditori. Entrambi, con modalità diverse, convergono per “creare un clima propizio agli investimenti e alle attività economiche”, attraverso “l’armonizzazione delle legislazioni, la creazione di meccanismi multilaterali per la protezione degli operatori stranieri, eventi di match-making, incentivazione per joint-ventures, programmi speciali per giovani e donne che fanno impresa”. Il terreno è propizio, le aziende italiane dovrebbero farsi avanti: a partire dalle mille già attive in Turchia.
La rilevanza politica
Ma la Bsec ha anche una rilevanza politica, anche se indiretta. Sono molte le situazioni calde tra stati membri (tra l’Azerbaigian e l’Armenia, tra la Georgia e la Russia, tra la stessa Turchia e la Grecia). L’Organizzazione per la cooperazione economica del Mar Nero non è coinvolta nella risoluzione dei conflitti politici, anche se offre regolarmente una piattaforma per il dialogo. Durante i vertici e gli altri incontri istituzionali, infatti, “gli stati membri possono confrontarsi e tessere legami attraverso progetti comuni”, propedeutici a negoziati veri e propri. La chiave è proprio la condivisione di problemi e progetti: la crisi economica, l’inquinamento del Mar Nero, il terrorismo e il crimine organizzato, la sicurezza energetica, i trasporti. Affrontarli attraverso i meccanismi istituzionalizzati previsti – vertici, incontri ministeriali, dichiarazioni, piani d’azione – può portare, se non all’emergere di un sentire comune, almeno al disinnesco delle forme più accese di conflittualità.