“ C’è un modo solo di vedere le cose,
finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi”
Pablo Picasso
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Uso questa affermazione per invitare il lettore ad una riflessione su come sono ricontestualizzati i beni culturali nelle realtà urbane contemporanee che ci appartengono.
Cosa sono i beni culturali? Sono tutte le testimonianze, materiali e immateriali, aventi valore di civiltà, ossia non solo gli oggetti d’arte, ma anche tutte quelle cose che hanno un valore storico.
Essi sono distinti in “beni materiali” e “beni immateriali”.
Sono beni materiali tutti quelli che hanno una forma definita e stabile, come i quadri, le statue, gli strumenti musicali, fino a comprendere anche gli utensili ed altro ancora.
I beni immateriali invece, sono tutti quelli che non hanno una forma definita e stabile, ma che esistono solo nel momento in cui avvengono, come le feste, i riti religiosi, le cerimonie folkloristiche, o gare sportive.
Un’ulteriore suddivisione che vien fatta dei beni culturali è tra “beni mobili” e “beni immobili”.
I primi sono quelli che possono esser spostati da un luogo ad un altro, senza comprometterne l’integrità (quadri, sculture, abiti, ecc.).
I secondi, arrivando a quei beni di cui tratterò in questo articolo, sono quelli che non possono essere spostati dal luogo sul quale sorgono. Quindi tutto ciò che è architettura e urbanistica, comprendendo anche le aree archeologiche e i beni paesaggistici.
Nello stesso Codice dei beni culturali e del paesaggio Sono stati fissati i concetti guida relativi al pensiero e alle attività sul patrimonio culturale italiano che riporto qui integralmente:
Tutela
La tutela è ogni attività diretta a riconoscere, proteggere e conservare un bene del nostro patrimonio culturale affinché possa essere offerto alla conoscenza e al godimento collettivi.
Si esplica pertanto in:
- riconoscimento, tramite il procedimento di verifica o dichiarazione dell’interesse culturale di un bene, a seconda della sua natura proprietaria;
- protezione;
- conservazione.
Conservazione
La conservazione è ogni attività svolta con lo scopo di mantenere l’integrità, l’identità e l’efficienza funzionale di un bene culturale, in maniera coerente, programmata e coordinata.
Si esplica pertanto in:
- studio, inteso come conoscenza approfondita del bene culturale;
- prevenzione, intesa come limitazione delle situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto;
- manutenzione, intesa come intervento finalizzato al controllo delle condizioni del bene culturale per mantenerlo nel tempo;
- restauro, inteso come intervento diretto su un bene culturale per recuperarne l’integrità materiale.
Valorizzazione
La valorizzazione è ogni attività diretta a migliorare le condizioni di conoscenza e di conservazione del patrimonio culturale e ad incrementarne la fruizione pubblica, così da trasmettere i valori di cui tale patrimonio è portatore.
La tutela è di competenza esclusiva dello Stato, che detta le norme ed emana i provvedimenti amministrativi necessari per garantirla; la valorizzazione è svolta in maniera concorrente tra Stato e regione, e prevede anche la partecipazione di soggetti privati.
Questo è un modo di veder le cose nello specifico dei beni culturali.
Per un attimo vorrei soffermare la vostra attenzione sui beni paesaggistici e architettonici.
I primi sono quegli angoli del territorio italiano che hanno particolare valore storico ed estetico, e che quindi sono da tutelare come beni realizzati dall’uomo. Ma l’uomo ben poco compie nella realizzazione di coste, vulcani, fiumi, e così via, se non la salvaguardia degli stessi (lì dove non ha la meglio lo sfruttamento lucroso dei beni), sottoponendoli ad un particolare regime vincolistico che è bene che ci sia, alle volte e fin troppo restrittivo impedendo totalmente la fruizione dello stesso spazio e quindi la diffusione della conoscenza di quel dato luogo e la sua preservazione, perché vien lasciato in stato di totale abbandono e degrado.
I beni architettonici e urbani non se la passano mica meglio. Tanti edifici storici come chiese sconsacrate e palazzi o sono sempre chiusi al pubblico, per custodire gelosamente i tesori in essi custoditi, celandoli alla comunità, o vengono affidati con grande scetticismo, o con grande non curanza a gruppi ed associazioni che li adoperano per i loro scopi, nella totale ignoranza dell’importanza dell’edificio e delle cure necessarie per la sua salvaguardia, già partendo da quelle più banali, come la pulizia del luogo, segno di rispetto per se stessi, per gli altri e nei riguardi del nostro passato.
Le fotografie che seguono ne siano un esempio e un monito per tutti, istituzioni incluse che difficilmente eseguono dei sopralluoghi alla riconsegna di detti spazi.
L’Italia è considerato da sempre come il Bel Paese, ma poco impegno mettiamo per insegnare e radicare tale concetto alla popolazione perché essa ne possa prender coscienza e assumere i giusti comportamenti necessari alla salvaguardia dello stesso. Insomma, se fossimo a scuola, gli insegnanti direbbero di noi, questi ragazzi sono intelligenti, ma non si applicano. Proprio così, perché gli strumenti li abbiamo tutti: istituzioni, civiltà, un territorio ricco di arte, di storia e cultura, ma diamo troppo per scontato tutto ciò per rimboccarci le maniche e metterci a lavorare, a studiare come ciascuno nel suo piccolo può contribuire all’equilibrio dell’ecosistema dei beni culturali che sono una parte di noi.
Fotografie dell’interno di “Palazzo Palmieri” (Autore: Maestro Antonio Russo), Trani, quando non è utilizzato. E’ molto più simile ad un magazzino sporco e disordinato che ad un bene culturale.
Questo è un altro modo di veder le cose sui beni culturali.
Infine, un cenno ad un altro punto di vista che ho acquisito assistendo, circa tredici anni fa, ad una conferenza presso la Facoltà di Architettura di Bari, nella sede di Santa Scolastica dove il relatore era l’architetto della corte Inglese di cui semplicemente non ricordo il nome, perché difficilmente conservo materiale che possa esser testimonianza di queste occasioni. Egli affermava che salvaguardare un bene culturale architettonico, non vuol dire necessariamente lasciarlo integro nella sua conformazione, ma anche riadattarlo, compiendo con intelligenza delle modifiche con interventi strutturali e planimetrici, ad usi più attuali e necessari.
Signori miei, siamo fieri di esser Italiani e perciò cerchiamo di agire nei confronti del nostro territorio e del suo patrimonio nel modo più consono e più simile all’immagine che abbiamo di noi nella nostra mente, quale popolo di un “Bel Paese”. Grazie!
Mariacristina Valletti
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