Ci sono quei film che vuoi vedere ma che, per un motivo per l'altro, finisci prima col perderli al cinema e poi a dimenticarti del tutto, come se non fossero mai esistiti. Era più o meno quello che era successo con questo film, il cui trailer riusciva a suggerire una trama che sembrava annunciarsi interessante e che vantava anche la produzione di Cristoforo Nolan, al tempo ancora una garanzia di qualità. Sì, non doveva esserci ancora Man of steel, aveva imparato a diffidare delle cattive compagnie. Però un po' tutti avevano cominciato a pernacchiarlo sonoramente, tanto che si iniziò pure a parlare della stella calante di Johnny Depp - traduzione: fu un flop clamoroso, dato che nemmeno l'arrapafemmine per eccellenza risollevava le sorti al botteghino. L'altro giorno però una mia amica me ne ha parlato, dato che in un momento di pausa-studio aveva deciso di vederselo, e sembrava molto confusa se promuoverlo o meno. Credo sia bastato questo per riaccendermi la curiosità, dato che era il primo parere non del tutto negativo che sentivo, così finalmente ho rispolverato la vecchia voglia di guardarlo e me lo sono gustato. Ah, alla fine, proprio mentre ero a metà film, l'amica mi ha mandato un messaggio in cui aveva deciso che per lei era una cacata. Ma già il fatto che ho dovuto per forza prendere una locandina straniera perché quella nostrana era a dir poco orrenda doveva farmi pensare su parecchie cose.
Will Caster è un genio dell'intelligenza artificiale che sta lavorando a una macchina in grado di simulare l'intero spettro delle emozioni umane. Quando viene meno per via di un attentato perpetuato da un gruppo di fanatici, sua moglie decide di usare la sua invenzione per riprodurre la sua mente. Ma le cose si ampliano in maniera drammaticamente imprevista...
Capisci chi è il nome alla regia e un paio di conti tornano. Wally Pfister, qui al suo esordio dietro alla macchina da presa, ha passato invece gran parte della propria vita accanto alla videocamera, poiché è il direttore della fotografia che segue Nolan dagli albori della sua carriera - da Memento in poi, per intenderci. Quindi nel vedere il nome del buon Cristoforo e della sua inseparabile moglie (che a differenza di quella altrettanto inseparabile di Snyder ha mantenuto il cognome da nubile) fra i produttori esecutivi, quelli che sganciano i big money, capisci che questo è un favore che fa all'amico e collega di una mezza vita, quindi assembla metà delle maestranze che hanno seguito i suoi contestatissimi film (la fotografia però la cura tal Jess Hall) e le affida nelle sue inesperte mani. Basta vedere il cast che, a parte per la superstar protagonista, è composto perlopiù da residuati bellici di Nolan - Morgan Freeman e Cillian Murphy dalla trilogia dell'uomo-sorcio, Rebecca Hall da The prestige, Josh Stewart da The dark knight rises e Lukas Haas da Inception. Ricordo che la cosa ai tempi aveva generato un piccolo mare di polemiche, che io però ho bellamente ignorato, perché in fondo non ci ho visto tutto questo male. Wally Pfister nella sua carriera ha avuto modo di farsi i giusti contatti e, con l'aiuto di una persona che ha a sua volta aiutato nel rendere più cristalline le sue visioni, si è tolto il capriccio di fare il suo film da regista. Sempre meglio di uno che esce da un talent, dico io. Forse avrebbe dovuto iniziare con qualcosa di più modesto ma ormai il danno è fatto, il film si è rivelato un flop clamoroso al botteghino e per la prima volta nella sua vita Johnny Depp (miracoloso Johnny, imprescindibile Johnny, monotono Johnny) ha sentito la sua stella eclissarsi. E dire che il film in sé non è brutto, anzi, se dite che questo film è brutto volete dire che i film brutti non li avete mai visti, ma è innegabile che ci siano diversi problemi durante lo svolgimento. Fondamentalmente, potremmo dire che Transcendence è una scoreggia che cerca di essere un tuono, un film insulso che però cerca di far leva su dei temi molto interessanti che la sceneggiatura di Jack Plagen non riesce mai ad approfondire se non coi soliti rodati trucchetti, con una parte iniziale che dure fin troppo (e il trailer aveva già anticipato tutto), personaggi di cui alla fine non si viene più a sapere nulla ma che sono stati fondamentali per lo svolgersi delle vicende e una risoluzione degli eventi fin troppo facilona, anche se è lì che riserva le idee migliori. Il guaio maggiore, però, sta nella regia del povero Wally. Perché il film, detta senza mezzi termini, non emoziona, non crea tensione e non fa provare neppure un minimo di apprensione per i personaggi. E la storia offre anche degli spunti notevoli, quello è vero, ma purtroppo non bastano quelli a creare un bel film. Il prigioniero di Azkaban si è rivelato un film davvero molto bello anche se la sceneggiatura era piena di buchi, così come Pacific rim è quanto di più lontano possa esistere da Transformers, anche se il genere e gli intenti sono gli stessi, proprio perché sono stati realizzati da dei registi davvero capaci. Qui le immagini comunicano davvero poco, gli effetti speciali sono amalgamati in maniera pessima e, cosa fondamentale, non tutti i momenti hanno il giusto raccordo, cosa che crea diverse scene inutili e un senso di noia costante per un ritmo che decolla mai, favorito dall'incapacità di sottolineare quelli che sono i momenti più importanti. Ma soprattutto, termina con un'apocalisse fine a sé stessa e che non vuole comunicare nessun messaggio, se non quanto due persone si siano amate. Un po' troppo poco per tutto l'ambaradam che sono andati a costruire.
Comunque sì, Johnny Depp quando non fa Johnny Depp (con smorfie allegate) è fuori luogo massimo. La sua interpretazione qui poi rasenta lo zero.Voto: ★★