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transformers 3

Creato il 02 agosto 2011 da Albertogallo

TRANSFORMERS: DARK OF THE MOON (Usa 2011)

locandina transformers 3

Era da un po’ che non mi concedevo il piacere di contribuire a questo blog. Mi diletterò a raccontarvi dell’ennesimo film per nulla serio che ho visto l’altra sera, e cioè Transformers 3. Per la verità non c’è molto da dire, se non che trattasi di un film di enormi bruttezze e di riuscitissimi intenti.

Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati? Siamo proprio sicuri di volerlo fare? Transformers 2 – La vendetta del caduto era un film di una bruttezza insopportabile. Stupido, insensato, noiosissimo, e per di più stupido (lo dico due volte perché non renderò mai abbastanza l’idea della sua stupidità). Transformers 3 narrativamente non necessita che sia nota la trama del secondo capitolo della serie, se non per ricordarsi che nell’episodio precedente il malvagio Megatron veniva sconfitto dalle forze del bene; e se nel presente capitolo esso appare sotto forma di uno scassatissimo e arrugginito camion di grossa cilindrata, questo potrebbe cogliere di sorpresa lo spettatore dimentico delle puntate precedenti. Tuttavia il collegamento, come del resto la trama nella sua interezza, non è rilevante: Megatron infatti si appresta a buggerare tutti in grande stile. Come? Spedendo sulla Luna i suoi acerrimi nemici, gli Autobot, i cui componenti sono sostanzialmente sempre quelli – fatta eccezione per uno che era stato spezzato in due nel primo episodio da Megatron stesso e non so quando sia stato ricomposto – e due o tre figure comprimarie, la maggior parte delle quali dovrebbe svolgere l’ormai sempre più presente ruolo di “linea comica” secondo un gusto per lo meno discutibile (almeno per uno spettatore sopra i quattordici anni… La verità è che ho sentito gente sganasciarsi molto più di quanto avrei voluto). Sulla Luna si cela una terribile verità: un’astronave autobot la cui esistenza è stata celata ai Nostri e che invece è la prova della consapevolezza degli umani dell’esistenza dei Transformers ben prima che quel bel tomo di Shia LaBeouf ne venisse a conoscenza due capitoli fa. Non solo: alcuni umani collaborano con i Transformers, con quelli cattivi, e da molti anni ormai. Colpo di scena! Per questa ragione Megatron sembra povero in canna, ma in realtà non lo è affatto: ha un socio d’affari umano che gonfia e sgonfia i bilanci della Nasa a seconda che faccia più o meno comodo ai robottoni cattivoni. Datovene questo piccolo assaggio, vi avverto che la trama è molto più intricata di così e ha molto meno senso, e pertanto in questa sede vi risparmierei il resto. Come se importasse! Quel che a me è parso di capire è che, aggiungendo tanti eventi uno meno ragionevole dell’altro, alla fine lo spettatore, disinteressato di questo macchinosissimo intreccio di cose improbabili e sconnesse, finisce per desiderare ardentemente le scene d’azione. Così ardentemente da non perdersene un singolo fotogramma, condendolo con commenti divertiti, risate, grugniti e tutto il campionario di esultanze concesse in uno spazio solitamente intimo e riservato quale la sala cinematografica.

E qui passiamo al secondo punto. Abbiamo detto: enormi bruttezze e riuscitissimi intenti. Delle enormi bruttezze abbiamo parlato e posso garantire che mi sono risparmiato parecchio, riservandomi giusto di fare ancora un paio di osservazioni: la trama, i dialoghi, il presunto umorismo è tutta roba di ultimissima categoria. Le scene d’azione, invece, sono d’alta scuola. Ora, lasciamo perdere il fatto che è tutto in digitale (un digitale in ogni caso con i fiocchi e controfiocchi), come se il cinema d’azione ai giorni nostri non ne facesse già un uso esagerato. Parliamo piuttosto del fatto che Michael Bay sia in grado di creare sequenze d’azione di qualsiasi durata, e che quei tre quarti d’insopportabile preparazione servano a portare a un’ultima mezz’ora di botti ed esplosioni senza soluzione di continuità. Parliamone, perché è straordinario, è divertente, è rocambolesco, è emozionante: alcuni dei personaggi più infidi trovano persino riscatto in qualche impresa gloriosa. Il regista tira giù tutta Chicago pur di distruggere edifici, far volare robot, far esplodere cose, far cadere persone, far improvvisare piani, farli fallire, farli cambiare; far spuntare asce giganti dal nulla, far spappolare teste di robot, far massacrare mezza popolazione polverizzandola: in un caleidoscopio di iperviolenza che non urta, tanto è fumettone! Bay utilizza tutte le varie improponibilità della trama per aggiungere gente che serve a creare ulteriore casino. Un casino armonico, che non infastidisce: non si tratta soltanto di una mezz’ora di caos più o meno diffuso dove non si sa chi è chi o chi vince o chi perde. È una macchina perfetta di suspence e di ribaltamenti di situazioni, tutte così esageratamente spettacolari (e, attenzione, senza giocare al rialzo: non è necessario che la cosa successiva sia più epica, bestiale o surreale di quella precedente), tutte così perfettamente descritte dallo sguardo del regista che te le godi proprio, e alla fine riesci anche a uscire contento; non esageratamente contento, ma abbastanza da non prendertela con il costo del biglietto, con i soliti americani che fanno sempre queste porcate, con gli attori pessimi, con la trama che fa acqua da tutte le parti, con i dialoghi imbarazzanti e via dicendo. A differenza del secondo capitolo, dove tutto era così scadente da non riuscire in nessun modo a giustificare la spesa, in questo caso ci si può dire appagati per quel che ci si aspettava: robottoni che fanno la guerra. E questo per un tipo di prodotto che investe così tanti soldi che non voglio nemmeno pensarci, alla faccia delle ingiustizie sociali e della crisi costante dei mercati: i soldi buttati (e buttati male) sono giustificati dal fatto che la serata è stata gradevole, rilassante. Almeno per un paio d’ore successive alla visione del film: dopo di che ci si indigna e ci si torna a chiedere il perché. D’altro canto non mi sono ancora risposto a quell’altro quesito, e cioè: “Ma perché dovresti avere bisogno, addirittura bisogno, di guardare un film con dei robottoni che si menano?” Per adesso la risposta più sensata è “Perché mi permette di volare con la fantasia”. Al secondo posto c’è “Perché scarica l’adrenalina a furia di botti e risate”. Al terzo c’è “Perché ho otto anni”.

Tre considerazioni finali, poi giuro smetto:

1) Gli attori: Micheal Bay coinvolge ancora una volta John Turturro, gli affianca Frances McDormand e concede un piccolo spazio addirittura a John Malkovich. Tutti e tre fanno il loro lavoro senza esagerare, senza sporcarsi le mani. Sembrano divertirsi, ma lasciano lo spazio necessario al giovane LaBeouf di tenere il film in piedi, e ci riesce abbastanza, sebbene il suo personaggio sia completamente fuori da ogni logica, bipolare e nevrotico. Senza infamia e senza lode il resto del cast già presente negli episodi precedenti, inguardabile la sostituta di Megan Fox, tal Rosie Huntington-Whiteley: non nel senso che sia brutta (tutt’altro), ma nel senso che non sa recitare. Non sa farlo e basta. Menzione a Ken Jeong, l’unico attore in grado di entrare anima e corpo dentro lo spirito dell’umorismo inspiegabile che contraddistingue l’intera saga, portandolo alle estreme conseguenze; il suo personaggio così risultando, pur nella sua brevità, uno dei meglio riusciti di tutta la trilogia.

2) Fedeltà al fumetto/cartoon: a mio parere nessuna. Non ne so molto, ero piccolo quando mi ci drogavo e confesso che il cartone vent’anni dopo è piuttosto inguardabile, così come ho trovato illeggibili le recenti riscritture americane del fumetto. Alcuni personaggi, come Megatron, Optimus Prime, Starscream e Shockwave (pur in una versione reinventata e incredibilmente più cattiva e cool di quella originale) mi pare siano stati riportati con una certa coerenza rispetto agli originali. Gli altri no e basta. Non voglio ripetere che l’umorismo è terribile, no: dirò che non ho capito da dove lo abbiano tirato fuori, perché nel fumetto/cartoon non c’è. La cosa mi lascia sgomento.

3) Il 3d: da qualche parte ho letto che questo film è la morte e l’esaltazione del 3d. Sono d’accordo: il 3d è una tecnologia inutile che non cambia in nessun modo l’esito di una pellicola, ma è anche vero che il 3d permette allo spettatore finalmente di riconoscere i robot l’uno dall’altro e di capire cosa fanno, annosissima questione relativa ai film precedenti. Dirò di più, però: in certi frangenti l’ho anche apprezzato, l’ho trovato spettacolare. Ciò non cambia la mia opinione in generale sul mezzo, non solo: tenere due paia d’occhiali per due ore e mezza è un’inutile sofferenza alla quale non vorrei più essere costretto. Inoltre ci sono alcuni momenti in cui è evidente che il 3d richiede di essere usato quando invece non ci sta e basta: un elicottero passa, un lampione viene inquadrato in primo piano, un altro elicottero passa, poi è il turno di un palazzo, poi c’è della cenere. È evidente che una volta scelto il 3d poi devi usarlo sempre, e per questo escogitare dei mezzucci che imbruttiscono la qualità e il senso delle immagini. Se ci aggiungi che per usare il 3d devi necessariamente inserire delle sequenze che si svolgono nei cieli, altrimenti poi non rende… Insomma, speriamo che la smettano e basta.

Con questo ho terminato. Un film dimenticabile ma che regala i suoi momenti. Non fosse stato così lungo avrei detto meno cose. Fortuna che il finale è molto stringato, cosa che ho apprezzato assai. E fortuna che anche questa saga è finita.

Francesco Rigoni



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