“L’aeroporto di Trapani è stato sicuramente quello più impegnato nelle operazioni di guerra in Libia. Le attività alleate sono iniziate il 19 marzo 2011 e sono proseguite senza soluzione di continuità fino al 31 ottobre, anche se alcune componenti aeree sono rimaste operative a Birgi sino al successivo 14 dicembre, giorno in cui si è tenuta la cerimonia ufficiale di chiusura dell’operazione Unified Protector. “A Trapani sono confluiti tutti i supporti, uomini e donne, inviati dagli altri reparti dell’Aeronautica Militare per garantire la sostenibilità delle operazioni in modo continuo, e per questo è stato costituito il Task Group Air Birgi, un’unità dedicata alla gestione delle missioni della componente aerea italiana, che si è avvalsa del supporto tecnico e logistico del 37° Stormo per la preparazione e la condotta dei voli”, ricorda il Ministero della difesa. “I servizi e i supporti sono stati allo stesso modo assicurati anche alle altre componenti NATO rischierate sulla base e hanno compreso, sette giorni su sette, ventiquattro ore al giorno, l’assistenza tecnica a terra, il rifornimento di carburante, il controllo del traffico aereo, il servizio meteorologico, quello antincendio, l’assistenza sanitaria, il servizio di sicurezza, oltre all’alloggiamento e il vettovagliamento per tutto il personale presente”.
Nei sette mesi di attività, il Task Group Air Birgi ha totalizzato quasi 1.700 missioni per un totale di oltre 6.700 ore di volo operate con gli F-16 del 37° Stormo, i caccia intercettori Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle (Bari), i cacciabombardieri Tornado IDS del 6° Stormo di Ghedi (Brescia) ed ECR del 50° Stormo di Piacenza e gli AMX del 32° Stormo di Amendola (Foggia) e del 51° Stormo di Istrana (Treviso). Nel corso delle operazioni, i velivoli AMI hanno sganciato in Libia più di 500 tra bombe e missili da crociera a lunga gittata. Dal Task Group Air Birgi è dipeso infine l’utilizzo degli aerei senza pilota Predator B schierati nello scalo pugliese di Amendola.
Per tutto il corso del conflitto, a Trapani sono stati schierati pure sette caccia F-18 Hornet, due velivoli tanker C-150T e due CP-140 Aurora per la guerra elettronica delle forze armate canadesi, tre velivoli E-3A AWACS della NATO e due AWACS e due aerei da trasporto VC-10 Vickers dell’aeronautica britannica. Dallo scalo siciliano sono transitati pure 300 aerei cargo e circa 2.000 tonnellate di materiale a disposizione della coalizione alleata. Stando alle stime ufficiali, la NATO avrebbe lanciato da Trapani quasi il 14% dei blitz aerei contro obiettivi libici. Un vero primato di morte.
A causa delle prolungate operazioni belliche in nord Africa, il traffico civile di Trapani Birgi ha subito una drastica riduzione. Solo nel mese di maggio 2011, la compagnia aerea low cost Ryanair è stata costretta a cancellare 72 voli. “Nello stesso mese, la limitazione imposta dallo Stato Maggiore dell’Aeronautica si è tradotta in un 20% in meno nel traffico passeggeri e in un 16% in meno nei movimenti dei velivoli”, ha dichiarato AirGest, la società che gestisce lo scalo. Oltre agli enormi disagi per i passeggeri, la ipermilitarizzazione di Trapani Birgi dello scorso anno ha causato il crollo verticale dei profitti delle compagnie aeree e delle presenze turistiche e pesanti effetti sul fronte occupazionale. I 70 dipendenti a tempo indeterminato dello scalo hanno rischiato di essere messi in mobilità mentre ad alcuni dei lavoratori a tempo determinato ed interinali è stato negato il rinnovo dei contratti. Tagli pure tra il personale adibito ai servizi aeroportuali (bar e ristorazione, pulizia, noleggio auto, taxi, ecc.). Con i droni USA e NATO perennemente in rotta sui cieli del trapanese, le condizioni economiche e occupazionali di centinaia di lavoratori siciliani potrebbero ulteriormente peggiorare.”
Da Aerei senza pilota all’assalto dei cieli della Sicilia occidentale, di Antonio Mazzeo.