A voi piace emanare le leggi, ma più ancora vi piace trasgredirle, come fanciulli che innalzano, per gioco in riva al mare, torri di sabbia e le distruggono ridendo. Ma intanto che innalzate queste torri, il mare trasporta nuova sabbia sulla riva, e se le distruggete il mare ride di voi. Il mare, in verità, ride sempre insieme all’innocente. Cosa pensate, maestro di quelli per cui le leggi umane non sono torri di sabbia e la vita non è un mare? La loro vita è una roccia che, a propria somiglianza, vorrebbero intagliare con il cesello della legge. E di colui che va al banchetto e torna sazio e stanco, chiamando profano ogni banchetto e i convitati fuori legge? Di essi dirò che mostrano la schiena al sole, vedono soltanto la loro ombra, e questa è la loro legge. Per loro il sole è un seminatore di ombre. Riconoscere le leggi, chinarsi a fare ombra sulla terra? Ma quali immagini, tracciate sulla terra, vi possono afferrare, voi che camminate guardando il sole? Quale uomo vi legherà con la sua legge se spezzerete le porte della prigione umana? [Maschera artificiosa fantasmagorica ricchissima nell'ognipresente sorriso scolpito smagliante, la corte ama riempir di giocattoli viventi e nessun lo riguardi nonché del privato sacro suo impero pubblica riprensione azzardi.] (Meditazione su <Le leggi> di Gibran Kahlil Gibran).
@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
ALL’ ITALIA
Tardi ogni pianto, ogni querela è tardi,
se lamenti il passato e gemi e plori,
ché tralignati son questi codardi
ne’ conviti, ne’ balli e negli amori.
Deh spera! Volgi a noi lieta gli sguardi
e rifiorir vedrai gli antichi allori,
o patria, spera! Se l’ingegno ferve
non si muor nella gonna e non si serve.
-Giuseppina Turrisi Colonna-
(Palermo, 1822-1848)