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Spesso quando si sente parlare di acque alte, si finisce per fare un po' di confusione, non sapendo mettere bene a fuoco ciò che è il frutto di empasse climatologici, da ciò che è invece collegato a fenomeni contingenti, quasi sempre di natura geologica. Alla luce di ciò si può introdurre l'argomento soffermandosi sul fatto che in tutto il mondo il livello delle acque sta progressivamente aumentando per un motivo ben preciso: lo scioglimento dei ghiacci. L'argomento è strettamente dipendente dal cosiddetto effetto serra, tale per cui, con l'aumento medio delle temperature, si ha anche una velocizzazione dei processi di scioglimento glaciali, che, di conseguenza, provocano un innalzamento globale dell'asticella immaginaria che misura l'orizzontalità di mari e oceani. Sul surriscaldamento globale se ne parla tutti i giorni, spesso a sproposito. Le dispute insorgono anche fra gli addetti ai lavori, con scienziati schierati con l'idea che l'effetto serra sia esclusivamente colpa dell'uomo, e altri convinti invece che la sovrabbondanza di anidride carbonica nell'aria sia il semplice risultato di un processo di equilibrio intrinseco alle dinamiche “esistenziali” della Terra: in pratica il nostro pianeta si saprebbe regolare da solo, decidendo secondo parametri che probabilmente ci sfuggono, in che modo creare i presupposti per un periodo di caldo, piuttosto che freddo. Quel che è certo è che le percentuali gassose nell'aria sono in costante cambiamento, da sempre, per cui i livelli di anidride carbonica, ma anche ossigeno e altri elementi non sono mai uguali a se stessi. È, peraltro, sulla base di questi cambiamenti che flora e fauna interagiscono strettamente con l'ambiente, provocando “epoche” di storia naturale diversissime fra loro che si accavallano dalla notte dei tempi. Per esempio è noto che nel Carbonifero ci fu un aumento considerevole di ossigeno nell'aria, tale per cui molti animali ampliarono i loro sistemi respiratori, diversificando specie che oggi paiono impensabili e in oggettiva controtendenza ai criteri aerobici attuali. È per questo che si assiste al cosiddetto “gigantismo degli insetti”. Nel Carbonifero compaiono insetti grandi come uccelli, libellule che oggi potremmo tranquillamente rapportare alle dimensioni di un gabbiano, per via di sistemi tracheali decisamente oversize. Lo stesso riguarda il biossido di di carbonio che negli anni è cambiato. Senza andare troppo in là nel tempo si può immaginare che ci fossero delle strette relazioni fra “indici carbonici” atmosferici e l'optimum climatico medievale e la PEG (Piccola Età Glaciale) avvenuta fra il Quattrocento e l'Ottocento. Nella rima fase la temperatura era mediamente più alta di quella attuale. La verde Groenlandia dava ospitalità a genti che, presumibilmente, raggiunsero le Americhe molto prima di Colombo. Successivamente si innesca un fenomeno controverso, con un abbassamento del limite delle nevi perenni di almeno duecento metri: in Inghilterra non è più possibile coltivare la vite e molti insediamenti in Groenlandia e Islanda vengono abbandonati per il drastico abbassamento delle temperature. Più ampie oscillazioni dei valori gassosi nell'aria si hanno in concomitanza con l'alternanza fra periodi caldi e glaciazioni: l'ultimo evento glaciale risale a 13mila anni fa, con la fine della glaciazione wurmiana e l'inizio di un interglaciale che, nonostante piccole oscillazioni climatiche non più lunghe di qualche secolo, perdura ancora oggi. Uno degli elementi che consente di misurare quest'avvicendamento fra periodi caldi e freddi è lo studio delle regressioni e trasgressioni marine, ossia i periodici innalzamenti e abbassamenti del livello delle acque che si trovano impressi nelle rocce, a mo' di traccia fossile, offerta da particolari molluschi. Da ciò si deduce che il livello dei mari è in costante mutazione, così come le percentuali di gas nell'aria e l'abbondanza di ghiacci sulla Terra: durante i periodi caldi il mare sale e i ghiacciai si restringono, durante le fasi fredde, avviene il fenomeno contrario. Nel Pleistocene si assiste a una fase fredda in cui i ghiacciai raggiungono spessori considerevoli in tutto l'emisfero boreale; di contro i mari si abbassano drasticamente, calando la virtuale asticella di riferimento di circa 120 metri. È, dunque, alla luce di queste dinamiche geofisiche che deve essere visto il processo attualmente in atto concernente la crescita delle acque su tutto il pianeta: al di là dell'effetto serra conclamato, va valutato il fatto che stiamo assistendo a una fase diametralmente opposta a quella verificatesi nel Pleistocene, che anziché contemplare l'abbassamento dei mari, riguarda il loro innalzamento. E così si spiega il motivo per cui le peggiori stime assicurano che entro il 2100 città come Venezia, New York e Londra finiranno per parafrasare il mito di Atlantide. Però non sempre l'aumento dei mari è figlio dello scioglimento glaciale e dell'incremento dei livelli di anidride carbonica nell'atmosfera, e quindi dei mutamenti a livello globale. Venezia, per esempio, sprofonda anche perché sorge in un contesto geologico precario, dove si sta verificando uno scontro fra masse continentali. In tal senso sussiste un processo noto come subduzione, che i geologi riconducono allo scivolamento di una placca litologica sotto l'altra, con conseguente innesco di processi magmatici e abbassamenti pedologici. Va ricondotto a questi eventi anche la formazione di nuove catene montuose sottomarine, tali per cui l'occupazione volumetrica di un certo bacino va di pari passo con l'innalzamento delle acque. Nel messiniano, invece, con la chiusura dello Stretto di Gibilterra, si è avuto un lento e progressivo prosciugamento del Mare Mediterraneo, con un calo eccezionale del livello marino. Si parla non a caso di crisi del messiniano per delineare un periodo geologico in cui l'area mediterranea era profondamente diversa da quella attuale. Ha fine con il Pliocene, con l'apertura di un canale attraverso Gibilterra e il riversamento di quantità straordinarie di acqua, con cascate cento volte più “possenti” delle cascate Vittoria. Un altro riferimento va al fenomeno del bradisismo che, pur non contemplando la variazione eustatica delle acque concernente gas e tettonica a placche, inevitabilmente porta a un altalenante su e giù del livello marino in relazione a un preciso ambito geografico. Il bradisismo è per esempio quello che si verifica in località come Pozzuoli dove, una sottostante camera magmatica, in seguito a processi di pressurizzazione e depressurizzazione, porta il suolo a periodiche altalene. In media il bradisismo induce a “scuotimenti” pedologici dell'ordine di un centimetro all'anno, benché in alcuni periodi il fenomeno sia più o meno accentuato.
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