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Trattamento farmacologico dell’ADHD e Abuso di Sostanze

Da Psychomer
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Azzurra Spreafico
luglio 6, 2010Posted in: pedagogia, psicologiaTrattamento farmacologico dell’ADHD e Abuso di Sostanze

Gli ultimi decenni hanno visto un lungo dibattito scientifico rispetto alla correlazione possibile, o meno, tra l’uso di farmaci per trattare l’ADHD e l’abuso di sostanze in adolescenza e in età adulta. Le ricerche, due condotte dal National Institutes of Health e una dai ricercatori newyorkesi della University School of Medicine (NYU) del Massachusetts General Hospital/Harvard Medical School, mostrano che IL TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DI BAMBINI (tra i 6 e i 7 anni) AFFETTI DA ADHD NON AUMENTA IL RISCHIO DI ABUSO DI SOSTANZE. (Il report è stato pubblicato il 1 aprile 2008 sull’ American Journal of Psychiatry)

Il dato fondamentale è l’età: i bambini trattati prima dei 7 anni maturano un rischio di abuso pari ai loro coetanei che non presentano il disturbo. Coloro che invece hanno assunto medicinali tra gli 8 e i 12 anni d’età AUMENTANO CONSIDEREVOLMENTE IL RISCHIO DI ABUSO DI SOSTANZE . Perciò non si può affermare che il trattamento dei medicinali sia completamente slegato all’abuso di sostanze.

PERCHE’ AUMENTA IL RISCHIO DI ABUSO DI SOSTANZE?

I medicinali per il trattamento dell’ADHD sono degli stimolanti che aumentano la CONCENTRAZIONE DEI NEUROTRASMETTITORI DI DOPAMINA nel Nucleo Acclumbus. La dopamina, semplificando al massimo, gioca un ruolo importante nel comportamento, provocando il “desiderio” di “qualcosa” che viene colmato dalla serotonina, prodotta quando questo “qualcosa” è stato soddisfatto e quindi dà pace, calma e serenità.

Trattamento farmacologico dell’ADHD e Abuso di Sostanze

MOLTI STUDI SUGLI ANIMALI MOSTRANO CHE LE DROGHE AUMENTANO LA PRODUZIONE DI DOPAMINA, DIMINUENDO QUELLO DELLA SEROTONINA. Perciò il desiderio è sempre più difficile da colmare e occorre aumentare la dose per ottenere la sensazione di pace (la tolleranza); più droga significa però più dopamina e sempre meno serotonina, in un circolo che porta al buio, se non all’overdose.

Questa breve spiegazione, in chiave neurobiologica, ci mostra quanto possono essere negativi gli effetti del trattamento farmacologico durante l’infanzia, indipendentemente dall’età.

Mi sembra opportuno anche sottolineare che spesso l’ADHD viene diagnosticata nei primi anni delle elementari, dove la scuola mostra di essere ben poco tollerante ai sintomi di iperattività e disattenzione. Sappiamo bene che tra le comunicazioni scuola/famiglia, la diagnosi, i documenti e l’inizio del trattamento spesso intercorrono molti anni di vuoto, di attesa. Quindi è molto più probabile che i farmaci, se vengono scelti come terapia da parte della famiglia, sono somministrati in età tardiva, intorno ai 7/8 anni.

Come avrete ben capito,per moltissimi motivi, io non sono d’accordo con il trattamento farmacologico dell’ADHD.

Inanzitutto l’ADHD va affrontato a livello sociale e non medico, quindi questo presuppone un impegno dell’ambiente e del contesto piuttosto che sulla persona. I sintomi del suddetto deficit infatti sembrano dare più fastidio agli altri che alla persona stessa. Il problema va quindi visto alla base e non mi sento di nascondere e ripetere che forse la soluzione va ricercata nella “paura del diverso” che permea la società.

e ancora..

Sai che gli studi più recenti hanno dimostrato che gli studenti deprivati del sonno hanno un alto rischio di sviluppare disturbi di iperattività e attenzione (ADHD) ? Leggi l’articolo: “Il cattivo riposo: è una causa dello sviluppo dei disturbi di comportamento?“

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Azzurra, Pedagogista e educatrice professionale laureta in scienze dell'educazione e laureanda in scienze pedagogiche. Se vuoi sapere altro di me leggi alla pagina -chi siamo- oppure aggiungimi in facebook (Azzurra Spreafico). ecco la mia email, nel caso tu voglia contattarmi: [email protected] Sito personale: www.pedagogistaleccobrianza.it

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