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Trattativa Stato-mafia? Pensiamoci con un delicato tocco di ironia…

Creato il 04 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Qualche giorno fa ho letto molto attentamente (sul quotidiano La Provincia di Cremona) un articolo che descriveva le convinzioni espresse dal Dott. Ingroia (Procuratore aggiunto antimafia presso la Procura della Repubblica di Palermo) relativamente al

Antonio Ingroia

Antonio Ingroia (Photo credit: flavio.leone)

coinvolgimento di certi politici (di area democristiana o giù di li) in quel “presunto” contratto tra lo stato e la mafia e resto sempre più convinto non tanto dell’esistenza di quel contratto (perchè tutti l’abbiamo notato in tante svariate sentenze penali emesse più a favore di ‘alcuni mafiosi’ che dello stato quindi del popolo) ma che il Dott. Ingroia non si renda conto di quale catastrofe accadrebbe se lo stato non fosse stato aiutato dalla mafia in tutti questi anni, con l’acquisto dei BOT e CCT italiani, per sopportare il peso
finanziario del debito pubblico che il comune cittadino non ha la possibilità di sobbarcarsi visti i numeri.
Qualsiasi ‘mafia’ o ‘facsimile’ intesa come proprietaria di capitali liquidi non controllabili (quindi esenti da tassazione al pari di quelli evasi od estorti) ha bisogno per poterli rimettere nel circuito legale ovvero riciclarli o ‘lavarli’ di un istituto di credito che a sua volta deve essere controllato da una banca centrale (nel nostro caso dalla Banca d’Italia) che li recepisca fisicamente per poi tramutarli in numeri su un conto corrente.
La nostra Banca d’Italia, che nel suo ‘board’ ha insediati soggetti incaricati dalle istituzioni (Ministero del Tesoro) ed elementi privati (Associazione Industriali), sicuramente sa qual’è il fabbisogno corrente e pluriennale per la gestione ordinaria e straordinaria del nostro gravoso debito statale sottoscritto dalla dirigenza statale e non dal signolo cittadino, potrebbe comportarsi, a mio avviso, molto più trasparentemente di quei ‘nominati’ politici sopracitati ed addivenire ad un contratto commerciale pubblico con
tutte le mafie italiane chiedendo loro di sottoscrivere (e con tutti i capitali che queste mafie hanno già investito nel tessuto produttivo italiano non dovrebbero ricevere difficoltà) un altro piccolo sforzo.
In questo modo potremmo staccarci dal guinzaglio della BCE e di quei potentati esteri (che avendo guadagnato sopra le nostre teste per decenni vendendoci le loro indispensabili materie prime energetiche) non avrebbero più la possibilità di comprarci o gestirci (evito di scrivere ricattarci) con i loro fantastiliardi di dollari un pò come succede in giappone.dove la loro mafia è addirittura quotata in borsa forse perchè funzione ed è più rispettosa delle nostre.
Cordiali saluti.

Alberto Nolli

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