Autore: La Redazione
Tuttavia, ci sono paesi dove, oggi, un messaggio su Internet può costare la prigione. E non in senso metaforico. L’alta corte cinese, infatti, ha di recente, nel piano di una serie di leggi contro la diffamazione, stabilito che gli internauti che posteranno rumors infondati, e i cui post saranno replicati da altri utenti almeno 500 volte, o visualizzati 5000 volte, rischieranno, come detto, una condanna a tre anni di detenzione.
In Cina, Twitter non è accessibile, ma esistono numerose piattaforme di microblogging “equivalenti”, i cosiddetti weibo, tra i quali il più diffuso è Sina Weibo, e gli sforzi del governo per mettere i bastoni tra le ruote a mezzi del genere, negli ultimi mesi si sono moltiplicati.
Ufficialmente si tratta di misure di tutela della rispettabilità pubblica, contro la diffamazione e contro l’immissione in Rete di informazioni capaci di minacciare la sicurezza nazionale e destabilizzare le comunità. Il problema è che, come si può comprendere con facilità, le applicazioni possono, purtroppo, portare molto lontano.