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Coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia palermitana e dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia, gli uomini del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Palermo hanno scoperto quella che si può definire come una vera e propria montagna di immondizia (è infatti alta almeno dieci metri, di cui sette sottoterra).
A guidare l'affare l'Euteco srl di proprietà di Giuseppe Liga (nella foto), capomandamento di San Lorenzo fino all'arresto del marzo 2010 e considerato l'erede del clan Lo Piccolo e già detenuto, in regime di 41bis, nel carcere di milanese di Opera.
In manette sono finiti anche Amedeo Sorvillo, 58 anni, amministratore e direttore tecnico della Euteco e Agostino Carollo, 46enne, gestore della società, che era comunque ben salda nelle mani di Liga. Ambedue erano stati arrestati nell'operazione di marzo 2010 e poi tornati in libertà.
Già nel maggio dello scorso anno all'interno del cantiere intestato alla Euteco era stato rinvenuta – e sequestrata – una grasso discarica abusiva, riempita con prodotti derivanti dall'attività imprenditoriale svolta principalmente nel settore della manutenzione delle linee elettriche.
Materiali plastici da imballaggi, batterie al piombo esaurite, filtri intrisi di oli minerali esausti, fibre polimeriche sono solo alcuni dei materiali rinvenuti nella discarica, la cui superfici era stata ricoperta da una massicciata di cemento.
Oltre alla discarica, è stata sequestrata tutta la documentazione inerente ai contratti di appalto per la manutenzione della rete elettrica e alcuni certificati di prove di qualità dei materiali di reinterro e ripristino che ne accertavano l'idoneità ma palesemente contraffatti. Tale sequestro ha peraltro accertato come la documentazione sia stata prodotta fino al 2006, tanto da porre l'interrogativo di come le autorità competenti al controllo abbiano svolto il loro operato.
La Euteco, che eseguiva lavori in appalto anche per conto dell'Enel, riusciva a sbaragliare la concorrenza attraverso l'interramento dei rifiuti, eliminando così i costi relativi a trasporto e smaltimento, potendo così praticare il prezzo più basso sul mercato e mettendo fuori gioco le imprese che invece lavoravano onestamente.
«Siamo di fronte alla prima impresa eco-mafiosa» - ha commentato durante la conferenza stampa il procuratore Ingroia - «finora era stata la camorra a mostrare interesse all'attività di smaltimento illecito dei rifiuti. Con questa indagine è venuto fuori il primo business di Cosa Nostra in questo settore». Il magistrato ha inoltre sottolineato come ancora una volta fondamentale sia stato l'uso delle intercettazioni, «senza le quali l'indagine non sarebbe stata possibile».