Magazine Diario personale

Tre figli, un solo figlio

Da Maddalena_pr

NON È NECESSARIO ESSERE ASSOLUTI PER ESSERE UNICI

P1080905_pe_wprnA. ha una sola figlia. Una bimba bellissima dagli occhi ridenti che, sfortunatamente, non ho mai visto dal vivo perché abitiamo lontane.
Ci siamo conosciute grazie al mio blog, ci veniamo a trovare affacciandoci a facebook.
È una scelta precisa – mi scrive – quella di avere un solo figlio: voglio dedicare alla mia piccola tutto quello che posso, rispettare la sua unicità senza compromessi, seguire la sua crescita senza dividermi con altri bisogni, fasi diverse di vita e di evoluzione.”

Guardo i miei due “grandi” ridotti al parchetto dei piccoli, una moto di legno su una molla, due altalene di quelle col seggiolino intero: Isabelle non ha problemi sugli scivoli dei grandi, i problemi li ho io, che me la perdo, devo inseguirla su ponticelli troppo alti, prevedere in quale buco s’infilerà, evitarle la discesa libera dalla pertica.
Ci si arrabatta, è vero.
Quando lei fa il sonnellino gli altri devono abbassare la voce, aspettare il suo risveglio per uscire tutti insieme. Dividere i giochi, vedersi smontare con due prese rapide e maldestre, in un solo minuto, architetture di lego erette con zelo in intere mezzore.

Hanno una madre a spicchi, compromessi da accettare, convivenze da apprendere.

E, pure, ognuno non è solo uno, ma il figlio.

Patrick è nato per primo: era l’unico, assoluto. Diresti: non ti ha divisa con nessuno. Mi divideva, invece: ha avuto la prima madre che sono stata, e mi divideva con la mia inesperienza, i miei timori, le incertezze, la parte di me che non cedeva. Mi divideva col tempo che ancora serviva per diventare mamma.

Sarah è stata la seconda: era la prima femminuccia. È nata, e ha avuto le mie notti, ha avuto i pomeriggi di sonnellini insieme, ha avuto diciannove mesi di latte materno. Le passeggiate da sole. I giochi, gli acquisti vibranti di piccola magia. I compleanni. Le scoperte. Una madre che impara. E un fratello.

Isabelle arriva per ultima. Non ha la novità del primogenito. Non ha la meraviglia della prima femminuccia. Ha il beneficio della piccola di casa. Ha avuto notti, come e più di tutti. Riposi con me, giochi al mattino, lei e io, quando gli altri sono a scuola. Il mio latte, la mia pelle, le mie parole, la mia dolce, incomprensibile dimenticanza: quella grazie alla quale si scordano mille cose, e così ogni dettaglio che arriva, è del tutto nuovo. Anche se, nel frattempo, sua madre è madre sempre di più. Che si divide, ma impara a diventare ricca dalle divisioni.

Ognuno è il figlio, perché non è necessario essere assoluti per essere unici.

Patrick è le nostre risate fino alle lacrime leggendo libri che storpio di proposito. Inventando nomi e giochi di parole. È il grande che mi porta avanti, a scoprire l’uomo che sarà. Lui e i suoi modi particolari, lui e la storia che siamo, le sue fossette leggere, come allunga il viso, verso il basso, quando è emozionato. Il modo scomposto in cui balla, come cammina sicuro in montagna. Lui e i suoi racconti fitti su pile di fogli. Il suo fare garbato nell’accostarsi alle persone, le sue piccole manie. Patrick è intelligenza e dolcezza.

Sarah è i suoi vezzi tutti rosa, come i vestiti che sceglie, come le facce colorate delle principesse che disegna. È la sua fantasia leggera di tulle, gli oggetti che reinventa, la paura dei ragni e la pigrizia a camminare. Il bisogno di me, ancora piccina, parole nuove e una testa cocciuta, mentre si allontana. Sarah è fantasia e allegria.

Isabelle è il cucciolo che ancora dipende da me. Pelle sulla mia pelle, labbra sul mio seno. Pannolini, cucchiai da impugnare a fatica, pianti improvvisi che hanno la mamma come unica soluzione. Ma è anche il clown, otto occhi ridenti che si versano su lei, canzoni che impariamo insieme, conquiste veloci dietro ai fratelli. E un carattere tutto suo. Isabelle è scoperta e incanto.

E non patisce di essere l’ultima. Non soffre affatto di non essere l’unica.
La guardi scendere dal divano, correre verso la camera dei fratelli. La fermi: “No, Isa, non puoi, Patrick e Sarah stanno già dormendo!”
Arresta la corsa, ritorna, si pianta in salotto. E scoppia in un pianto dirotto.

C’è un privilegio che è unico, per ognuno dei miei figli. Anche quello di avere due fratelli, di disperarsi perché già dormono. Di là, nell’altra stanza.


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