Ambientato coevo al periodo di produzione, è la storia di 3 fratelli italiani di origini meridionali, tutti emigrati in altre città e con storie personali diverse. Il maggiore (Philippe Noiret) è magistrato al Nord e si occupa di indagini sul terrorismo. Il secondo (Vittorio Mezzogiorno) è un appassionato ed impegnato maestro in un istituto correzionale per minorenni a Napoli. Il terzo (Michele Placido) è operaio alla Fiat di Torino, sindacalmente impegnato e fresco di separazione dalla moglie.
Alla morte della madre vengono chiamati dal padre e si ritroveranno dopo tanti anni al paese, che è in un sud concettuale, luogo imprecisato, non ha effettivamente importanza, conta il loro status attuale. Quella pausa, nelle vite dei 3, è una panacea anche se originata da un triste evento. La nipotina, figlia dell'operaio, terrà dolce e piacevole compagnia all'anziano genitore, mentre loro potranno ritrovare sé stessi nelle proprie radici, avranno la possibilità di dialogare con vecchi amici e tra loro in modo estremamente profiquo.
Alcuni momenti di dialogo sono di pregevole e coraggiosa fattura, perno caratterizzante senza con questo sminuire altre caratteristiche notevoli del film come la fotografia e le qualità delle riprese di qualità eccellente. Non è uno di quei melensi polpettoni sul tema "stavamo peggio quando stavamo peggio", al contrario è intensamente legato ai fatti di cronaca contemporanei e discute senza retorica il fenomeno del terrorismo, che in quegli anni volgeva al termine.
Quando il magistrato si recherà al bar del paese per telefonare sarà coinvolto, in amicizia, in una discussione pregna sul fatto se abbia o meno senso esporsi in prima persona nel denunciare i terroristi, riflettendo su un famoso caso di cronaca del 1979, l'omicidio del sindacalista della CGIL Guido Rossa, vero momento di svolta definitiva e di massima rottura tra le BR e il movimento sindacale. Che parte del sindacato (parliamo di alcuni esponenti di base) e il terrorismo avessero qualche complicità è ora cosa nota, ma nell'81, anno di uscita del film, sentire il dialogo tra i 2 fratelli, il magistrato e l'operaio, con quest'ultimo assertore del diritto, seppure entro certi limiti che non contemplano l'omicidio, di usare la violenza, è un fatto di straordinario valore. Un dialogo civile eccezionale, dove con rigore logico e senza enfasi, vincerà la teoria del magistrato, che respinge l'uso della violenza dimostrandone non l'immoralità, che è campo opinabile e soggettivo, ma semplicemente l'inutilità della stessa, oggettivamente controproducente per la causa che ci si prefigge.
Dialoghi da ascoltare più volte, e meditare. Guardano al futuro, ragionando sul passato e sul presente, chiedendosi cosa migliorare, cosa ogni persona può fare. Una lezione anche su questo, su questa grande parola che secerne socratiche reminescenze che ogni occidentale dovrebbe avere: Dialogo. I 3 fratelli sono molto diversi, per istruzione, età, carattere. Eppure dialogano, in modo credibile, non ci sono forzature. Esemplare, c'è fiducia in questa azione che prevede l'uso della parola, è incoraggiante.
La prima notte che passeranno sarà per ognuno di loro foriera di sogni, tra l'immaginario puro ed il premonitore, 3 momenti di splendido Cinema, molto diversi come diversi sono i 3 fratelli. Fantasioso il sogno del maestro, dei 3 l'idealista puro, che opera molto dietro le quinte. Di ricostruzione storica e poetico il sogno ad occhi aperti dell'anziano.
Ce ne sarebbero veramente tante da dire, anche sulle belle interpretazioni dei 3 protagonisti, anzi dei 4 perché Charles Vanel, importante attore francese che qui interpreterà il suo ultimo film, è un anziano del sud italiano molto convincente ed espressivo.
Farò qualche commento sotto i frame che voglio riportare in basso.
Giudizio finale: film molto meno noto di quanto in realtà meriterebbe, un vero gioiello da Olimpo, per come lo vedo io il Cinema.
per evitare spoiler grave non ve la descrivo questa immagine, che però mi ricorda un momento d'intensa commozione proprio all'inizio del film, l'espressione della donna è di una dolcezza che non so descrivere, ho capito subito che ero di fronte ad un grande film!
un momento del sogno dell'operaio, che s'immagina a Torino con la moglie in un chiarimento. m'è piaciuta tantissimo la sobria ricostruzione dell'interno, i mobili come quelli che avevo in casa mia da bambino. quella finestra aperta che dà su un palazzone di fronte rende meglio di mille parole l'idea dei luoghi abitati dal cosiddetto proletariato urbano.
un quadro! durante il viaggio di nozze in calesse, che l'anziano rivive in sogno, la sosta di riposo per loro ed il cavallo su una spiaggia... magnifiche scene!
l'anziano e la bambina. belli e dolci, mi hanno colpito per un fatto personale: l'uomo assomiglia tremendamente al mio compianto nonno materno.
il sogno del maestro, fantasy, i ragazzi che ramazzano via armi e droga dall'ovest del mondo...
... e anche dall'est. armi e droga sono un problema mondiale.
bellissima e fuor di metafora, il maestro e i suoi ragazzi che bruciano il male che li circonda come una discarica, sullo sfondo il Golfo di Napoli ed il Vesuvio in un grande disegno colori pastello.
questa ripresa, non dico in che momento, è semplice, curata e significativa, m'è piaciuta tantissimo.