Magazine Cucina
Tre interventi sulla situazione dell’olivicoltura del Salento leccese, parole che fanno riflettere, parole di donne e uomini di questa terra che ha diritto alla verità!
Da Antoniobruno5Calogera Ferrante [email protected] ha scritto:
Carissimo dott.Bruno. Una nota dettagliata e precisa. L'unico punto non esposto nella nota è che, per una questione di sopravvivenza alcuni piccoli che non ce la fanno più a tirare av...anti si lasciano condizionare a vendere per quattro soldi, il proprio terreno, alle imprese che lucrano con i fotovoltai, deturpando il panorama e rovinando l'agricoltura delle prossime vicinanze. Penso avrà visto venendo a Gemini, all'altezza del cimitero, una zona assai grande, dove un tempo ci si faceva patate, pomodori leccesi, grano,cicorie, rape ecc., dove in inverno vedevi crescere una serra giganto dove coltivavo le primizie o ortaggi fuori staggione al caldo o tunnel dove piantavano prima di chiunque cocomeri, pisselli e meloni. Quella zona che ora rassomiglia a un'architettura d'estraterrestri con suoi tubi, sbarre e vetri che da un aspetto surnaturale a questo panorama d incanto che era. E tutto questo perchè? Perche con tutte le spese con la terra non si sfama più la famiglia
Vincenzo D'Aurelio (Maglie, 1974). Membro della Società di Storia Patria di Maglie, Tuglie e Otranto ha scritto su http://culturasalentina.wordpress.com/2010/11/17/una-notte-nella-foresta-degli-ulivi-del-salento-leccese/ :
Egr. dott. Bruno,
l’articolo in questione mi coglie sul vivo. Domenica scorsa ero a passeggiare tra le campagne di Maglie assieme... al mio bimbo. Abbiamo sentito il rumore delle macchine agricole e visto alcune persone tutte indaffarate nella raccolta del prezioso frutto. Ci siamo fatti avanti e Cosimo, il proprietario del fondo, dopo un buongiorno mi ha subito detto “quest’anno vado a perdere” pagano 7 Eur a quintale ma comunque lo faccio per rispetto della memoria di mio padre. Una frase che mi ha colpito al cuore perchè l’albero di ulivo rappresenta ancora per il meridione quella fonte di ricchezza che nell’800 sostenne e arricchì tante famiglie. I nostri contadini come gran sacerdoti dell’ulivo venera questo albero di Dio e il suo frutto mentre ora, invece, il mercato distrugge la nostra tradizione. Neanche il riconoscimento del D.O.C. ci assegnano e non possiamo illuderci nell’intermediazione politica. L’olio farà la stessa fine del tabacco? Sarà la logica del mercato e della concorrenza a sopraffare la qualità?
Grazie dott. Bruno per quest’altro interessantissimo e ottimo articolo. (Vincenzo)
Fernando Manca [email protected] ha scritto su Facebbok http://www.facebook.com/profile.php?id=1416305695&v=info#!/note.php?note_id=462780862251 :
Concordo pienamente con tutto quello che avete detto. Io, vivo di altro lavoro, pur es...sendo un agronomo, ma le mie piccole parcelle di terra le coltivo cm x cm e ho la massima cura nella gestione agraria. Quest'anno ho raccolto le olive pri...ma dell'alluvione (a fine ottobre) e con l'ausilio di pettini elettrici e con la buona volontà di tutta la famiglia che per giorni interi ha lavorato assieme a me. Ho ottenuto dell'olio di qualità eccellente: 0,2 gradi di acido oleico. Ovviamente lo devo tenere per me e non posso venderlo. Chi lo comprerebbe a 10 euro al litro quale il reale valore che gli attribuisco? Quanti sono in grado di capire che non sto derubando nessuno ? Anzi , a conti fatti, ci perdo pure. Ma amo la qualità e rispetto la terra più di ogni altra cosa. E quando uso il mio olio a tavola mi sento ricco: si, ricco di animo, di qualità, di gusto, di tradizione , di BUON VIVERE!!
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