Hugh Kretschmer
Non è che tutti vogliamo vivere come nell’opera di Hugh Kretschmer. Qualcuno di noi di tanto in tanto osa farsi qualche domanda sulla vita. Domande del cazzo probabilmente, soprattutto intorno al motivo della nostra presenza in questo mondo e bla bla bla.
Dopo la morte di Vittorio Arrigoni, una volta di più (sempre per il discorso che non possiamo essere a qui solo per mangiare, dormire, defecare, riprodurci e andare in vacanza ad agosto), mi sono dedicata a letture che potessero darmi esempi, risposte, soluzioni: per come ci si può dar da fare per attenuare le schifezze.
E ho trovato tre libri interessanti, che vi consiglio:
Il bene ostinato, di Paolo Rumiz
Un libro dedicato all’opera dei Medici con l’Africa Cuamm, ai profeti silenziosi del volontariato cattolico italiano che, sempre al di fuori dei riflettori, portano pace e sollievo alle popolazioni più sofferenti del continente nero.
“In lei leggo ciò che la politica italiana sta perdendo: competenza, modestia, operatività, infinita pazienza. Scoprire gente così è bello e terribile. Bello perché sei di fronte all’Italia migliore, quella che resiste e che pochi raccontano. Terribile perché capisci che a persone di questo calibro non saranno mai affidate responsabilità di governo. Rischierebbero di cambiare in meglio il paese. L’Italia espelle i migliori a velocità crescente, come un qualsiasi paese del Terzo Mondo”
Cristo con il fucile in spalla, di Ryszard Kapuscinski
Scritto negli anni ’70, ripercorre le storie di alcuni popoli che per rivendicare i loro diritti hanno deciso di imbracciare le armi e di darsi alla guerriglia armata: i palestinesi, i guatemaltechi, i boliviani, e molti altri.
“Mi dispiace lasciarti sola ma, se occorre, lo farò e resterò qui fino alla fine, fino alla Vittoria o alla Morte. Ti amo, e voglio che tu lo ricordi per sempre. Nessuna morte è inutile, se è stata preceduta da una vita dedita agli altri, una vita in cui abbiamo cercato significati e valori”
Lettere alle mie figlie, di Fawzia Koofi
Un libro appassionato e necessario per capire non solo la realtà afgana degli ultimi 30 anni, ma anche per imparare che la politica può ancora essere una soluzione percorribile per provare a migliorare il contesto in cui viviamo, talvolta a costo della vita.
“Solo grazie alla tua saggezza ho capito che non è sufficiente crescere dei bravi figli, ma che ciò che conta davvero sono l’intelligenza, la pazienza, la pianificazione e l’abnegazione verso gli altri. Questo è l’esempio delle donne afgane, donne come te, disposte a camminare per chilometri a stomaco vuoto pur di accompagnare i figli a scuola. Da te ho imparato che qualunque essere umano, anche ‘solo una bambina’, può cambiare tutto se ha un atteggiamento positivo e forte”
E poi, una frase di Eduardo Galeano tratta dal libro “Guatemala, pais ocupado” e citata da Kapuscinski: “I militari considerano comunista chiunque la pensi diversamente da loro o, più semplicemente, chiunque pensi”. Dice niente?