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Tre stanze per un delitto, di Sophie Hannah

Creato il 07 ottobre 2014 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Tre stanze per un delitto, di Sophie HannahTitolo: Tre stanze per un delitto
Titolo originale: The Monogram Murders
Autore: Sophie Hannah
Editore italiano: Mondadori – Collana: Omnibus
Anno di pubblicazione: 2014
Genere: Giallo
Pagine: 308
Formato: cartaceo / eBook
Prezzo di copertina: € 18,00 (eBook: € 9,99)

Trama originale:

Dopo l’ennesimo caso risolto, Hercule Poirot ha finalmente deciso di prendersi una vacanza. E visto che viaggiare è molto stancante, quale migliore destinazione di Londra stessa? Così, senza dire nulla a nessuno, ha affittato una camera in una pensione cittadina, deciso a godersi il meritato riposo, al riparo dagli assalti di chi cerca il parere del detective più famoso del mondo. Ma se, per una volta, Poirot non insegue il mistero, è il mistero a inseguire lui. Una sera, mentre è seduto al tavolo di un piccolo locale, intento a gustare un delizioso caffè, irrompe una donna, sconvolta. Poirot le si avvicina, presentandosi come un poliziotto in pensione. La donna sembra spaventarsi ancora di più e gli chiede di assicurarle che non è più in servizio. Quando Poirot glielo conferma, lei gli confessa che sta per essere commesso un omicidio. La vittima è lei, e merita di essere uccisa. Per questo lui deve prometterle che non farà nulla per salvarla e non cercherà, successivamente, di trovare il colpevole. A quel punto la donna corre fuori dal locale e sparisce nella notte. Quanto c’è di vero in quel racconto? E i tre omicidi commessi a Londra quella stessa sera sono collegati alle parole della donna?

Recensione:

Hercule Poirot è tornato. A trentanove anni esatti dalla sua ultima, fatale indagine – Agatha Christie diede alle stampe Curtain. Poirot’s Last Case nel settembre del 1975 – il detective più amato nella storia della letteratura e le sue formidabili cellule grigie si rimettono all’opera fra gli stucchi e le finiture di pregio dell’Hotel Bloxham, nel cuore di Londra. Si tratta, conviene precisarlo subito, di una “resurrezione” squisitamente letteraria: le vicende del romanzo in commento vedono infatti protagonista un Poirot nel fiore degli anni e si svolgono alla fine degli anni Venti del secolo scorso, collocandosi temporalmente fra Il mistero del Treno Azzurro (1928) e Il pericolo senza nome (1932). Una rentrée fortemente voluta dagli eredi della Regina del Giallo e affidata alla penna esperta di Sophie Hannah, signora del thriller psicologico che ha studiato a fondo l’opera agathiana e non ha mai fatto mistero di considerarla alla stregua di un “testo sacro”. Quel che è certo è che, nel raccogliere un testimone a dir poco scottante, la scrittrice britannica maneggia con cura amorevole la creatura della sua beniamina, ponendola al centro di un enigma di grande fascino che non avrebbe sfigurato in quella che Dame Agatha amava definire “la mia fabbrica di salsicce”.

L’ingegnosità della trama gialla – tre camere d’albergo, tre corpi avvelenati, tre coppie di gemelli da polso ficcate in bocca a ciascun cadavere e un unico mistero che, come quasi sempre accade, affonda le radici in una tragedia del passato – costituisce, a onor del vero, il principale punto di forza di questo whodunit che più classico non si potrebbe. Altrettanto felice e senza dubbio saggia appare poi la scelta di raccontare la storia in prima e non già in terza persona, affidando la narrazione a un personaggio del tutto inedito ed estraneo all’universo agathiano; ingenuo e credulone quanto basta (pur avendo assai poco in comune con il prosaico capitano Hastings, “biografo” storico di Hercule Poirot), il detective di Scotland Yard Edward Catchpool si rivela una spalla di prim’ordine e mette in risalto come meglio non si potrebbe le qualità e l’ormai proverbiale immodestia del piccolo belga dai mustacchi impomatati. Gli estimatori della premiata ditta Poirot-Hastings, tuttavia, potrebbero rimpiangere lo stile asettico ed essenziale del fido capitano, il quale – bontà sua! – avrebbe trovato oltremodo sconveniente indulgere in considerazioni psicologiche e soffermarsi più dello stretto necessario sullo stato d’animo dei personaggi coinvolti. La prosa di Catchpool, al contrario, lascia trasparire a ogni piè sospinto un gusto quasi vittoriano per il melodramma: tanto il capitano Hastings è sportivo, amabilmente naif e sensibile al fascino femminile (non si contano le volte in cui si è lasciato portare fuori strada da un bel casco di capelli ramati), tanto si mostra ipersensibile e problematico il povero Edward, tormentato da complessi e traumi infantili che vengono richiamati con una certa insistenza e per i quali si finisce col provare soprattutto un vago senso di fastidio. Stucchevole è forse il termine più appropriato per descrivere l’io narrante di questo buon romanzo sul quale pesa come un macigno l’ombra di Agatha Christie; per quanto sia inutile e perfino ingeneroso mettere a confronto le due autrici, del resto, è inevitabile che un poliziesco incentrato sulla figura di Hercule Poirot riporti alla mente il lungo e strabiliante ciclo dello sue avventure, per così dire, “ufficiali”.

Per dirla con franchezza, quel che ci si aspetta di trovare in un “giallo con Poirot” è una particolare atmosfera che qui è del tutto assente: il Poirot di Sophie Hannah – ottima scrittrice che ha il merito di aver saputo unire gli elementi più tipici del giallo classico all’inglese con uno stile curato e personale che rende omaggio all’opera agathiana senza scimmiottarla – è formalmente impeccabile ma privo dell’anima e un lettore affezionato alle sue piccole eccentricità, semplicemente, non si sente a casa. Mancano la vivacità di scrittura, il ritmo frizzante e la pungente, talvolta feroce, ironia della Christie, il suo non prendersi troppo sul serio… Nel lodevole tentativo di affrancarsi da un’eredità a dir poco ingombrante, insomma, Hannah riporta in vita con gusto e intelligenza un genere a un passo dall’estinzione confezionando un prodotto letterariamente ambizioso e di fattura pregevole che, tuttavia, non convince sino in fondo e certamente non conquista.

Tre stanze per un delitto, di Sophie Hannah
L’autrice:

Nata a Manchester nel 1971, Sophie Hannah vive a Cambridge con il marito e due figli. Scrittrice dal multiforme ingegno, è poetessa, autrice di racconti (che le hanno valso premi prestigiosi, tra cui l’ambitissimo Daphne Du Maurier Festival Short Story Competition), di libri per bambini e di un buon numero di thriller psicologici che la annoverano fra i più importanti autori inglesi di crime fiction. In Italia sono stati pubblicati da Garzanti:

  • Non è mia figlia
  • Non ti credo
  • Non è lui
  • Non è un gioco
  • Non è come pensi
  • La culla buia
  • Non l’ho mai detto

Simona Tassara



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