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tre storie tristi

Da Guchippai
tre storie tristi

tornavo a casa a mezzanotte l'altra sera, dopo essere stata a mangiare la pizza con la mia amica F. in giro per le strade non c'era un cane o quasi; del resto era domenica sera ed era il giorno più caldo dell'estate, chi poteva era fuggito al mare e gli altri erano a boccheggiare non si sa dove. ho infilato in bicicletta il viale e da lontano ho scorto una coppia che camminava nella mia direzione; erano due ragazzi che si tenevano abbracciati. mentre mi avvicinavo, quello più vicino a me ha abbassato la testa in un evidente tentativo di nascondere il volto. ecco, questa cosa mi ha fatto molta tristezza. avrei voluto gridargli che non c'era nessun motivo di nascondere il viso, che non stavano facendo nulla di male, nulla di cui vergognarsi, e mi è rimasto l'amaro in bocca al pensiero di quanti ancora adesso nascondono i sentimenti che li legano ed evitano gesti di affetto in pubblico a causa della stupidità di certa gente. martedì invece vado a fare la spesa al supermercato e mentre sto caricando la bici, mettendoci un po' perchè l'arte dell'incastro richiede tempo, noto un vecchietto che se ne sta lì fermo con una sportina in mano. quando sposto il carrello, si avvicina alla bici accanto alla mia. gli dico che avrebbe dovuto avvisarmi che doveva prendere quella bici, avrei tolto subito il carrello per farlo passare, e lui mi fa: tanto non ho fretta, fra due giorni vado a operarmi e non esco più. e io a ribattere ma che cosa dice! mica lo sa come va a finire...  e lui ribadisce che a tanti altri è successo così, e intanto monta in sella e si allontana. gli grido dietro in bocca al lupo e sento grazie in risposta, ma di nuovo mi viene la tristezza, perchè avrei voluto che non fosse così privo di speranza e avrei voluto riuscire a incoraggiarlo un po', ma chi ero mai io, se non una sconosciuta qualunque?

la terza storia oltre che di tristezza parla di perle gettate ai porci. due anni fa, a una serata alla quale ero stata invitata da un'amica, mi capitò di sentire suonare un gruppo di musicisti che eseguiva ninnenanne rumene, valzer francesi del Novecento e altre cose inusuali ma non per questo sgradevoli, anzi. li cercai su web e scoprii che avevano una pagina sul faccialibro, così li tenni d'occhio nella speranza che tornassero a suonare dalle mie parti. e così è stato. sono uscita di casa appositamente per godermeli, fregandomene del bailamme organizzato in città: per tutto il mese di luglio infatti una volta a settimana il centro ospitava un mercatino di hobbisty e attrazioni vari, dal più bieco pianobar a cabarettisti in cerca di fama. li ho trovati in una strada laterale, benchè a ridosso della piazza, e mi sono goduta un'ora di quelle loro musiche sgangherate e struggenti, tenendo il tempo col piede e applaudendo alla fine di ogni brano, e sono stata l'unica che è restata lì in piedi ad ascoltarli per tutto quel tempo. gli unici altri che sono rimasti per circa mezz'ora sono stati una giovane mamma coi suoi bimbi in età prescolare. gli avventori del bar vicino hanno applaudito freddamente giusto un paio di volte ai due brani più vivaci, dimostrando che sedevano lì per i fatti loro e non per ascoltare il gruppo. poco più in là, la piazza era gremita mentre, al ritmo martellante delle casse, alcuni ragazzi eseguivano acrobazie hiphop, e non voglio mica dire che non fossero bravi: non li ho visti, quindi non posso giudicare. dico solo che mi hanno fatto un po' pena quei musicisti che davano il meglio di sè davanti al flusso indifferente dei passanti, con le bici che a volte passavano raso al trombone e il disturbo dell'altra musica in sottofondo.
che tristezza. 

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