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Trecento, ma questa non è Sparta. É Bologna, invece.

Creato il 30 gennaio 2014 da Ilariadot @Luna84
[A titolo informativo, questo è il mio post numero 300 su Blogspot. Da lì il titolo. Gioiamo.]
Trecento, ma questa non è Sparta. É Bologna, invece.
Certi concetti non sono mai ritriti. Io amo la musica anche per le persone che mi fa conoscere, e ho intenzione di ripeterlo ancora. Non è solo per i live. Sono le situazioni che ti porta a vivere. Quelle che apparentemente le sono estranee. Tutti i momenti che ti saresti persa se un giorno non avessi ascoltato una canzone. Incredibile, se ci fai caso.Trecento, ma questa non è Sparta. É Bologna, invece.


Ci penso in Piazza del Nettuno. Bologna, oggi, è bella più che mai. Mi isolo per un attimo dalla conversazione e inizio ad osservarla: i raggi del sole ne esaltano i toni caldi. Il cielo troppo azzurro, su di noi, sembra ammiccare. “Che giornata!” ha detto Angela poco fa. Ma poi, assieme agli occhi, ho smosso anche i pensieri. Deja vù di Capodanni; di notti brave al Tonic; dei bomboloni alla crema caldi del mattino. Le case di un'amica. Il coniglio che sgranocchia i cavi. I tanti pasti al Mc Donald's. E, soprattutto, le peregrinazioni di una fan.


Trecento, ma questa non è Sparta. É Bologna, invece.


Sembra che si ritorni sempre qui, in definitiva. Qui, dove una me quindicenne organizzava pellegrinaggia un edificio di via Montegrappa e macchinette usa e getta precedevano gli smartphone in surplus d'imperfezioni. Non li avrebbero documentati, quei ritagli di giornale. Stavano affissi alle pareti di un bar. Dall'altro lato della strada, un campanello che mai avrei avuto il coraggio di suonare. Iniziali. Treni presi. Insulti da cancellare da un muro. Quel concetto, alla fin fine, l'ho elaborato lì. Succedeva tanti anni prima, chiacchierando con Chiara sulla strada per la stazione. E per la prima volta dotavo di voci dei nickname. Sorrido. Il nostro punto d'incontro era una chat di Mirc. Robe che solo i trentenni ricordano ancora. Torno presente alle mie interlocutrici. Angela mi ha presentata alle amiche come una ragazza conosciuta grazie al Cile e il discorso s'è spostato, in generale, sui fanclub. Istruttiva, la cosa. Più che altro perchè il loro entusiasmo post Google mi permette di elaborarela strategia di viral marketing definitiva. Leggi: girare per l'Italia sventolando una foto di Dani Martín e sotto la scritta “seguitelo”. Dati scientifici (e bavette varie) dimostrano che almeno la metá della popolazione femminile andrebbe a incrementare – cosí, sulla fiducia – la base utenti della mia fanpage. Divago di nuovo. Sará perché ho fame. Comunque mi sento prendere da un'ondata d'affetto nei suoi confronti. Perché quanto ad esperienze vissute, indirettamente é lui che me ne ha regalate di piú. Quindi amo la musica. E basta. Ché se non fosse per lei mica l'avrei avuto, questo revival di vita universitaria. Dove ti basta camminare per strada per incontrare qualcuno che conosci. Dove intavolare conversazioni é piú facile che mai. E a che servono i tacchi, se l'universo è informale?Dello scorso weekend ricordo, adesso, i kilometri fatti. Il padiglione fieristico raggiunto a piedi dal centro. La stanchezza che si finge alcol nell'annebbiare situazioni. Il cibo ingurgitato senza soluzione di (dis)continuitá. E ancora il tea al cacao. Le risate. Gli aneddoti. I discorsi fatti perché “tu mi capisci”. Le biblioteche con il piano a disposizione di chiunque. L'insegna del BomboCrepe come un faro nell'oscuritá.E poi le mostre della Notte Bianca. I quadri esposti in Accademia. Il vino rosso tracannato di fretta a qualche inaugurazione. Ricordo le tele interattive con cui ci divertivamo a giocare. Le nostre sagome impegnate ad afferrare la Luna. Per non parlare dei panni da stendere. Della colazione alle quattro del mattino. Della coppia di perfetti sconosciuti che ho immaginato ideale per un ruolo in un film. Ricordo un appartamento incasinato, le collezioni di cianfrusaglie, e tuttavia ancora lo spazio per offrirci un caffé.


Trecento, ma questa non è Sparta. É Bologna, invece.
Bologna ce l'ho ancora nelle gambe, anche adesso che sono passati dei giorni. E' una cittá di ricordi a cui mi sono arresa a ritornare. Una tappa di passaggio. Un crocevia di vite e gioventú. Lo scorso weekend, su quelle strade, ho aggiunto un altro tassello di vissuto. E, ancora una volta, non sarebbe successo se non avessi ascoltato una canzone. Non che potesse essere altrimenti. Ci sono luoghi che, in qualche strano modo, una melodia la portano già con sè. 

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