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Tregua violata? Raid aerei a nord di Aleppo. Washington prende tempo

Creato il 01 marzo 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

Dossier: Il sogno di Damasco. I giorni della tregua

Già nella giornata di ieri – 29 febbraio – si è temuta un’infrazione della tregua. Alcuni raid aerei russi avrebbero colpito le postazioni di Al Nusra a nord di Aleppo. I bombardamenti sono stati successivamente spiegati dal Centro russo sulla riconciliazione siriana, il quale ha definito l’operazione come “un atto necessario per stabilizzare la situazione in territorio siriano“. Gli attacchi russi – mediante missili e bombe – avevano l’intento di indebolire ulteriormente il Fronte Al Nusra a nord della città di Aleppo. Sempre il Centro russo sulla riconciliazione siriana ha confermato che “nessun altro attacco è stato rivolto contro gruppi di opposizione firmatari della tregua“.

Intanto gli Stati Uniti vanno cauti sul valutare le ultime operazioni condotte dal Cremlino. “E’ ancora troppo presto per capire se vi sia stata una violazione della tregua” ha riferito Washington, anche se è consapevole che alcune violazioni minori sono state commesse nel fine settimana. Ha render nota la consapevolezza della Casa Bianca è Josh Earnest, il portavoce di quest’ultima. Earnest ha sottolineato che l’America resterà fedele all’accordo siglato, e che la tregua attualmente in vigore dovrà rimanere fino ai colloqui di pace del 7 marzo, quando si deciderà il futuro politico della Siria.

Sia Russia che Stati Uniti sono tuttavia consapevoli della difficile strada della tregua. “Le forze in campo” fanno sapere i Paesi firmatari, “sono diverse, e alcune di queste sono del tutto escluse dall’accordo di tregua“. Intanto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ammonisce gli Stati Uniti affinché vadano cauti nel pronunciare accuse, e pertanto di “commentare con la dovuta premura ogni sospetta violazione dell’accordo“. Dunque, sia Mosca che Washington sanno bene che l’instabilità politica in Siria ne fa ancora da padrona. Tutto ciò fa vivere il presente con speranza. La tregua è in fondo la via maestra per raggiungere la pace.

All’alba del 29 febbraio alcuni bombardamenti hanno illuminato il cielo di Hirbnafsa, nella provincia di Hama. Almeno è quanto ha riferito l’Osservatorio nazionale per i Diritti umani. In questi giorni – all’indomani del cessate-il-fuoco – Hirbnafsa è divenuta l’epicentro dello scontro tra le forze governative e alcuni gruppi islamisti che da tempo insanguinano il territorio. Ad Aleppo, invece, gli scontri delle ultime ore hanno portato alla morte sette civili nel distretto universitario di al-Hadi. Anche qui i sospetti sono forti. C’è chi parla di un raid aereo del governo siriano, e chi invece parla di bombardieri russi. Lo stesso vale per i ribelli che nelle ultime ore hanno intensificato gli attacchi, mentre le forze turche hanno colpito alcune porzioni di territorio dove attualmente stazionano i curdi.

Dalle Nazioni Unite il segretario generale, Ban Ki-moon, fa sapere che la tregua è tuttora rispettata e che le violazioni commesse non fanno pensare ad un’infrazione vera e propria del cessate-il-fuoco. Intanto sono arrivati i primi aiuti umanitari, così da scongiurare carestie da dopo l’entrata in vigore della tregua. A riferire degli approvvigionamenti è Mouhanad al-Assadi, il portavoce siriano della Mezzaluna Rossa. Al-Assadi ha riferito che una decina di camion sono arrivati con i beni di prima necessità. I camion hanno raggiunto Moadamiyet al-Sham, una cittadina a qualche chilometro a sudovest di Damasco. L’Onu ha infatti intenzione di inviare nei prossimi giorni aiuti umanitari a 154mila civili siriani, che da troppi anni vivono in assedio. Successivamente una mole di approvvigionamenti per 1,7 milioni di cittadini siriani.

Dall’Alto commissariato dell’Onu per i Diritti umani il referente dell’ufficio, Zeid Ra’ad Al Hussein, ha reso nota la notizia che “oltre 450mila persone sono ad oggi intrappolate in villaggi assediati da gruppi armati islamisti“. Ma la notizia che più sconvolge, almeno da quanto riferisce Al Hussein, “è che migliaia di persone potrebbero già esser morte di fame in questi anni di guerra fratricida“. E che la città di Deir el-Zour – con oltre 200mila persone intrappolate nell’assedio – potrebbe non aver alcun beneficio dall’attuale accordo di tregua. Lo Stato islamico è rimasto escluso dagli accordi e pertanto continua a seminare violenza.

L’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, è fiducioso in merito alla tregua: “Le prime 48 ore hanno dato esito positivo. Possiamo ben sperare“. Per le Nazioni Unite questa fase transitoria di tregua sta permettendo l’invio di aiuti umanitari. “E’ necessaria questa tregua” spiega l’Onu, “per incoraggiare i futuri negoziati diplomatici“. “Se la tregua continuerà” fanno sapere Mosca e Washington, “si potrà giungere a una soluzione politica duratura, e dunque a una nuova stagione politica per la Siria“. Nella giornata di ieri il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e il segretario di Stato americano, John Kerry, hanno avuto un colloquio telefonico. E’ stata ribadita l’esigenza di collaborazione fra i due Paesi, dal momento che soltanto così – rispettando reciprocamente l’accordo di tregua – si potrà dare un futuro concreto alla Siria. E’ la diplomazia che oggi deve far da padrona. La tregua è la prima fase di una pace nella quale tutti sperano.

Tags:aiuti umanitari,aleppo,America,damasco,Kerry,Lavrov,Medio Oriente,missili,pace,russia,siria,stati uniti,tregua,USA

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