Tremonti e Guardia di Finanza: aspettando le dimissioni (attesa inutile?)

Creato il 02 agosto 2011 da Gaetano61
Un ministro che ha affermato di essere stato "spiato, controllato, pedinato" da coloro che dovevano curarne la sua sicurezza personale: se non fosse una dichiarazione resa dal ministro dell'Economia in carica del governo Berlusconi, potrebbe costituire benissimo la traccia iniziale di un romanzo giallo. Il problema è che le dichiarazioni di Tremonti sono reali e che qui il giallo (ma la battuta è fin troppo scontata) è quello delle fiamme della Guardia di Finanza, quel Corpo di polizia chiamato alla delicata funzione del contrasto all'evasione fiscale, che da Tremonti in questo momento dipende. La questione passerà ora al vaglio della Procura di Roma, naturale destinatario di quella denuncia che il ministro avrebbe dovuto fare in precedenza. Se già l'inchiesta che colpisce il suo ex consigliere politico Milanese poteva suggerire al ministro un passo indietro, ora quest'altra sua "uscita" dovrebbe portarlo a presentarle, le dimissioni, senza altri indugi, essendo venuto meno il rapporto di fiducia tra il ministro dell'Economia e la Guardia di Finanza. Ma la stessa Guardia di Finanza, percorsa nei suoi alti gradi da una guerra per bande con lo scopo ultimo di posizionarsi nel modo migliore nella corsa per la nomina del nuovo comandante generale nel 2012, abbisognerebbe di un'opera profonda di pulizia per poi pensarne una sua riforma che dovrebbere mettere in discussione lo stesso modello di corpo militare. Sulla vicenda segnalo la parte finale dell'articolo a firma di Marco Travaglio, pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 30 luglio scorso, che chiede l'intervento sulle Fiamme Gialle del presidente Napolitano:  
«La Guardia di Finanza, composta da migliaia di uomini che per poche centinaia di euro al mese scovano miliardi di evasione, merita di meglio. Così come i cittadini che assistono attoniti a quest’ennesimo film horror, ultimo sequel degli scandali petroli, Cerciello e Speciale. Chiedere a Tremonti o a B. di bonificare le Fiamme Sporche è come chiedere a Moggi di risanare il mondo del calcio. Dovrebbe pensarci il capo dello Stato, che è anche il comandante supremo delle Forze Armate. Per cacciare i generali felloni da un Corpo che dovrebbe garantire assoluta trasparenza e imparzialità, fedele alla Costituzione e alla Legge, non a B. o a Tremonti. In caso contrario, quando un finanziere andrà a ispezionare un’azienda, l’ispezionato potrà cacciarlo a pedate dicendosi “spiato, controllato, persino pedinato”. Se della Guardia di Finanza non si fida il ministro delle Finanze, perché dovremmo fidarcene noi?»

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