Trenta Cose sulla mia Scrittura

Ho sempre avuto la passione per i meme sui blog, specialmente quando nascono involontariamente, come questo di Alex, uscito il 24 Marzo, e che mi ha stimolato subito. In parte, per quanto riguarda i momenti in cui scrivo, ne ho già parlato, ma fare una lista di 20 cose è ottimo per riassumere come lavoro, soprattutto a me stesso, obbligandomi così a guardare cosa va e cosa non va e mettendomi a confronto con altri.

Facciamo dunque un bell’elenco numerato, ma saranno 30, visto che Alex ha lasciato questa libertà.

Trenta cose di me, mentre scrivo

Come già detto, scrivo solo nel week end, dal mattino all’ora di cena.
Uso ancora Word 2003 per la stesura e le fasi successive.
La mattina del sabato la dedico al blog, programmando la scaletta settimanale. Quindi alla narrativa do spazio dal sabato pomeriggio alla domenica sera.
Se so che devo uscire dopo poche ore, mi blocco e non inizio a scrivere.
Scrivo tutto a pc, mai su altri supporti.
Ho avuto diverse Moleskine per prendere appunti. Li prendevo e poi non li usavo. Ho deciso di lasciare perdere.
Provo sempre a fare le scalette, ma in corso d’opera le stravolgo. Le uniche volte che ho seguito quasi del tutto una scaletta, è stato con Le Nove Stelle e Combustione.
Ho due monitor. Quando ho bisogno di pensare alla scena successiva, vado a navigare sul monitor secondario.
Ascolto sempre musica, scelta ovviamente da me. Nessuna radio.
Non faccio mai leggere un lavoro se non è finito.
Non voglio persone alle spalle quando scrivo o lavoro al pc.
Preferisco scrivere romanzi, al massimo novelle. I racconti mi sembrano sempre uno spreco di personaggi, a meno che non siano seriali, in modo da poterli riutilizzare.
L’elemento fantastico deve sempre essere presente. Per fantastico intendo paranormale et similia.
Uso spesso la prima persona, ma non disdegno la terza. Se ho bisogno invece di un prodotto con il taglio più cinematografico, sconfino tranquillamente nel narratore onnisciente, limitato però. Me ne frego se qualcuno lo ha messo al bando. Una volta usavate i pantaloni con i risvolti e ora non lo fate più. Presto lo farete ancora. Do you know what I mean?
Amo scrivere i dialoghi perché amo leggerli. Le descrizioni non voglio che ricoprano più di 1/3 del romanzo.
Odio descrivere i personaggi come se fosse la lista della spesa. Preferisco qualche dettaglio qua e là, ma che la loro personalità esca da quello che dicono.
Il mio romanzo preferito, finora, resta Prima di Svanire, ma anche Il Nodo della Strega ha un posto speciale.
Il personaggio a cui sono più legato è Pablo di Prima di Svanire, anche se ne Il Nodo della Strega ce ne sono altri due che metterei sul podio: Bob e Gregorio Daniel.
Le ambientazioni italiane mi annoiano, anche se le scrivo. Non so se continuerò però.
Dopo la prima stesura, passo a scrivere altro, e lascio che il testo rimanga lì almeno un mese, prima di revisionarlo e successivamente passarlo all’editor.
Odio dover scrivere dialoghi senza che i personaggi possano anche esprimersi in modo sgrammaticato. Tutti, quando parliamo, commettiamo errori. Ma su un testo, apparirebbero i soliti perfettini a correggere, non intuendo il contesto. Nazis. I hate these guys (cit.)
La storia prima di tutto. ‘fanculo il resto.
Scrivo sempre qualcosa che vorrei leggere. Per cui i generi sono quelli che leggo di più, anche se, come detto nel punto 13, devo inserire qualcosa di paranormale anche in un noir.
Le storie d’amore non mi interessano. Ne ho inserita una ne Le Nove Stelle, e come disse Izzy Stradlin quando scrisse I Think About You, «È stato un momento di debolezza. Non accadrà più.»
Ho almeno altri 4 soggetti abbozzati per altrettanti romanzi, anche se so già che appena partirò con il primo di questi 4, me ne verranno in mente altri. È sempre così.
Se rendo omaggio a un romanzo o ad altro, lo cito sempre all’interno del testo. Così feci con Le Nove Stelle (omaggiando A Christmas Carol di Dickens).
Una costante, per molto tempo, è stato il dynamic duo. Due amici su cui si incentravano le storie. Ora ho preso strade diverse su alcuni lavori.
Mi piace ripescare vecchi personaggi di quando ero un ragazzino, perlomeno i nomi, l’aspetto fisico e altri particolari. Ne ho ancora tanti da far uscire.
La parte che odio di più e la revisione. Sistemare il testo in collaborazione con l’editor, invece, mi stimola.
Per i miei personaggi non prendo mai a modello nessuno in particolare. Nascono da soli, e il loro aspetto fisico è abbozzato da me.