Trentacinque anni fa, nella notte tra il 1 e il 2 novembre del 1975, Pier Paolo Pasolini veniva brutalmente ucciso (battuto a colpi di bastone e travolto con la sua auto) sulla spiaggia dell’idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma.
In questi giorni, in occasione del 35°, si sta dando ampio risalto alla tragica notizia di allora, anche per via delle recenti riaperture delle indagini giudiziarie.
Vi segnalo questo servizio pubblicato su WUZ (a cura di Sandra Bardotti), che apre con questo cappello: “Trentacinque anni dopo, le indagini giudiziarie sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini all’Idroscalo di Ostia non sono ancora giunte a una verità accettabile e condivisibile da tutti. Indagini che si aprono e chiudono regolarmente a distanza di anni, da cui si ricava l’impressione che l’unica verità di cui siamo in possesso è che il caso Pasolini rimarrà irrisolto e che l’immagine che la società ha di lui sarà eternamente compromessa.
Nostro dovere in quanto cittadini è forse continuare a pretenderla, questa verità che da qualche parte deve pur trovarsi, senza rifugiarsi dietro inutili dietrologie e teorie di complotti, e contemporaneamente riappacificarci definitivamente con la figura e l’opera di Pier Paolo Pasolini, per capire quanto ancora i suoi scritti possono parlare al presente e alle generazioni future”.
Ma la ricorrenza offre anche l’occasione per ricordare il Pasolini scrittore, poeta, regista e giornalista.
Ed è quello che vorrei fare (e invitarvi a fare) con questo post (così come è accaduto qualche settimana fa per Italo Calvino). Seguono le solite domande, volte a avviare la discussione…
1. Che rapporti avete con le opere di Pier Paolo Pasolini?
2. Qual è quella che avete amato di più?
3. E l’opera di Pasolini che ritenete più rappresentativa (a prescindere dalle vostre preferenze)?
4. Preferite il Pasolini scrittore, poeta o regista?
5. Tra le varie “citazione” di Pasolini di cui avete memoria… qual è quella con cui vi sentite più in sintonia?
6. A trentacinque anni dalla morte, qual è l’eredità che Pasolini ha lasciato nella letteratura italiana?
Nel corso del dibattito vi segnalerò alcuni articoli - in tema con questo post - pubblicati su quotidiani e magazine.
Di seguito, i riferimenti ad alcuni libri pubblicati di recente sulla figura di Pasolini e tre video (nel primo, Pasolini risponde alla domanda “che senso ha scrivere?”; il secondo, contiene l’ultima intervista che ha rilasciato prima della morte; il terzo, è uno speciale RaiNews sulla citata riapertura dell’inchiesta giudiziaria).
Aspetto i vostri contributi…
Massimo Maugeri
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“Morire per le idee. Vita letteraria di Pier Paolo Pasolini” di Roberto Carnero
Bompiani, 2010
L’opera pasoliniana va letta come un tutt’uno, in cui le diverse fasi di un lavoro artistico complesso e articolato (dalla poesia alla narrativa, dal teatro al cinema, dal giornalismo alla critica letteraria) tendono a intersecarsi continuamente all’interno di un discorso creativo ‘aperto’ e mobile’. Tn altre parole quella di Pasolini è una grande opera ‘totale’, all’interno della quale è difficile scindere i diversi ‘generi’. A partire da questa premessa il libro di Roberto Carnero indaga l’opera pasoliniana senza scindere i diversi aspetti della sua produzione, ma anzi riportando le diverse esperienze e i diversi momenti del lavoro pasoliniano alla coerenza di un percorso artistico unico. Un’opera, quella di Pasolini, strettamente legata alla vicenda biografica del suo autore. Per questo “una vita letteraria’, che Carnero ci aiuta a riscoprire e a percorrere in capitoli a metà tra il ‘tematico’ e il ‘biografico’. Il volume si presenta come un profilo di Pasolini, agile e aggiornato: una monografia critica adatta sia per gli studenti (delle università e delle scuole secondarie) sia, più in generale, per tutti i lettori interessati ad avvicinarsi a Pasolini in maniera informata. In un’apposita appendice (contenente, tra l’altro, un’intervista inedita a Walter Veltroni) si dà conto della controversa questione della morte di Pasolini, a partire dalle clamorose novità emerse negli ultimi mesi.
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“Pasolini in salsa piccante” di Marco Belpoliti
Guanda, 2010
Partendo dal primo processo, nel 1949, in Friuli, per atti osceni in luogo pubblico e corruzione di minore, passando attraverso la rilettura degli Scritti corsari e delle Lettere luterane, e attraverso l’analisi dei nudi del poeta scattati nel 1975 da Dino Pedriali e le foto inedite di Ugo Mulas sul set di Teorema, sino ad arrivare alla pubblicazione postuma di Petrolio, Belpoliti mostra come la cultura italiana abbia sempre rifiutato l’omosessualità di Pasolini, come non abbia compreso che questa è la radice della sua critica alla «mutazione antropologica», e come oggi si cerchi di fare di lui un martire delle trame occulte degli anni Settanta, quasi per alleggerirsi del senso di colpa nei suoi confronti. Un pamphlet che è un atto d’amore: mangiare Pasolini per onorarlo, per liberarlo dal limbo dei cattivi pensieri e dei falsi perdoni, delle solerti ammirazioni e degli impotenti moralismi che l’hanno tenuto sospeso nei nostri pensieri per tre decenni. Mangiarlo in salsa piccante perché è un maestro. Un grande maestro.
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“I burattini filosofi. Pasolini dalla letteratura al cinema” di Marco Bazzocchi
Bruno Mondadori, 2010
Quello di Marco Antonio Bazzocchi è un viaggio alla ricerca dei molteplici e non sempre ovvi legami fra la produzione cinematografica e quella letteraria di Pier Paolo Pasolini.
Ripercorrendo le origini eminentemente narrative dei suoi lungometraggi (i miti greci, il “Decamerone” di Boccaccio, le “Mille e una notte”, ma anche il romanzo erotico e, sempre onnipresente, la Commedia dantesca), il saggio si concentra sul passaggio pasoliniano dalla letteratura al cinema e sulle reciproche influenze di questo momento, leggendolo attraverso il filtro di temi quali la rappresentazione della morte e della sessualità, il costante dialogo con Dante e con Michel Foucault, il significato antropologico dell’atto del mangiare, la ripresa di citazioni dalla pittura di Velázquez e la riflessione sulla questione delle origini.
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“Pier Paolo Pasolini. Una morte violenta” di Lucia Visca
Castelvecchi, 2010
Lì, su quella spiaggia sporca di sangue e povertà, insieme al cadavere del poeta giacevano alcuni indizi importantissimi: dettagli trascurati dai primi investigatori ma che, a distanza di trentacinque anni dall’assassinio dell’autore di Ragazzi di vita, tornano alla ribalta grazie alla riapertura delle indagini voluta dal Tribunale di Roma nella primavera del 2010.
Scrupolosa inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini, il libro di Lucia Visca accende i riflettori su ciò che accade nelle prime tre ore dopo il ritrovamento del corpo martoriato del poeta, nella convinzione che è proprio a quei momenti che occorre tornare per elaborare ipotesi realistiche sulle modalità dell’omicidio e sui suoi possibili moventi e mandanti di ciò che resta uno dei delitti più dolorosi mai sopportati dalla storia e dall’opinione pubblica italiana.
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“Storie bastarde. Quei ragazzi cresciuti tra Pasolini e la Banda della Magliana” di Davide Desario
(Avagliano, 2010)
Anni Settanta. Estrema periferia di Roma. Una terra di nessuno dove qualche anno prima è stato massacrato e ucciso Pier Paolo Pasolini. Un posto dove le strade ringhiano e i bar sono palestre di vita. Un gruppo di ragazzini cresce in mezzo alla malavita locale, incrociando i .bravi ragazzi. della Banda della Magliana e la Primula Rossa delle Br, Barbara Balzerani. È Ostia, ma potrebbe essere qualunque periferia italiana, dove sopravvivere vuol dire fare i conti anche con tragedie come l’episodio di Vermicino che ferma tutti davanti le televisioni. Le storie bastarde pestaggi tra rossi e neri, fionde e motorini rubati, scippi e scommesse, le sfide tra bande nemiche, e poi overdose, morti ammazzati diventano lenti d’ingrandimento su una gioventù che cresce e sul mondo che sta cambiando. (Prefazione di Giancarlo De Cataldo)
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AGGIORNAMENTO DEL 5 NOVEMBRE 2010
Aggiorno il post segnalando questa bella recensione al volume di Marco Belpoliti “Pasolini in salsa piccante” (Guanda) con annessa intervista, pubblicate su Wuz e firmate dalla brava Sandra Bardotti.
Massimo Maugeri
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AGGIORNAMENTO DEL 7 NOVEMBRE 2010
MA ALLORA PASOLINI E’ MORTO PER NIENTE?
di Ferdinando Camon
da Tuttolibri - La Stampa del 6 novembre 2011
“Meglio essere appassionati di belle ragazze che gay” ha detto Berlusconi il 2 novembre. Era l’anniversario della morte di Pasolini, e Pasolini ha fatto capire molte cose con i suoi libri, i suoi film e i suoi articoli, ma anche con la sua morte. E’ una morte sulla quale non abbiamo mai smesso di ragionare. Non sappiamo se Pasolini ci ascolti e ci risponda, da qualche parte nel di qua o nel di là (Vito Mancuso dice sì senz’altro, Giulio Giorello dice no certamente), ma possiamo dire che, se ha sentito quella battuta del premier, dentro di sè avrà pensato: “Ma allora io sono morto per niente?”. Pasolini ha vissuto la sua omosessualità come natura, esattamente come Berlusconi vive la sua eterosessualità. Il primo non aveva colpa della sua natura, come il secondo non ne ha merito. Ognuno è quel che è, vive per quel che è, ed è civile se riconosce lo stesso diritto agli altri. Se non glielo riconosce, li chiude nelle catacombe, li esclude dalla vita sociale, in un certo senso li uccide. Comunque sia morto Pasolini, è il berlusconismo sessuale dell’epoca che lo ha ucciso.
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