Da qualche tempo la linea del pensiero e' piu' profonda, si appoggia all'inizio del sopracciglio sinistro e fa due passi in direzione del naso: per le occasioni speciali la riempio di mirabilie cosmeticopappogene che la lisciano per dodici ore. Quando mi risveglio lei e' di nuovo li', precisa e puntuale, ma non mi infastidisce.
Quelli che restano esteticamente giovani per sempre sono solo quelli ci hanno lasciato troppo presto.
E a me va benissimo riempirmi di segni, in cambio dello stare il piu' a lungo possibile insieme alle persone che amo, che siano in braccio a me o dentro skype.
A vent'anni non c'era motivo per non essere felice: giovane, sana e di bell'aspetto, successi universitari, tantissime conoscenze, tanti amici. Genitori che si vogliono bene e che mi vogliono bene. Mamma in via di guarigione dal primo cancro.
Poi com'e' che mi andavo ad incartare in storie melense che a rivedermi con gli occhi di oggi si capiva gia' al minuto primo come sarebbe andata a finire (male), non lo so. In un certo senso cercavo un po' di infelicita'? Come quelli che non avendo problemi, se li inventano.
Quando mi e' toccata la razioncina di problemi veri (la gavetta legale, senza una lira, abitare a svariate decine di km da qualsiasi amica, essere meglio sola che male accompagnata ma pur sempre sola etc), ad un certo punto mi sono resa conto in modo assordante, netto e consapevole che se non mi fossi impegnata a essere felice, con la stessa determinazione e lo stesso metodo e soprattutto lo stesso entusiasmo e la stessa buona volonta' con cui fino ad allora mi ero impegnata negli studi, nelle amicizie o nel lavoro, non avrei mai avuto risultati eclatanti in questo campo, non avrei mai potuto avere il cv piu' fico e desiderabile della terra, quello che tutti vogliono e pochi si sentono di poter davvero mettere nero su bianco senza millantare, e che io, da qualche tempo, ho:
Nome: Valentina
Cognome: Vaselli
Nata il 25 Luglio 1979
Posizione attuale: Persona felice.
Dopo aver avuto questa illuminazione, mi sono applicata, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
Ad essere felice delle grandi cose non e' difficile, la parte tosta e' cercare la margheritina in un piazzale di sassi, in un giorno di cielo plumbeo e pioggia battente. Pero' piu' ci si allena e piu' si migliora. A forza di cercarle, la vista scova piu' margherite, e piu' velocemente. L'occhio scopre che anche un sasso colorato e lucente di pioggia puo' essere un attimo di bellezza. Che perfino quel piazzale ha un suo valore architettonico. Che perfino quella maledetta pioggia col cielo plumbeo ha il suo perche', se nelle orecchie passa la canzone giusta da cantare pensando che nessuno intorno ti ascolti .
E contemporaneamente le cose belle che capitano, quelle che non richiedono lo sforzo di essere scovate, apprezzate, considerate, ma che arrivano semplicemente con la fanfara e i coriandoli, riempiono di adrenalina pura.
Certo, ho dei momenti di sconforto ogni tanto, ma non mi scendono cosi' in profondita' da farmi sentire infelice.
Questi ultimi cinque anni, da quando mi sono sposata, sono stati una cavalcata attraverso viaggi, luoghi, amore, figlie, genitori e amici. Non sono mai andata a letto infelice una sera, ma qualche volta molto triste si, perche' per me era davvero faticoso esercitarmi a trovare la minuscola margheritina in certe giornate di pioggia nel paeselle francosvizzero, senza un lavoro, senza amiche, senza genitori, senza il mio mondo, col Senator a svariate ore di fuso orario di distanza.
Quando sono arrivate le bimbe le mie giornate sono diventate molto piene e non ho piu' avuto tempo per sentirmi triste, ma la verita' e' che non solo ho voluto continuare a viaggiare, ma ho dovuto continuare a viaggiare, per mantenermi sana di mente: finche' non ho avuto la Viatrix, appena il Senator andava via tre giorni, facevo fagotto e raggiungevo i miei o qualche amica sparsa in Europa. Quando sono diventata mamma ho aumentato a 6 il numero di giorni di trasferta del Senator tali da corrispondere ad una mia fuga alternativa. Ho viaggiato per piacere ma anche per necessita', perche' mi mancavano troppe persone e troppe cose, mi mancavano sia gli stimoli da contatto umano che quelli da contatto urbano.
Mentre aspettavo Meraviglia, nella mia nuova raggiunta tranquillita', ho capito ed accettato che la mia fantasia nel cercare ed inventare prati in fiore su piazzali desolati stava arrivando agli sgoccioli. Era giunto il momento di avere una mano pratica (autobus che passano frequentemente, taxi in caso di bisogno, spesa a domicilio, magari una donna delle pulizie e una baby sitter ogni tanto, un asilo in una lingua che andasse bene per le bimbe etc) ma soprattutto, era giunto il momento di riavere intorno a me una citta'.
A me piace la natura, il mare, i monti, ma e' stato uno sforzo enorme stare nel paesello francosvizzero, specie quando nevicava a palate e i marciapiedi erano impraticabili o quando pioveva con lo stravento e ad uscire ci si bagnava piu' che a nuotare.
Non che Torino sia mai stata una Metropoli. Pero' il suo milione di anime lo fa e questa citta' e i suoi dintorni hanno generato nei secoli tanto di quel nuovo nel cibo, nel vino, nelle arti, nelle invenzioni che pur nella sua indole bigia e chiusa, aristocratica e classista, Torino e' un fuoco che brucia costante e silenzioso sotto la sua apparenza grigia cenere.
Uscire a piedi per il centro di Torino vuole dire camminare quattro ore e io a volte non ero nemmeno stanca e con mia mamma o con Sara piu' volte siamo ritornate a casa senza prendere il pullman. Il centro di Pavia che in quaranta minuti lo giri tutto mi faceva sentire imprigionata; per quello di Ginevra ne bastavano ventisette. Non che Milano sia architettonicamente bella come Torino, pero' diamine, ogni volta che sbucavo dalla Gialla a Duomo mi venivano le vertigini di gioia.
Forse e' un limite, ma io preferisco considerarlo un dato di fatto: se non posso essere vicina fisicamente alle persone che amo, come i miei genitori, se mio marito e' via spesso, se non vivo vicina alle mie amiche piu' importanti ormai sparse ovunque e percio' non piu' aggregate in nessuna citta' italica in cui sognare di tornare, allora posso essere felice anche da sola, purche' intorno a me ci sia una citta'.
![Trentaquattro Trentaquattro](http://m2.paperblog.com/i/189/1898805/trentaquattro-L-XsvcpI.jpeg)
Oggi a Varsavia pioveva: cielo grigio, pioggia pressurizzata, diciassette gradi vagamente umidi
E siccome non ho mai avuto un compleanno senza sole, mi auguro che domani cambi idea.
Siamo uscite in convoglio alle 11 e siamo tornate dopo le 4.
Nel mezzo monumenti, oggetti, scorci, fontane, luci, persone, iniziative, profumi di cibi dai quattro angoli del mondo.
Nel paesello francosvizzero quando pioveva non andavo da nessuna parte, perche' il prezzo di star pigiata tra la gente umida, ferma nel traffico ginevrino impazzito, non valeva alcuna scoperta urbana. L'ovvieta' della scoperta: quando c'e' il sole vivo bene dovunque nel mondo ma quando c'e' la pioggia vivo meglio in citta'.
Sono felice di essere qui, tanto.
Anche se mi manchi perche' sei a Berlino e stanotte dormo sola
Anche se mi mancate perche' siete a Voghera e vi rivedro' di persona tra cinquanta giorni
Anche se tutte voi mi mancate e siete sparse un po' ovunque e vi rivedro' tra cinquanta o cento o duecento giorni.
Vado a zonzo con le bimbe per questa che ora e' la mia citta' e vi porto tutti nel cuore mentre osservo e rido e assaggio e prendo appunti di cosa raccontarvi.
Ad maiora, voi e io
Auguri a te che 34 anni fa eri una ragazzina rispetto a me di ora e affrontavi in anestesia totale un cesareo che non era nemmeno lontano cugino di quello che e' stato fatto a me: un'operazione delicatissima che segnava la fine di un lungo percorso chirurgico, emotivo e fisico. Una ragazza minuta con un marito orso dal cuore d'oro, soli voi due, e tu senza aver accanto la mamma che invece ho avuto io.
Auguri a te che 34 anni fa diventavi padre all'eta' che io sono diventata mamma, stando fuori da quella porta ad aspettare ore, prima che uscisse tua figlia (o tuo figlio, non si sapeva) viva e poi che uscisse anche tua moglie, viva. E da allora non solo ci sei sempre stato per lei, ma anche per me, ad aspettare fuori dalle porte della scuola, dell'universita', del tribunale...fino a portarmi dentro la porta della Chiesa.
e auguri a te, amica mia, che quando si nasce il venticinque luglio intorno alle undici e trenta del mattino, si diventa come noi e non e' male, fin qui ci siamo arrivate toste e sorridenti.