Ieri su un profilo facebook (poi vi svelerò a chi appartiene), ho letto questa riflessione che sottoscrivo anch’io, così come hanno già fatto parecchi commentatori:
“Non capisco perchè in Trentino continuano a dire che grazie a loro vini sfidano lo Champagne??? In che senso? 9m vs. 320m bottiglie. sulla qualità? Beh, allora all’origine sono andati in Champagne ad imparare (anche se nei documenti in inglese è scritto strappare!!). Facciamo una bella degustazione alla cieca, no? E ci mettiamo sicuramente dentro il Giulio Ferrari se no la sfida sarebbe unfair, credo. Buona giornata a tutti!”
Ma Dephine non è solo questo. Per un certo periodo nemmeno tanto lontano, siamo nel 2011, il TRENTODOC si affidò proprio a lei per far girare le nostre bottiglie di remuage italiano in Europa, da Madrid a Londra. A suo tempo ne scrivemmo, con un certo disappunto, anche noi. Gli stregoni del marketing trentino, allora, ci spiegarono che la collaborazione con il naso di Delfina, aveva il valore di un’operazione epocale; capace di sparare il TRENTODOC nell’empireo del vino mondiale. Senza se e senza ma. Bene, a distanza di qualche mese, leggendo quello che ora scrive sulla sua bacheca di facebook, pare di capire che anche Delphine si è arresa. E se si è arresa lei, forse è giunto il tempo che ci si arrenda tutti. E, onestamente, si riconosca che così non va. Che così, non può andare. Né avanti nè indietro.
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