Il favoloso mondo di Camilla-Amelie – La letteratura agiografica ed encomiastica a volte sfiora vette irraggiungibili. E così il giornalismo. Ne è un un esempio da manuale il servizio pubblicato, da pagina 100 a pagina 103, sul numero di gennaio di Amica, una delle più patinate e glamour riviste femminili (ma esistono ancora?) di questo nostro strampalato Bel Paese. Il reportage da Ravina, che compare sotto la rubrica Buoni esempi, è intitolato Il mondo di Camilla (dove Camilla, naturalmente, è Camilla Lunelli). Tralascio le mie considerazioni personali su questo ritratto provinciale e perfino fastidioso dell’estrema provincia dell’impero, che si snoda fra copie autentiche di sculture settecentesche e pentole di minestrone al farro. Chi ha voglia di leggere per intero questo sciroppo soporifero lo può fare qui. Mi limito solo a fare un’osservazione contabile e lessicale: la dottoressa Lunelli riesce dove nessun altro, pur con tutta la buona volontà, sarebbe riuscito. Lei che siede nel CdA del gruppo che produce Ferrari, che a sua volta è l’azionista di maggioranza di Trentodoc, trova il modo di raccontare tutto, e anche di più, dei gioielli di famiglia, del suo Metodo Classico, del ristorante aziendale (Villa Margon), della passione per le rocce dolomitiche del suo compagno e perfino dell’Africa. Ma riesce anche a non pronunciare mai la parola Trentodoc. E quando lo fa, sbaglia: a proposito dell’accordo che regola i rapporti di potere all’interno della famiglia, quindi in un contesto già di per sé assai poco comprensibile, infatti usa la dizione “Trentino Doc” (pg. 102). Come se Marchionne parlasse di Toyota all’assemblea degli azionisti di Fiat. Naturalmente, siamo pronti a chiedere scusa alla dottoressa Camilla Lunelli, se dovessimo scoprire, magari leggendo un’errata corrige sul prossimo numero della rivista, che la topica pubblicata su Amica è stata il frutto di un errore della giornalista Valentina Crepax. Verosimilmente può darsi anche questo. Tuttavia, resta il fatto che chi è a capo delle relazioni pubbliche dell’azionista di riferimento dell’Istituto, sembra impegnarsi davvero sul serio nell’impresa di evitare accuratamente di pronunziare questa parola: Trentodoc.
Il sito che non c’è - Da parecchi mesi, anzi da quando è nato, Trentino Wine Blog segnala la spettacolare assenza di Trentodoc sulla rete. Il sito istituzionale, graficamente tumulato in un luttuoso fondale nero, continua a restare desolatamente spoglio. Spoglio di informazioni. E spogliato di qualsiasi utilità. E questo è un peccato. Siamo a quasi due mesi dall’inizio dell’era Zanoni e di quella della nouvelle vague dei giovani bocconiani, cresciuti a new media e a social network. Eppure le cose non sono cambiate di una virgola. Ripeto: un peccato. Un peccatissimo. Da alcuni mesi nell’ambiente del giornalismo trentino circola la voce di un possibile incarico di consulenza da affidare ad un paio di bravi blogger lombardo-veneti, di cui non faccio i nomi per cortesia, a cui affidare la cura della comunicazione in rete di questo benedetto marchio. Voci. Parole, parole… parole.