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Treviso e Fir: “privati” e “statalisti”, chi giù dalla torre?

Creato il 15 novembre 2011 da Ilgrillotalpa @IlGrillotalpa

Treviso e Fir: “privati” e “statalisti”, chi giù dalla torre?Stai a vedere che alla fine è solo una “questione politica”, nel senso però meno rugbistico del termine. Perché nella diatriba Fir/Benetton alla fine ha ragione Treviso non solo in virtù dei suoi risultati sportivi, ma perché è un “privato”, mentre quei cattivoni della FIR hanno torto perché “statalisti” (e che una federazione sia “statalista” mi sembra davvero il minimo).
Non lo dico io, ma lo sostiene Right Rugby.
Ora, la FIR ha mille responsabilità per la situazione che si è venuta a creare (e magari pure il Benetton….) ma buttarla sul privato/pubblico fa un po’ ridere.
In Italia l’unico privato che funziona veramente è Treviso. Questo è inattaccabile. E funziona dannatamente bene. Però non lo si può elevare a sistema automaticamente. In molte altre parti il privato va abbastanza bene, in altre vivacchia, in altre ancora… lasciamo perdere. Lo stesso dicasi per le federazioni: ci sono quelle che funzionano a meraviglia e altre che balbettano. Anche qui, elevarle a sistema è un errore.
Quindi chi pensa così – secondo quel blog – è un terzista, un bel modo per dire che uno non è sufficientemente coraggioso da scegliersi una parte (già, essere “partigiani”, ecco una definizione che da quelle parti non prenderebbero un granché bene).

Io sono dell’idea che entrambe le parti – FIR e Benetton – abbiano le loro ragioni e i loro torti e che l’unica soluzione è sedersi a un tavolo, rinunciare entrambe a qualcosa e trovare un accordo. E questo fa di me probabilmente un terzista mio malgrado. Vabbé, non perderò il sonno per questo, però questa roba del pubblico privato mi fa pensare.
Parlare, in bene, di Treviso è inevitabile. Ma anche molto facile, perché se ci si guarda attorno il panorama italico non è così confortante. Vogliamo vedere cosa hanno fatto i privati dalle altre parti? Parliamo di Roma? Di L’Aquila? Vogliamo parlare di Milano che sta ancora pagando i danni dell’ubriacatura di metà anni ’90?
Treviso ha trovato un equilibrio quasi perfetto: il grande mecenate tanto ricco quanto intelligente da non intromettersi e da scegliersi i giusti collaboratori. Un equilibrio difficilmente replicabile (ribadisco: vogliamo parlare di Milano?).
Passiamo alle Federazioni. Ce n’è per tutti i gusti. Scozia e Nuova Zelanda sono “stataliste” al 100%, Australia e Iralanda sono una intelligente via di mezzo, il Galles è un “terzista” (anche lui!) di altro tipo con un paio di franchigie gestite direttamente dalla Federazione e altre invece completamente “private”.
Poi ci sono le “private” per antonomasia, Francia e soprattutto Inghilterra. Ma il discorso lì è diverso, perché il numero di società e l’enorme bacino umano renderebbe impossibile una direzione centralizzata. Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Galles, Scozia, Irlanda sono bacini di grandissima tradizione ma infinitamente più piccoli.
Tra questi esempi ce ne sono alcuni che vanno benissimo, altri molto male, altri ancora che andavano bene qualche anno fa e male adesso o viceversa.
L’intelligenza dice quindi che si dovrebbe essere abbastanza elastici, pronti a cambiare direzione e ad apportare modifiche con poche rigidità ideologiche. Qualcuno, a mo’ di sfottò, chiama questo atteggiamento terzismo. Per me è solo buon senso.

ps: nell’articolo in questione si metteva in dubbio l’autorefrenzialità trevigiana. La ricaduta di una realtà grande e importante come Treviso è innegabilmente limitata. Non è un difetto, è una scelta (e una cosa anche molto diffusa in Italia). Ma non può essere davvero quella la strada per far crescere il movimento anche fuori dai territori di tradizione rugbistica.  In Veneto lo puoi anche fare senza grossi problemi, magari in Calabria (è un esempio) no.


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