‘Trevor. Non sei sbagliato, sei come sei’ di James Lecesne

Creato il 17 novembre 2014 da Nasreen @SognandoLeggend

Trevor.
Non sei sbagliato, sei come sei

di James Lecesne

Titolo: Trevor. Non sei sbagliato, sei come sei
Autore: James Lecesne (Traduttore: Giordano Aterini)
Serie: //
Edito da: Rizzoli
Prezzo: 11,00 €
Genere: Narrativa
Pagine: 106 p.

  

Trama: Trevor, tredici anni, è un inguaribile ottimista, uno spirito effervescente ed entusiasta, un artista in erba che con la sua vita sogna di cambiare il mondo, proprio come Lady Gaga. A scuola, però, le sue passioni iniziano ad attirargli battutine e insulti, che nella sua limpida ingenuità Trevor non capisce, e così facendo contribuisce a rinfocolare. Abbandonato dagli amici, frainteso dal mondo degli adulti, genitori compresi, Trevor si ritrova presto affibbiata l’etichetta di gay. Una storia che si ripete spesso in molte scuole del nostro Paese. Per fortuna, però, nel caso di Trevor questo è solo l’inizio. Prefazione di Carlo G. Gabardini.

di Livin Derevel

Partiamo col dire che Trevor non è esattamente un romanzo. Trevor non è nemmeno un racconto. Trevor in realtà è quasi un brand.

È un ideale, è un’infiorescenza di pensieri ed azioni, è un lungo percorso avviato da James Lecesne partito come pièce teatrale, trasformatosi in un cortometraggio di diciotto minuti vincitore di un Oscar, ed evolutosi nel Trevor Project, tentacolare servizio telefonico di sostegno e supporto per persone LGBTQI che hanno bisogno di affrontare le problematiche, i quesiti, i dubbi, e che in sostanza hanno bisogno di sapere di non essere soli.

Trevor. Non sei sbagliato, sei come sei è un librettino breve, un abbozzo che ci narra i punti focali di un protagonista che in sé concentra i tratti della stragrande maggioranza degli adolescenti queer dell’occidente. Il periodo di crescita individuale che divide l’infanzia dalla presa di coscienza, il rendersi conto di essere stranamente, inaspettatamente diversi dai genitori – o da ciò che loro vorrebbero che si fosse. Le distanze sempre più ampie che si prendono da coloro che si consideravano amici, le occhiate che si ricevono a causa di gusti, atteggiamenti o preferenze particolari, il senso inesorabile e raggelante del rifiuto di un’intera società che si credeva fosse una culla.

Motivazioni, vicissitudini, sensazioni che si sviluppano nell’età forse più delicata dell’intera vita, dove la sensibilità si affina e ci si comincia a chiedere quale sia il proprio posto nel mondo, e quando ci si accorge che quel mondo non sembra affatto felice di quel che siamo, ed allora le cose si fanno difficili.

In tutta onestà di questo libro ho apprezzato molto più le prefazioni – di Carlo Gabardini per la versione italiana, simpatico ex volto di Camera Cafè che è anche un intelligente attivista LGBT, e di David Levithan per la versione americana, autore che nonostante il clamoroso flop (a mio parere) di Ogni giorno continua ad avere un posto d’onore tra i miei scrittori preferiti – e la postfazione dello stesso Lecesne, piuttosto che la storia in sé.

Non che sia scritta male, intendiamoci: lo stile è fresco e sciolto, si fa bere come un bicchier d’acqua e Trevor è una personcina stravagante ma gradevole, autoironica – con un pizzico di grottesco humor nero – simpatico ed originale. Ma, a conti fatti, ho letto romanzi di adolescenti queer molto più brillanti, e fondamentalmente più significativi. A conti fatti, tra queste pagine, non succede granché.

Se avete cinque minuti precisi precisi linkate sull’immagine e vedrete il video di Gabardini, “La marmellata e la nutella (ci si innamora di chi ci s’innamora)”.

Questo perché Trevor. Non sei sbagliato, sei come sei penso sia più una sorta di prologo, una base, una serie di peripezie e di introiezioni sui generis in cui si possano rispecchiare i giovani sperduti, quelli che sono alle prese con il disorientamento dovuto al proprio orientamento (il gioco di parole è voluto, giuro!) e alla solitudine del sentirsi inadeguati ad uno schema dominante.

Trovata pubblicitaria dell’autore per dare un nuovo canale d’entrata d’introiti nelle tasche? Forse.

Di norma depreco questi stratagemmi allo scopo di cavalcare l’onda di qualcosa che nasce con prospettive, target ed ambienti molto differenti da quelle della narrativa, ma non questa volta. Perché questo libro è comunque un segnale.

Questo libro è un memento, è una dichiarazione d’esistenza, è un grido che possiamo portare sempre in borsa per ricordarci non solo che la questione LGBT esiste e molti intorno a noi potrebbero farne parte, molti di cui non riusciremmo nemmeno a immaginare gli ostacoli affrontati, le paure, le repressioni, la sofferenza che hanno dovuto vivere o che, chissà, vivono ancora, soprattutto quando si parla di adolescenti.

Un mattino ero seduto alla scrivania con una tazza di caffè quando alla radio ho sentito un servizio sui suicidi tra gli adolescenti. Secondo le statistiche, un ragazzo o una ragazza che si sentiva gay o lesbica aveva tra il triplo e il quadruplo di possibilità di tentare il suicidio rispetto ad un coetaneo eterosessuale, ed il trentatré per cento dei suicidi tra adolescenti riguardava ragazzi e ragazze omosessuali.

Dati stilati in base a numeri americani, come specificato nella postfazione di James Lecesne, ma basta andare a rileggere i trafiletti dei nostri giornali per scoprire il medesimo andazzo nella nostra Italia.

Il Trevor Project, così come questo libro (pubblicato piuttosto inaspettatamente e coraggiosamente da parte di Rizzoli, tanto di cappello perché finalmente viene dato spazio anche al settore letterario Rainbow [meglio Rainbow che l'omofobia di Emis Killa, se cogliete l'ironia del marketing...]), servono a far capire a chi si sente solo, che non lo è.

Serve a rammentare che anche in Italia esistono numeri da chiamare quando gli eventi sono troppo opprimenti da affrontare senza aiuto (e li troverete tutti nella postfazione di Trevor. Non sei sbagliato, sei come sei); serve ad insegnare che le diversità esistono e sono bellissime, che non è l’orientamento sessuale a definire un individuo, ma la sua personalità, che l’amore è amore.

E l’amore non si etichetta.


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