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Tri Nations 2011: l'Australia gioca come sa e non sbaglia

Creato il 23 luglio 2011 da Rightrugby
Tri Nations 2011: l'Australia gioca come sa e non sbagliaBastano due minuti ai Wallabies per mettere in chiaro che l'approccio alla partita non è di quelli visti contro Samoa e per cominciare a mettere la firma sulla prima pratica di questo Tri Nations: il risultato finale da Sydney è di 39-20 per l'Australia (clicca per il tabellino) sul Sud Africa e tra l'ottavo e il decimo del primo tempo va in scena la linea dei trequarti della nazionale di Robbie Deans. Tra un Quade Cooper che manda fuori giri gli avversari e un Will Genia che va ad affrontare due giganti che non possono tenere il suo ritmo fuori dal breakdown, le acque si dividono e partono le galoppate della fanteria leggera. I padroni di casa alla fine metteranno a segno cinque mete, lasciando spazio agli avversari solo nel finale, quando il risultato è in cassaforte da un pezzo e ai sudafricani non rimane che timbrare il cartellino in attesa di tempi - e formazioni - migliori.
In meno di mezz'ora di gara gli Springboks rincorrono gli australiani e mancano una decina di placcaggi. Il filone è sempre lo stesso: l'Australia attacca dai propri 22 muovendo palla come spesso fa - è parte del suo dna tattico -, solo che questa volta può contare su esecutori dalle mani calde e sull'armonia con la quale si muove tutto il reparto dei trequarti. 
Dopo otto minuti, Q. Cooper evita l'intervento di Ruan Pienaar dopo aver ricevuto palla fuori dalla ruck e apre il primo varco in mezzo a maglie verdi troppo larghe tra loro per chiudere la falla. Gli si presenta in sostegno l'estremo Kurtley Beale che passa fuori per James O'Connor: trasmissione non perfetta, la giovane ala è comunque brava a mantenere il controllo quando è tra la linea dei 22 e dei cinque metri avversari. A quel punto giungono a dare una mano i cingolati, con capitan Rocky Elsom che assorbe due placcatori e ricicla per il pilone Ben Alexander con il gioco che in pochi seconda passa dalla corsia di sinistra a quella di destra ed è la meta che apre i giochi. Due minuti più tardi, Genia gira al largo di John Smit e Dean Greyling e aziona la rapidità dell'altra ala, Digby Ioane che supera l'estremo Gio Aplon e tiene a bada il ritorno di Morné Steyn che pretende di abbatterlo ormai prossimo all'area di meta afferrandolo per la maglia. Aggiungeteci i punti al piede di O'Connor che trasformerà quattro conversioni e due calci di punizione. Il meccanismo funziona. 

In una squadra che gira ci sono i comprimari. C'è ad esempio Adam Ashley-Cooper che al 54' marca pesante giusto per coronare un'ottima prestazione: è l'uomo al quale affidare l'ovale per il primo ingresso in velocità o è la spia da lanciare contro il muro sudafricano per mandare in confusione i marcatori. A fasi alternate con l'inside centre Pat McCabe, sopravvissuto al repulisti fatto da Deans rispetto a sette giorni fa, mentre Matt Giteau non è manco nei 22 convocati per l'occasione. Il pack soffre la stabilità degli ospiti, ma regge agli urti: se gli aussie avessero anche la mischia dalla loro, sarebbero guai quando sempre nel primo tempo ne giocano una quasi sotto i pali avversari, ma non riescono a garantirsi una base solida di partenza. La touche funziona. Gli Springboks fanno di necessità virtù: Steyn va di pedata alta, ma il triangolo allargato di casa non va sotto pressione, mentre nell'impatto alla lunga la lucidità viene meno ed è difficile ricordare un possesso conservato dalla terza linea Danie Roussouw

Si va negli spogliatoi sul 15-6, si riparte con la meta di O'Connor: sempre Australia a fare gioco, stavolta mettendo l'accampamento nei 22 sudafricani con gli avanti, assorbendo le guardie nemiche e concedendo così a Cooper di correre di taglio prima di allargare per la bionda ala: passaggio lungo e con i giri un po' corti, ma O'Connor riesce a non commettere avanti e ad allungarsi evitando l'intervento in extremis di Lwazi Mvovo. Si corre sul 22-6, al 46' c'è festa anche per il tallonatore Stephen Moore a riprova del fatto che questa squadra si muove bene in ogni reparto, assistito da Elsom. Nel frattempo, il numero di placcaggi mancati dai Boks sale a quota 30. 
In compenso, al 58', il neo entrato Chiliboy Ralepelle rende meno passivo il risultato, che in quel momento segna 39-6 per via della meta di Ashley-Cooper. La marcatura arriva con lo schema nel quale i sudafricani sono forse i migliori in circolazione: rimessa ai 5 metri, maul e ovale in area. Per le mani di Bjorn Basson e Patrick Lambie passano due occasioni che sfumano tra imprecisioni e maggiore attenzione australiana nel difendere. Il capitano Smit, con gli occhi di chi sa che ci saranno giornate peggiori, ma di sicuro la serata non è stata minimamente piacevole, va a segnare al 75', appoggiando l'ovale alla base del palo. Lambie, incaricato calciare dopo aver preso il posto di Steyn, non sbaglia in entrambi i casi. 

I Wallabies dimenticano la sconfitta contro i samoani e posano per le foto di rito con il Mandela Plate, il trofeo in ballo tra le due squadre. Al Sud Africa invece tocca scendere ancora un po' più giù, in Nuova Zelanda, dove è atteso dagli All Blacks. Coach Peter De Villiers ha sette giorni per trovare l'amalgama giusto. Non è facile.

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