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Tributo alle anime del purgatorio.

Da Eleonoraely
La prima testimonianza che Dio gradisce la preghiera e ogni sacrificio che gli viene offerto a vantaggio dei defunti la troviamo nella Bibbia, nel secondo Libro dei Maccabei.
TRIBUTO ALLE ANIME DEL PURGATORIO.
Dipinto dell'esimia Artista Dona Gelsinger
TRIBUTO ALLE ANIME DEL PURGATORIO.
Sac. Dolindo Ruotolo
Apostolato Stampa - NapoliRiano – Sessa Aurunca 1984


Le Messe dette «Gregoriane»
Diciamo una parola sulle Messe dette Gregoriane. Sono trenta Messe in continuazione, che si celebrano per un defunto. E’ solo una pia pratica, e non può dirsi che sia di una efficacia infallibile per la liberazione di un'anima, perché è solo Dio che, nella sua giustizia amorosa, applica il suffragio alle anime, come spiegammo.
L'origine delle Messe gregoriane è questa:
S. Gregorio Magno racconta nei suoi Dialoghi 

(IV c. 10) che un monaco del suo convento, chiamato Giusto, esercitava, col permesso dei Superiori, la medicina. Avendo accettato una volta, di nascosto dell'Abate, la moneta di tre scudi in oro, con gravissima mancanza contro la povertà religiosa, mosso dai rimproveri che gli aveva fatti il monaco Copioso, e umiliato dalla pena della scomunica nella quale era incorso, fu tanto afflitto dal dolore, che, ammalatosi gravemente, se ne morì, pentito, però, e in pace con Dio. Nondimeno, volendo S. Gregorio incutere nei suoi Religiosi un salutare terrore contro quel fallo, che ledeva uno dei voti più importanti della vita religiosa, non tolse al defunto la scomunica, e lo fece seppellire separatamente in un luogo dove si deponevano le immondizie, e gettati i tre scudi nella fossa, fece ripetere ai Religiosi le parole di S. Pietro a Simon Mago: Il tuo danaro perisca con te. Qualche tempo dopo il santo Abate, sentendosi tocco da compassione e forse anche per qualche visione avuta del defunto, fece venire a sé l'economo del monastero, e gli disse: « Da molto tempo il nostro confratello è tormentato dalle pene del Purgatorio, e la carità ci consiglia di liberarlo. Va, dunque, e, incominciando da oggi, offri per lui il santo Sacrificio per lo spazio di 30 giorni, senza tralasciare neppure una volta d’immolare l'Ostia propiziatoria, per la sua liberazione ».
L'economo ubbidì, ma non avendo pensato, per le troppe sue occupazioni a contare i giorni, una notte il defunto apparve a Copioso, dicendogli che se ne saliva al Cielo, libero dalle pene del Purgatorio. Furono allora contati i giorni dall'inizio delle celebrazioni, e si trovò che quello era precisamente il trentesimo. D'allora in poi invalse l'uso di far celebrare le trenta Messe per i defunti, uso che esiste nei Monasteri Benedettini e Trappisti, uso che Dio ha mostrato, con molte rivelazioni di essere a Lui molto accetto.

Le Indulgenze
Parliamo ora del terzo modo di soccorrere le anime del Purgatorio, cioè le Indulgenze.
Il nome stesso: Indulgenze, indica un beneficio ed una remissione di misericordia che si dona per generosità.
Il padrone dell'Evangelo che rimise al servo debitore, i diecimila talenti che gli doveva, gli fece una indulgenza, e questa fu conseguenza dell'umile ed appenata preghiera del servo: Abbi pazienza con me, e ti darò tutto ciò che ti debbo. Il servo supplicò, e quella preghiera gli meritò l'indulgenza, e l'indulgenza era fondata sulla ricchezza del padrone. Certo se non avesse avuto esuberanza di beni, il padrone non gli avrebbe rimesso i diecimila talenti.
Per intendere la natura delle Indulgenze che la Chiesa concede per il potere che Gesù Cristo le ha dato di sciogliere o di legare sulla terra ogni debito che l'anima ha con Dio, bisogna riportarsi prima di tutto all'ammirabile Sacramento della Penitenza. Per questo Sacramento si rimettono i peccati gravi o leggeri, cioè si fa ritornare l'anima, rea di peccati gravi, alla vita della grazia, o le si accresce questa vita, illanguidita da colpe non gravi. Si tratta di un ritorno dei figli al Padre, o di un abbraccio più amoroso e sincero dei figli poco delicati ed affettuosi con Lui.
Ogni colpa è un debito, e suppone una riparazione per ottenerne la remissione. Per la colpa mortale non perdonata, la riparazione è eterna. Se è perdonata, la riparazione è una pena temporale, dovuta per rimettere l'anima nell'equilibrio dell'amore verso Dio. La pena temporale è come la convalescenza dopo una malattia mortale, che rimette il corpo nella sua efficienza. Il dolore dei peccati gravi, quando è sincero, rimette l'anima nell'amicizia di Dio, ma se non è un atto pieno di amore, lascia nella vita un disorientamento, che deve togliersi a poco a poco con le pene della vita, o con la volontaria penitenza temporale e corporale. La pena temporale e la penitenza sono come il prolungarsi, nell'anima, del dolore dei peccati, e come un voler testimoniare a Dio il proprio amore, accogliendo la pena come reazione e riparazione del turpe diletto del peccato, a scapito della divina gloria. Questa riparazione noi la facciamo spontaneamente anche quando ci accorgiamo di avere errato nelle attività della vita naturale. Chi ha dimenticato una cosa importante, e si accorge di un danno subìto, si batte con violenza la fronte come per punirsi.
La Chiesa nei primi secoli della sua vita, assegnava essa stessa la pena temporale per i peccati gravi rimessi nella Confessione, assegnava quaresime di digiuno, ed altre pene umilianti che, benché gravi, erano sempre minima riparazione della pena temporale che l'anima avrebbe meritata.
Compassionando l'umana debolezza, e per facilitare il pieno ritorno dell'anima nel fervore della vita cristiana e del divino amore, la Chiesa, in compenso della pena temporale che dovremmo scontare, ci prescrive opere buone, alle quali ha legato in nostro favore l'applicazione dei meriti e delle soddisfazioni di Gesù Cristo, della SS.ma Vergine e dei Santi.
L'Indulgenza quindi è una remissione di pena temporale, dovuta per i peccati, che la Chiesa concede, sotto certe, condizioni, all’anima in grazia, applicandole i meriti e le soddisfazioni sovrabbondanti di Gesù Cristo, della Vergine e dei Santi, le quali costituiscono il suo tesoro, e per il quale essa scioglie sulla terra, in tutto o in parte, il debito di un'anima, sciogliendolo così anche nel Cielo.
Siccome noi, per la Comunione dei Santi, possiamo soccorrere i defunti, la Chiesa ci dà facoltà di applicare ad essi questo immenso tesoro di misericordia, riducendo così le loro pene, che sono precisamente la soddisfazione delle pene temporali da essi trascurate nella vita presente. L'indulgenza perciò, guadagnata per loro, è un salutare suffragio.
L'Indulgenza può essere plenaria se rimette tutta la pena temporale, ed è parziale se ne rimette solo una parte.
E’ illusione, comune a tanti cristiani, il ritenere di poter guadagnare un'indulgenza arruffando una preghiera semplicemente con la bocca. Occorre invece lo stato di grazia, un intimo atto di amore a Dio nel recitare la preghiera indulgenziata, una interna volontà di non volerlo mai offendere, ed una fedeltà scrupolosa alla formula della preghiera. Cambiarla con mutamenti personali, anche se dettati da fervore, significa magari pregare, ma non raccogliere il tesoro dell'Indulgenza. Uno che dicesse per es.: Dolce Cuore del mio caro e amabile Gesù, fonte di amore, fa' che io t'ami sempre più, reciterebbe una bella giaculatoria, ma non guadagnerebbe l'Indulgenza di 300 giorni che è annessa all'invocazione: Dolce Cuore di Gesù, fa' che io t'ami sempre più.
Quando per l'acquisto di una Indulgenza è prescritta la Confessione e la Comunione, la Chiesa permette di fare la Confessione tra gli otto giorni che precedono o seguono quello stabilito per l'Indulgenza, e di ricevere la Santa Comunione o alla vigilia del detto giorno o fra l'ottava, rimanendo sempre l'obbligo di osservare tutte le altre prescrizioni nel modo e nel tempo stabilito.
Chi è solito confessarsi almeno due volte al mese, o fare la Comunione quotidiana, sebbene se ne astenga una o due volte la settimana, può guadagnare l'Indulgenza anche senza l'attuale Confessione, eccettuate quelle indulgenze concesse sotto forma di Giubileo, sia ordinario che straordinario. Se si è obbligati ad un'opera buona, per mestiere, questa non giova per l'indulgenza senza una speciale concessione. Così un infermiere che deve accudire gl'infermi, non guadagna l'Indulgenza annessa a chi per carità e per amore di Dio visita un infermo. Se si è tenuti ad un'opera, imposta come penitenza in Confessione ed indulgenziata, l'opera giova anche per l'Indulgenza. Lo stato di grazia, condizione necessaria per guadagnare un'indulgenza, si richiede almeno al termine delle opere prescritte. Come potrebbe, infatti, guadagnare la remissione di una pena temporale chi è nemico di Dio, ed ha addosso una condanna di eterna pena? (Confr. Codice di Diritto Canonico).
Per guadagnare le Indulgenze occorre anche l'intenzione di guadagnarle.
Questa intenzione può formularsi al mattino, proponendo di guadagnare le indulgenze annesse a tutte le preghiere e le opere buone fatte nella giornata.
E' logico del resto, perché per l'intenzione tutta l'anima prega ed opera con la Chiesa e nello spirito della Chiesa, volendo partecipare ai suoi tesori.
Dobbiamo aggiungere che mentre in uno stesso giorno si possono guadagnare più volte le stesse Indulgenze parziali, ripetendo le opere ingiunte, non si può guadagnare più d'una volta la stessa Indulgenza plenaria, anche ripetendone le condizioni volute, a meno che non sia diversamente disposto. Così si può guadagnare più volte nel giorno l'Indulgenza detta Toties quoties, cioè che si lucra tante volte: TOTIES, quante volte si fa l'opera ingiunta: QUOTIES. Se l'opera è una visita ad una Chiesa in un giorno determinato, si divide una visita dall'altra, uscendo per poco fuori la porta della Chiesa. Se, per singolarissimo privilegio, ad un Crocifisso è annessa l'Indulgenza plenaria, ogni volta che lo si bacia con amore e pentimento, dicendo per es.: Ti amo, o Gesù , perdonami, ogni volta che lo si bacia, si guadagna l'Indulgenza plenaria. Queste Indulgenze plenarie moltiplicate nel giorno, giovano sopra tutto alle anime del Purgatorio.
Nessuno può applicare ai viventi le Indulgenze, perché è logico che non si può donare la remissione della pena temporale a chi non compie un'opera per meritarla. Sarebbe come un pagare la cambiale a chi ha sempre la cambiale da soddisfare al Banco col quale l'ha contratta. Tutte le Indulgenze invece sono applicabili alle anime purganti, se non è disposto diversamente.
Come si vede da quello che si è detto, le Indulgenze sono un grande tesoro, tanto per noi, quanto per le anime del Purgatorio, e bisogna farne grande conto, ma bisogna pure saperle guadagnare. Non è facile avere l'anima cosi unita a Dio, e così lontana dalle colpe, dagli attacchi alle colpe leggere, e dalle abituali negligenze e imperfezioni nella vita cristiana, da poter guadagnare l'Indulgenza.
Non si può pretendere, infatti, di aver rimessa la pena temporale dei propri peccati, quando si vive accumulando altri debiti con la giustizia di Dio.
Se si guadagnassero veramente dai cristiani le Indulgenze della Chiesa, quante sventure di meno ci sarebbero nella nostra vita e nella vita del mondo!
Almeno da questo punto di vista che riguarda il nostro interesse temporale, dovremmo avere sollecitudine di guadagnare le sante Indulgenze, e dovremmo apprezzarne il valore ed il vantaggio.
Dolorosamente tra i cristiani di oggi manca quasi completamente la cognizione stessa delle Indulgenze, alle quali quindi sono perfettamente indifferenti. Eppure quanti debiti abbiamo con Dio, e quante sventure pendono sul nostro capo, frutto disgraziato dei nostri peccati!
Nei momenti difficili della vita sarebbe un gran bene confessarsi, comunicarsi, cercare nei tesori della Chiesa le ricchezze per pagare i nostri debiti, e liberarci dai castighi che meritano ed attirano le nostre miserie spirituali e le nostre colpe!
(continua)

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