Nel distretto di Corinto, in una località quasi nascosta al turismo, chiamata Perachora, in una piccola insenatura del golfo corinzio, si trovano le rovine di un tempio dedicato a Era.Corinto è un luogo mitico; mitologico.
Il suo primo re era Sisifo, riuscito per ben due volte a ingannare la morte e per questa yvris, condannato per l’eternità a spingere un enorme masso fino alla cima di una collina; ma poco prima di arrivarci, il masso scivola a valle, costringendolo al perpetuarsi infinito della fatica.
A Corinto sono arrivati Giasone e Medea dopo la spedizione degli argonauti, e come magistralmente raccontò Euripide, lì si consumò la loro tragedia, quando Medea uccise i loro figli per vendicarsi del traditore Giasone.
Secondo la leggenda pre euripidea, al tempio di Era, Medea seppellì i suoi figli, morti di mano propria.
Secondo Euripide, lì si nascose Medea dopo aver compiuto la sua feroce vendetta.
A Corinto è legata la tragedia di Edipo; corinzio fu il re che lo allevò, dopo che i suoi genitori naturali lo abbandonarono, temendo l’oracolo di Pizia che ne predisse un destino terribile.
Il tragico destino di Edipo si compì a Tebe, sua città natale, fondata da Cadmo, che convolò a nozze con Armonia; quella fu l’unica volta in cui gli dei scesero dall’Olimpo e banchettarono insieme ai mortali.
Dalla figlia di Cadmo, Semele, dopo un amplesso con Zeus nacque Dioniso.
Ed è a Tebe che Euripide ambientò la sua tragedia migliore, secondo me e tanti altri, le baccanti.
Prendendo il sole all’insenatura di Perachora, con le rovine del tempio di Era alle spalle, si annulla il tempo, sparisce l’oggi, tutto è millenario, eterno e attuale, le passioni, le glorie e le miserie umane.Tebe è una città moderna; ma basta chiudere gli occhi, respirare l’aria, e tutto quanto visse e vide vivere, rinasce.
I miei luoghi sono indissolubilmente legati al mito, alla storia, all' epopea del genere umano.E ora che sto attraversando la seconda metà della mia vita, non vado alla ricerca di mari cristallini, di spiagge candide; cerco le mie radici profonde di essere umano, dell’ essere greca, attraverso i millenni e percorrendo i miei luoghi.
iraion/perachora
La mia ricetta di oggi è dell’isola di Leucade ma non racconto nulla della sua storia; magari in un'altra occasione.Comunque, come il nome e la preparazione disvelano, è un’eredità della dominazione veneziana che nelle isole dello ionio durò qualche secolo.
Ingredienti:- triglie (io mezzo chilo)
- 1 mazzetto di rosmarino fresco tritato
- 2 spicchi di aglio tritati
- ½ tazzina di aceto bianco di buona qualità
- sale
- una manciatina di uvetta sultanina
- olio evo per friggere
Procedimento:
Puliamo i pesci, li sciacquiamo e li asciughiamo, li saliamo e li lasciamo stare per mezz’ora.
Scaldiamo l’olio in una padella, infariniamo i pesci e li friggiamo.
Li sistemiamo in una pirofila dopo averli scolati dall’olio.
Nell’olio di frittura aggiungiamo l’aglio e il rosmarino e facciamo appassire.
Uniamo l’aceto e l’uvetta, mescoliamo e ritiriamo dal fuoco. Versiamo sui pesci e mangiamo qualche ora dopo, magari anche il giorno dopo che sono meglio.
Nota: per questa volta ho usato l’olio evo per friggere visto che poi si versa sui pesci.
con questo post partecipo al contest "un paese nel cuore"