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Tristano e Isotta al Comunale: PAZZESCO!

Da Hombre @LaLineadHombre
Tristano e Isotta al Comunale: PAZZESCO!Premetto che parlo dalle abissali profondità della mia ignoranza in materia, cionondimeno mi sento in dovere di rompere il muro di omertà creatosi attorno a quest'evento.
Tira via un adulto, un adulto ce la può fare a resistere, dall'alto del suo spessore socio-razional-rispettoso, alla palla mortale wagneriana propinata come anteprima del Maggio Musicale Fiorentino al Comunale di Firenze nello scorso weekend, ma un bambino no, non venitemelo proprio a raccontare!
E allora non la si può presentare, quest'opera, come "IDEATA PER I RAGAZZI DELLE SCUOLE", si tratta di pubblicità ingannevole se non anche di circonvenzione d'incapaci: le povere famiglie incapaci di rinunciare alla cospicua badilata di cultura a buon mercato.
Persino il titolo "La fiaba di Tristano e Isotta" è indegnamente fuorviante.
Al di là della riuscita c'è uno spunto educativo forte, diranno i nostri attempati lettori, verso la cultura in generale e l'opera in particolare. Sì, certo, ma si tratta della deriva siberiana dell'educazione: educazione a delinquere, verso Wagner tendenzialmente.
Seriamente, la scelta dell'opera non è azzeccata e non traspare nessun adattamento della stessa per agevolarne la fruizione al giovane pubblico. Gli unici che probabilmente ne porteranno un buon ricordo sono i ragazzi coinvolti direttamente nella recitazione.
Niente da dire, anzi di gran pregio, scenografia e costumi, ma troppo poco per sperare che da soli potessero tenere desto l'interesse della giovane platea per due ore.
Mi sono annoiato a morte e poi mi sono pure schifato per certi commenti di piaggeria pura che mi sono dovuto sorbire dopo.
Esemplare, manco a dirlo, il comportamento di dolcemetà. E dire che essendo la promotrice dell'evento nella nostra cerchia ne avrebbe avuti di motivi per tentare di salvare la serata addolcendo il giudizio sulla rappresentazione. E invece a dieci minuti dalla fine mi s'è avvicinata all'orecchio e in un fiotto di sincerità spaventoso mi ha sillabato, con l'intonazione di Alan Arkin in Argo: WA-GNER VAF-FAN-CU-LO!
Da lì in poi il riso ci ha sopraffatto e anche se non abbiamo avuto il coraggio di alzarsi in piedi e gridarlo a gran voce (sarebbe crollato il teatro in un'ovazione liberatoria degna della fantozziana proiezione della Corazzata Potëmkin!) la serata si è riaperta al buonumore.

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