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Trivelle in Martesana? Le nostre considerazioni…

Creato il 11 ottobre 2013 da Alpinismoandco

Gestione del territorio, Bio Economy e rischi sulla salute.

Il 10 Ottobre 2013 alle 21.00 si è tenuta un’assemblea pubblica sul rischio trivellazioni nell’area della Martesana ad est di Milano presso la Sala Consiliare di Cassina de’ Pecchi.

Relatori assemblea:

  • Pietro Donmarco (giornalista specializzato in tematiche ambientali, autore del libro “Trivelle d’Italia”, http://www.trivelleditalia.it/)
  • Andrea Di Stefano (economista e giornalista della rivista Valori)
  • Luca Toscano (consulente indipendente su tematiche ambientali maturate durante esperienze lavorative in campo petrolifero)

Come è iniziato tutto… chi è la Mac Oil? Intervento di Pietro Donmarco:

La richiesta della società Mac Oil per i lavori di ricerca di gas e idrocarburi nel territorio lombardo inizia nel 2008 presentando domanda presso il Ministero per lo Sviluppo.

Negli anni l’iter amministrativo segue il suo corso ed il progetto di ricerca arriva alla Giunta Lombarda. La Regione autorizza il “permesso di ricerca Melzo” escludendo dall’iter amministrativo la V.I.A. (Valutazione d’impatto ambientale).  La V.I.A. è una procedura che dovrebbe essere effettuata in via preventiva per valutare gli effetti diretti ed indiretti che determinati progetti possono avere sull’ambiente (inteso come fauna, flora, aria, suolo, acque, clima, paesaggio) e la salute per l’essere umano.

V.I.A. (Valutazione d’impatto ambientale):
aree a rischio… perché?

La Regione ha escluso l’iter dalla V.I.A. sostenendo che, essendo le aree comprese nel perimetro con permesso di ricerca in parte anche zone protette (es. parco Adda e altri), saranno escluse da qualsiasi attività sia geofisica che di perforazione.

La Regione, sostanzialmente, demanda alle norme contenute nei Regolamenti Istitutivi di queste aree il compito di disciplinare la materia. Peccato che quando vennero istituiti i vari Parchi presenti sul nostro territorio nessuno abbia pensato a disciplinare l’argomento  “ricerca, trivellazione, ecc.” di gas, idrocarburi o altro.

Di fatto la Legge regionale n.16 del 16 luglio 2007 (T.U. leggi regionali in materia di istituzione di parchi) – in sostituzione delle Leggi regionali n.80 e n.81 del 16 settembre 1983, istitutive rispettivamente del parco naturale dell’Adda Nord e del parco naturale dell’Adda Sud – all’art. 66, elenca una serie di vincoli a tutela delle aree protette regionali, tra i quali non compaiono in maniera specifica divieti per prospezioni, ricerca, perforazione e coltivazione petrolifera.

In sostanza queste aree rimangono prive di qualsiasi tutela giuridica.

La storia tristemente insegna: in Basilicata, all’interno del Parco Nazionale Val d’Agri, ci sono ben 26 pozzi petroliferi. Non mi dilungo sull’impatto ambientale e la salute dell’uomo di queste opere, potete comunque informarvi sulla triste situazione.

Le aree verdi e i Comuni interessati dai lavori:

L’area interessata da questi lavori è di 182 chilometri quadrati e comprende le 5 province di Bergamo, Cremona, Lodi, Monza Brianza e Milano. I Comuni coinvolti sono 37: da Pessano con Bornago a Bussero, Cassina de’ Pecchi, Masate, Gessate, Cernusco S/N, Pioltello, Vignate, Melzo, Trucazzano e Cassano d’Adda, solo per citarne alcuni. Un territorio di cui fanno parte il “Parco Alto Martesana”, il Parco del Rio Vallone, una parte del Parco del Molgora e i Parchi regionali Adda Sud e Nord, confinanti con le Sorgenti della Muzzetta e col Parco agricolo Sud Milano, aree di importante valenza paesaggistica e naturalistica, con presenza di risorse idriche strategiche.

Il VIA LIBERA ai lavori:

A Giugno 2013, dunque, la Regione dà il via libera allo studio sul territorio. Il provvedimento viene notificato ai Comuni interessati i quali hanno 45 giorni di tempo per presentare le loro osservazioni in materia.

Solo due di questi Comuni (Bussero e Melzo) presenteranno tali osservazioni, ponendo dei limiti allo svolgimento dei lavori. Per gli altri è scattato il silenzio-assenso e il progetto è andato avanti.

Tempistiche lavori:

Le tempistiche del progetto saranno queste: fino alla primavera del 2014 la Mac Oil avrà il tempo di fare la ricerche, dopodichè potrà presentare la domanda di autorizzazione per la concessione della licenza di sfruttamento del territorio alla Regione. In questa sede i Comuni ed i cittadini dovranno mobilitarsi.

Molte società del settore petrolifero stanno investendo in Italia, in questi ultimi anni. Ma come mai?

Purtroppo per far CASSA, c’è stata una liberalizzazione “selvaggia” del mercato dell’energia.

L’Italia è il paese con le Royalties più basse al mondo. Le percentuali pagate dalle società cui vengono riconosciute le concessioni petrolifere, giacimenti di gas, idrocarburi, ecc. sono del 10% per la terra ferma e 7% per il mare.

In base alla legislazione italiana, inoltre, le compagnie petrolifere sono obbligate a stipulare delle fideiussioni per risarcire i danni da loro causati in caso di disastri ambientali solo se hanno un patrimonio sociale di almeno 50.000 euro.

Ovviamente, l’Italia pullula di società S.r.l. con capitale sociale di 10.000 euro che risponderanno, quindi, solo fino a concorrenza dell’intero valore del loro capitale sociale … e quindi degli importi RIDICOLI se si pensa all’entità dei danni che possono essere provocati in questi casi …

Bio Economy, salute e gestione del territorio: intervento di Andrea Di Stefano

Molte persone pensano che trovare queste risorse sul nostro territorio potrebbe portare molti benefici alla popolazione. Quando si valutano progetti di questo tipo, però, bisogna tenere sempre presente l’impatto sul territorio (impatto che non è solo estetico, ma riguarda anche l’ambiente) e le ripercussioni sulla nostra salute.

“Mercato della capacità” energetica in Italia: possiamo produrre il doppio dell’energia sfruttata…

Una notizia che, ad esempio, molti ignorano è che la stessa Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas ha emesso una nota in cui si è occupata del “mercato della capacità” energetica in Italia. Molti di noi, infatti, non sanno che il nostro Stato ha una capacità di creare il doppio dell’energia consumabile. Questa potenzialità non viene affatto sfruttata.

Da tempo, ormai, a livello europeo si è sviluppato il concetto di BIO ECONOMY che consiste nella necessità di conciliare la crescita economica con la sostenibilità ambientale, attuare progetti di questo tipo genera occupazione.

Alla base di questo concetto sta la presa di coscienza che il nostro pianeta ha delle risorse limitate, ancora di più alla luce dell’aumento esponenziale della popolazione. Non è possibile pensare di andare avanti con questo modello di sfruttamento rapace delle risorse, ma bisogna rivedere il nostro stile di vita se non vogliamo che il pianeta imploda e noi con esso.

Alcune strategie che propone la BIO ECONOMY sono le seguenti:

  1. RISPARMIO ENERGETICO (si è stimato che in Italia si risparmierebbero 5 miliardi di euro in spese per l’energia se si ottimizzassero i consumi e si evitassero gli sprechi)
  2. puntare sullo sviluppo delle FONTI di ENERGIA RINNOVABILI (tra queste ci sono anche le Biomasse, praticamente inesistenti in Italia)3) razionalizzazione nella GESTIONE dei RIFIUTI;
  3. razionalizzazione della LOGISTICA (trasporto delle merci su gomma dovrebbe essere ridotto al minimo)
  4. PROGRAMMAZIONE AGRICOLA per favorire le FILIERE CORTE
  5. EVITARE GLI SPRECHI nell’agricoltura coordinando la produzione agricola con la domanda del territorio (ad es. nel progetto Bio Regione finanziato dalla Fondazione Cariplo si è evidenziato proprio come nelle mense scolastiche o in altri settori c’è una domanda di derrate alimentari che viene soddisfatta importando da altri paesi dell’Unione Europea quando potremmo essere autosufficienti da questo punto di vista. Questo succede perché l’agricoltura in Lombardia si è specializzata nella coltivazione di cereali perché garantisce un guadagno “certo” per gli agricoltori. Se l’acquisto delle derrate alimentari fosse garantito dal comparto pubblico, si potrebbe riconvertire queste colture secondo quelle che sono le esigenze del territorio al posto di importare dall’Estero.

Siti di interesse nazionale (SIN), l’Italia non ha i FONDI per bonificare il territorio inquinato:

Sul nostro territorio esistono già ben 39 siti di interesse nazionali (cosiddetti SIN) che necessiterebbero di essere bonificati. In Italia non esiste un Fondo destinato per la bonifica di questi territori. Esistono solo Fondi europei.

Il problema italiano è che non abbiamo un territorio vasto come quello Americano in cui la realizzazione di opere altamente impattanti per l’ambiente e la salute dell’essere umano è meno evidente in quanto si verificano in zone non popolate.

Danni per la Salute:

Premesso che da un punto di vista scientifico è stato ampiamente dimostrato che le attività di trivellazione e lavorazione del petrolio, gas e idrocarburi hanno un forte impatto ambientale dal punto di vista dell’inquinamento, è innegabile che nei territori soggetti a “coltivazioni petrolifere” siano in aumento malattie cardiorespiratorie, tumori alla laringe, leucemie ecc…

Le indagini epidemiologiche più recenti sono quelle svolte nel Pavese e risalgono al 2010 (raffineria  di S. Nazzaro -PV-). L’incompletezza di tali indagini è dovuta anche al fatto che nessuna raffineria ha mai dato l’autorizzazione a visitare all’interno le strutture per vedere come vengono stoccati e smaltiti i rifiuti. Manca, così, la possibilità di mettere in correlazione evidente l’aumento delle patologie con queste attività sul territorio. Di fatto lo Stato non si è mai preoccupato di commissionare delle ricerche approfondite in tal senso a favore degli interessi di queste aziende.

NOTE:

Se siete in possesso di ulteriori informazioni e precisazioni potete lasciare un commento qui sotto.

Testo di Gabry L.


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