Nove presunti affiliati alla cosca mafiosa Scalisi di Adrano, collegata al clan catanese Laudani, sono stati scarcerati per decorrenza dei termini: condannati in primo grado il 21 giugno 2010 a pene comprese tra 3 anni e 4 mesi e 8 anni e otto mesi, per mafia, un’estorsione e detenzione di armi, il Gup Edoardo Gari, che li ha giudicati con il rito abbreviato, non ha depositato le motivazioni della sentenza.
Due anni fa, poco prima che li arrestassero, vagheggiavano di punire il clan rivale con un’autobomba nella piazza principale di Adrano. Il giudice Gari, presidente aggiunto dei gip, si giustifica con la mole di lavoro che incombe sull’ufficio, alle prese con organici all’osso. Il primo a beneficiare delle disfunzioni è Francesco Coco, di Biancavilla, al quale restavano da scontare 8 anni e 8 mesi per mafia, furto, estorsione e incendio. A 34 anni è considerato il giovane “in carriera” del gruppo nonché l’aspirante nuovo capo.
Nei confronti dei nove, su richiesta della Procura, lo stesso Gip ha disposto l’obbligo di dimora a Adrano e per alcuni anche quello di firma due volte al giorno in uffici di polizia giudiziaria. Intanto il ministro della Giustizia, Nitto Francesco Palma, ha disposto accertamenti.
Non si dà pace il giudice Edoardo Gari, che è anche titolare del processo “Iblis”, dove è implicato anche il Presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo:”La scarcerazione di questi imputati è da addebitare ad una mia mancanza. E mi brucia, mi creda, mi brucia moltissimo. Sono arrivato in questo ufficio con pesanti pendenze e, se solo fossi stato più lucido, avrei dovuto evitare di prendermi sulle spalle un peso così gravoso come l’inchiesta
Iblis, ma la situazione qui è così pesante che non ho potuto farne a meno.
Continua dicendo “Sono stato travolto da altri fascicoli a cui ho dovuto dare la precedenza – spiega ancora Gari – ma credo che, nonostante la scarcerazione di questi soggetti, la situazione sia sotto controllo, ho firmato provvedimenti di libertà vigilata su richiesta della Procura”.
E’ una difesa a tutto tondo quella del giudice Gari, che mette in evidenza come l’organico in Procura a Catania, come in altre zone “calde” sia ai minimi termini. Non è comunque una giustificazione che regge alla realtà dei fatti, soprattutto per chi ha in dote la libertà o la carcerazione per delle persone, ma, sopratutto la sicurezza dei cittadini.
In ogni caso ribadisce: “La mia carriera è sotto gli occhi di tutti e sfido chiunque a metterla in discussione. Di inchieste pesanti ne ho fatte e tante: quelle a carico di Nicolosi, di Andò e anche di Raffaele Lombardo, quelle sui pm di Messina, mai una macchia. E anche Iblis, che problemi dovrei avere? E poi è stata una croce che ho dovuto prendermi sulle spalle, ci sono decine di imputati in carcere, patrimoni sequestrati e il tempo corre, anche qui”.
(Fonte Ansa e Repubblica Sicilia)